venerdì 30 aprile 2010

Chi l'ha detto che le piante sono d'accordo?

 "Se le piante non avessero voluto esser mangiate da altri animali, allora avrebbero sviluppato le gambe per correre via e fuggire dal proprio predatore..."   Anonimo

Di solito questa è la risposta ignorante e superficiale (tipicamente antropocentrica) che si riceve da una persona a cui viene fatto presente che anche i vegetali e gli ortaggi, come ad esempio, una piccola carota, vogliono vivere e non hanno alcuna intenzione di soffrire finendo bolliti in qualche macabro  pentolone, sgranocchiati avidamente crudi, frullati/centrifugati da macchine smembratrici spietate di succhi, esattamente come qualsiasi altra creatura al mondo. Anche le creature vegetali allo stesso modo delle creature animali provano dolore, stress, si indispettiscono ed hanno le proprie simpatie/antipatie verso chi gli sta intorno; è ora di prenderne atto!
Sono stati fatti moltissimi studi sulla sensibilità delle piante e sono emersi risultati a dir poco sconcertanti: i vegetali sarebbero addirittura più evoluti di noi umani e degli altri animali! Posseggono infatti delle caratteristiche uniche, facoltà che noi, al momento attuale della nostra evoluzione umana/spiritualenon possediamo e siamo pure ben lontani dall'esserne coscienti ma che faremmo bene a tenere sempre a mente. Pensiamo per esempio, al miracolo della fotosintesi clorofilliana.. Questo è un processo assai noto, talmente tanto che è finito per diventare un banale accadimento a cui rivolgervi anche solo un pensiero al giorno è chiedere troppo all'uomo moderno sempre di corsa a preoccuparsi delle malattie, cosa cuocere (uccidere) per per pranzo/cena, come accumulare più denaro ecc
Eppure, dovremmo imparare ogni mattino, appena apriamo gli occhi, a rivolgere un pensiero a Elokim/Tevà (D-o/Natura) per averci dato la possibilità di essere vivi anche quest'oggi.
Ad un livello manifesto di realtà possiamo ben dire che senza le piante non esisteremmo, la vita sulla'intero pianeta non esisterebbe. La vita di NESSUNA creatura.
Perciò, cominciamo a guardare in faccia la realtà dei fatti senza nasconderci dietro scuse che non hanno alcun senso, se non per aiutarci a sentire (ipocritamente) a posto con la coscienza: i vegetali sono esseri viventi  in grado di provare dolore e proprio come gli animali non umani e l'uomo, non desiderano esser mangiate e soffrire. La responsabilità di prendere le loro vite per usufruirne come cibo (tra l'altro, pure non adatto alla specie umana come vedremo a breve) sta solamente a noi. 
Nutrirsi senza uccidere non solo è possibile, ma è superbamente il modo migliore per farlo! Il Fruttarismo è la risposta concreta.

Vediamo ora cosa la scienza (quella comunemente accettata da tutti) ha da "rivelarci" a proposito dei vegetali e della loro voglia di vivere..

Difesa delle Piante contro gli Erbivori 
(tradotto ed adattato da Wikipedia)

La difesa delle piante contro gli erbivori o resistenza pianta-ospite (HPR) descrive una serie di adattamenti evoluti dalla pianta che migliorano la propria sopravvivenza e riproduzione riducendo l'impatto degli erbivori. Le piante usano diverse strategie per difendersi dai danni causati dagli erbivori. Molte piante producono metaboliti secondari, conosciuti come allelochemici, che influenzano il comportamento, la crescita o la sopravvivenza degli erbivori. Queste difese chimiche possono agire come repellenti o tossine per gli erbivori, oppure ridurre la digeribilità delle piante. Altre strategie difensive usate dalle piante includono scappare o evitare gli erbivori nel tempo o nello spazio, per esempio crescendo in un punto dove le piante non possono esser trovate facilmente, oppure ancora cambiando schemi di crescita stagionali. Un altro modo è anche quello di deviare gli erbivori verso parti non vitali, oppure di migliorare la capacità della pianta di riprendersi dai danni causati dagli erbivori. Alcune piante incoraggiano la presenza di nemici naturali degli erbivori, che a loro volta proteggono la piante. Tutti questi tipi di difesa possono essere sia costitutivi (sempre presenti nella piante) oppure indotti (prodotti in reazione al danno o allo stressa causato dagli erbivori).
Storicamente, gli insetti sono stati gli erbivori più importanti, e l'evoluzione delle piante è associata strettamente con l'evoluzione degli insetti. Mentre la maggior parte delle difese della pianta è diretta contro gli insetti, si sono sviluppate altre difese che sono intese specificatamente per gli erbivori vertebrati, come gli uccelli ed i mammiferi. Lo studio delle difese delle piante contro gli erbivori è importante, non solo da un punto di vista evolutivo, ma anche nell'impatto diretto che queste difese hanno sull'agricoltura, incluse le riserve alimentari umane e del bestiame, com pure nella ricerca di piante di importanza medica.

Co-evoluzione

Gli Erbivori dipendono dalle piante per ottenere cibo, ed hanno sviluppato dei meccanismi per ottenere questo cibo nonostante l'evoluzione di un vario arsenale difensivo della pianta. L'adattamento erbivoro alle difese delle pianta è stato correlato ad un aspetto offensivo e consiste di adattamenti che permettono un'alimentazione maggiore ed un uso della pianta ospite. Le relazioni tra gli erbivori e le loro piante ospite danno molto spesso risultati di cambiamento evolutivo reciproco, chiamato co-evoluzione. Quando un erbivoro mangia una pianta la seleziona per specificità e reciprocità, e le specie co-evolvono in questo senso. Il meccanismo "fuga e radiazione" per la co-evoluzione presenta l'idea che gli adattamenti negli erbivori e nelle loro piante ospite sono stati la forza motrice dietro la speciazione ed hanno giocato un ruolo nella radiazione delle specie insettivore durante l'era delle angiosperme. Alcuni Erbivori hanno sviluppato modi di dirottare le difese delle piante a proprio vantaggio, sequestrando questi agenti chimici per poi usarli per autoproteggersi dai predatori.


Tipologie di Difesa

Le difese di una pianta vengono classificate generalmente come indotte o costitutive. Le difese costitutive sono sempre presenti nelle piante, mentre quelle indotte sono sintetizzate o mobilizzate nel punto in cui la pianta viene ferita.

Difese Chimiche

L'evoluzione delle difese chimiche nelle piante è correlato all'emergere di sostanze chimiche che non sono coinvolte nelle attività essenziali fitosintetiche e metaboliche. Queste sostanze, metaboliti secondari, sono composti organici che non sono direttamente coinvolti nella crescita normale, nello sviluppo o nella riproduzione degli organismi e sono spesso prodotti come sottoprodotti durante la sintesi dei prodotti metabolici primari. Questi metaboliti giocano un ruolo importante nella difesa contro gli erbivori. I metaboliti secondari sono spesso caratterizzati come qualitativi o quantitativi. I metaboliti quantitativi sono definiti come tossine che interferiscono con il metabolismo dell'erbivoro, spesso bloccando specifiche reazioni biochimiche. Le sostanze chimiche qualitative sono presenti nelle piante in dosi relativamente concentrate (spesso meno del 2% del peso secco). Sono delle piccole molecole idrosolubili, e dunque sono metabolizzate rapidamente, trasportate ed accumulate con pochissimo sforzo da parte della pianta. Allelochimici qualitativi sono di solito efficai contro gli erbivori non adattati.
Quelli quantitativi sono presenti in alte concentrazioni nelle piante (5-40% del peso secco). La maggior parte dei metaboliti quantitativi sono riduttori della digestibilità che rendono le pareti cellulari della piante indigeste per gli animali. Gli effetti dei metaboliti quantitativi dipende dal dosaggio e dunque più alta sarà la proporzione delle sostanze chimiche nella dieta dell'erbivoro, meno sarà il nutrimento che l'erbivoro potrà ottenere dall'ingestione dei tessuti della pianta.

Tipi di difese chimiche

Le piante hanno sviluppato molti metaboliti secondari coinvolti nella difesa della pianta, che sono conosciuti come componenti antierbivori e possono essere classificati in tre sotto-gruppi: composti nitrogeni (alcaloidi, glicosidi cianogenici e glucosinolati), terpenoidi e fenolici.
Gli alcaloidi derivano da vari amino acidi. Hanno effetti farmacologici sugli umani e sugli altri animali. Inibiscono la sintesi delle proteine e disturbano i meccanismi di riparazione del DNA.
Gli alcaloidi hanno effetti sulla membrana cellulare che fanno invecchiare le cellule.
I glicosidi cianogenetici vengono accumulati in forma inattiva nei vacuoli delle piante. Diventano tossici quando gli erbivori mangiano la pianta e rompono le membrane cellulari facendo si che i glicosidi entrino in contatto con gli enzimi nel citoplasma rilasciando idrogeno cianido che blocca la respirazione cellulare. I glucosinolati sono attivati quasi allo stesso modo dei glucosidi cianogenici, ed i prodotti possono causare gastroenteriti, salivazione, diarrea ed irritazione della bocca.
I terpenoidi, spesso chiamati isoprenoidi, sono sostanze chimiche organiche simili ai terpeni. I diterpeni, gli steroidi e gli steroli della pianta possono essere molto tossici e causano la rottura delle cellule del sangue degli erbivori. I fenoli, hanno proprietà antisettiche mentre altri interrompono l'attività endocrina.
Alcuni esempi di fenoli usati come difesa dalle piante sono: lignina, silimarina ed i cannabinoidi.
I tannini condensati, inibiscono la digestione dell'erbivoro, legando le proteine consumate della pianta rendendole più difficili da digerire, interferendo inoltre con l'assorbimento delle proteine e degli enzimi digestivi. La silica e la lignina, completamente indigeste per gli animali, corrodono le mandibole degli insetti (organo essenziale per l'alimentazione).

Difese Meccaniche

Le piante hanno molte strutture difensive esterne che scoraggiano gli Erbivori. A seconda delle caratteristiche fisiche degli Erbivori (ad esempio la taglia e corazza difensiva) le difese strutturali della pianta sugli steli e sulle foglie può ferire o addirittura uccidere l'animale che pascola. Alcuni composti difensivi sono prodotti internamente ma rilasciati sulla superficie della pianta; per esempio, le resine, le lignine, il silice e la cera ricoprono l'epidermide delle piante terrestri ed alterano la trama del tessuto della pianta. Le foglie delle piante del genere ilex, per esempio, sono molto lisce e scivolose rendendo difficile l'ingestione. Alcune piante producono delle gomme o resine che intrappolano gli insetti. Le foglie e gli steli di una pianta possono essere coperti di spine affilate o tricomi - capelli sulle foglie, a volte contenenti agenti irritanti e veleni. Le caratteristiche strutturali della pianta come le spine e gli aculei riducono la possibilità di venir mangiate dai grandi erbivori ungulati (ad esempio kudu, impala e le capre) restringendo così l'ingestione da parte degli erbivori, oppure consumando i molari. La struttura di una pianta, la disposizione dei suoi rami e delle foglie può evolversi anche per ridurre l'impatto di questi animali. Gli arbusti della Nuova Zelanda hanno sviluppato speciali diramazioni molto ampie in risposta ad alcune specie di uccelli, come per esempio i moa. Allo stesso modo, le acacie Africane hanno spine dense all'esterno, ma nessuna nel mezzo della corona, che sarebbe vulnerabile a causa della loro vicinanza al suolo, mostrano una profusione di spine che diminuiscono con il tempo. Gli alberi come la palma da cocco ed altre, proteggono i loro attraverso i numerosi strati di un guscio duro, e rendono necessario l'uso di strumenti efficienti per arrivarvi ed anche particolari abilità nell'arrampicarsi sul tronco molto alto e liscio.

Tigmonastia

I movimenti tigmonastici, quelli che avvengono in risposta al tocco, sono usati come difesa da alcune piante. Le foglie della pianta sensibile, la Mimosa pudica, si chiudono rapidamente in risposta ad un tocco diretto, ad una vibrazione, o addirittura ad uno stimolo elettrico e termico. Il motivo per cui avviene questa risposta meccanica è un cambiamento improvviso nella pressione del turgore del pulvino alla base delle foglie che accade per un fenomeno osmotico. Successivamente questo viene diffuso sia attraverso impulsi elettrici e chimici attraverso la pianta; solamente perchè una sola foglia è stata disturbata.
Questa risposta diminuisce l'area della superficie utile agli erbivori, che è rappresentata dalla parte inferiore di ogni foglia, apparendo afflosciata. Può anche scacciare alcuni piccoli erbivori, come gli insetti. La tigmonastia non è solamente utile nello scoraggiare gli erbivori, comunque. Per esempio la venere acchiappamosche la usa per catturare il suo cibo.


Mimica e camuffamento

Alcune piante mimano la presenza di uova d'insetto sulle loro foglie, dissuadendo alcune specie di insetto dal deporvi le proprie. Siccome le farfalle femmina di solito non usano deporre le uova sulle piante dove già ce ne sono altre, alcune specie di rampicanti neotropicali della specie Passiflora (Fiore della Passione) contengono strutture fisiche che ricordano le uova gialle delle farfalle della specie Heliconius, che scoraggiano l'ovoposizione delle altre.


Difese Indirette

Le larghe stipole a forma di spina dell'Acacia collinsii sono cave ed offrono riparo alle formiche, che, a loro volta proteggono la pianta contro gli erbivori. Un'altra categoria di difese della pianta sono quelle che proteggono la pianta indirettamente aumentando la probabilità di attrarre i nemici naturali degli erbivori. Questo accordo è conosciuto con il nome di mutualismo, in questo caso del tipo "amico del mio nemico". Una caratteristica è rappresentata dai semiochimici, rilasciati dalle piante. I semiochimici sono un gruppo di composti organici volatili coinvolti nelle interazioni tra organismi. Un gruppo di semiochimici sono gli allelochimici; consistono di allomoni che svolgono un ruolo difensivo nella comunicazione interspecifica, ed i kairomoni. Quando una pianta viene attaccata, rilascia allelochemici che contengono un numero anormale di volatili. I predatori percepiscono questi volatili come segnali di cibo, attraendoli verso la pianta danneggiata, e verso gli erbivori. La riduzione del numero degli erbivori apporta benefici alla pianta e dimostra le capacità indirette di difesa dei semiochimici. Queste sostanze volatili però hanno anche dei contro; alcuni studi hanno dimostrato che alcune sostanze volatili atttraggono gli erbivori. Le piante forniscono un riparo e del cibo ai nemici naturali degli erbivori, conosciuti come meccanismi difensivi "biotici". Per esempio gli alberi di Macaranga hanno adattato le pareti dei loro gambi sottili per creare dei rifugi ideali per una specie di formica, che a sua volta, la protegge dagli erbivori. Oltre che ad un riparo, la pianta fornisce alla formica anche del cibo. Allo stesso modo alcune specie di alberi d'acacia hanno sviluppato spine che servono come riparo. Questi alberi d'acacia producono anche nettare dalle loro foglie ed è cibo per le formiche.
La maggior parte delle piante possiede degli endofiti, organismi microbici che vivono con loro. Gli endofiti possono aiutare la pianta a produrre tossine pericolose per altri organismi che potrebbero attaccare la pianta, come per esempio funghi che producono alcaloidi.

Ma non è finita qui...

mercoledì 28 aprile 2010

La Vita Segreta delle Piante


Che Cosa Possono Provare i Vegetali?

Nell'ultimo ventennio la comunità scientifica ha condotto una serie di studi di notevole interesse sulle piante. In base ai risultati delle ricerche più recenti, il mondo dei vegetali - a differenza di quanto saremmo propensi a credere - non sarebbe insensibile. Le piante, infatti, sembrano essere dotate di sorprendenti capacità emotive e di sensi alquanto sviluppati. Esse sarebbero in grado di esprimere in maniera molto esplicita sentimenti e sensazioni di dolore, di paura o di gioia. Peter Tompkins e Christopher Bird esposero i risultati delle loro ricerche in questo ambito nell'opera La Vita Segreta delle Piante - pubblicata negli Stati Uniti nel 1973 e successivamente ristampata numerose volte - suscitando grande interesse da parte dei lettori. L'opera, insieme a quelle sullo stesso tema che la seguirono, rivela alcuni aspetti oggigiorno sorprendenti dei segreti della flora. Rinomati scienziati confermano, senza lasciare spazio a dubbi, la tesi secondo la quale le piante provano sensazioni e sentimenti e sono in grado di capire il mondo che le circonda e di farsi comprendere da esso.

Di seguito, un brano tratto dall'opera di Tompkins e Bird:

"In un laboratorio presso la Valle di Maida, legata al lettino di un chirurgo improvvisato giace una povera carota, in pessime condizioni ma ancora in vita. Come fossero due gambe, nella carne della carota sono conficcati due tubicini di vetro pieni di una sostanza bianca, attraversata da alcuni fili elettrici. Quando viene pizzicato con una pinza di ferro, l'ortaggio sussulta dal dolore. La carota è collegata a un sistema elettrico e, quando la scossa provocata dal suo dolore tira il lungo braccio di una delicatissima leva, viene messo in moto un piccolo specchio. Quest'ultimo proietta un raggio di luce sulla parete all'altra estremità della stanza, riflettendo in proporzioni esagerate il sussulto del vegetale. La scienza può così svelare i sentimenti di una creatura impassibile quanto una carota...!".

Questa descrizione quasi umoristica venne citata dal periodico britannico Nation, in un articolo sulle scoperte concernenti le piante e il loro mondo ricco di percezioni e sensazioni.
L'esperimento riportato dal Nation fu condotto da Sir Jagdish Chandra Bose, uno studioso indiano di fama internazionale, nonché uno dei pionieri della ricerca nel campo della botanica.
Fu verso la fine del diciannovesimo secolo che Bose cominciò a condurre i suoi studi sulle reazioni delle piante a svariati stimoli, collegando un "crescografo" - un particolare apparecchio per la misurazione della crescita delle piante - alle foglie di una di esse. Gli esiti furono a dir poco sorprendenti. Incredulo, Bose ripetè l'esperimento diverse volte per accertarsi della reale attendibilità dei risultati. Ancora meravigliato da quanto ottenuto, Bose giunse alla conclusione che le piante reagiscono a diversi generi di contatti e di stimoli esterni proprio come le altre creature viventi. Da quel momento lo studioso si dedicò all'analisi dei dati ottenuti, scoprendo che molte altre piante e ortaggi manifestano sensazioni in maniera misurabile dalla scienza.
Quando Bose espose per la prima volta i risultati delle proprie ricerche alla comunità scientifica britannica, questa stentò ad accettarli, benché consapevole dell'accuratezza e della precisione che avevano caratterizzato ciascuno degli esperimenti condotti. Tuttavia, nel momento in cui lo scienziato indiano presentò di persona i propri studi al capo degli istituti scientifici britannici, questi non potè che confermare la veridicità delle sue scoperte, suscitando l'interesse e lo stupore generali. Il prof. Sydney Howard Vines, rinomato psicologo e botanico operante presso l'università di Oxford e docente dì Bose, richiese di assistere di persona agli esprimenti del brillante allievo. Vines si fece accompagnare da Horace Brown - altro esperto di botanica - e da T. K.Howes, colui che in seguito avrebbe sostituito T.H. Huxley nel ruolo di direttore del dipartimento di botanica del Museo di Storia Naturale ' di South Kensington a Londra. "Huxley avrebbe dato la vita pur di assistere a questo esperimento!", esclamò Howes quando vide di persona una pianta reagire ad alcuni stimoli. Nelle vesti di segretario della società Linneana dì Londra, invitò dunque, Bose a esporre le sue scoperte ai propri colleghi. Gli illustri scienziati stentarono a credere a ciò che videro: la dolorosa agonia di una foglia di cavolo _mentre veniva bollita "a morte" mostrata attraverso un sístema particolare. Videro poi una rapa "affaticarsi" proprio come un muscolo e "incollerirsi" come se fosse dotata di un sistema nervoso. Assistettero, infine, al fremito che scosse il vegetale nei suoi ultimi istanti di vita, simile a quello che scuote le creature viventi negli attimi appena precedenti la morte. In seguito alle palesi dimostrazioni, persino Nature - il più rinomato e auterevole periodico scientifico britannico - accettò le teorie di Bose. In segno di gratitudine, oltre a un riconoscimento ufficiale regale e ad un titolo nobiliare per il suo operato, a Bose fu elargito un fondo per la creazione di un proprio istituto di ricerca.
Decenni più tardi, anche la comunità scientifica sovietica riconobbe che i vegetali provano sensazioni che vengono espresse in maniera inequivocabile.
Nel 1970, il primo giornale sovietico, la Pravda, annunciò in uno dei suoi titoli:
"Le piante parlano. Sì, gridano! É soltanto davanti all'uomo che tengono celati i loro sentimenti!"
Vladimir Chertkov, uno dei giornalisti di maggior spicco del quotidiano, descrisse in maniera molto vivida le sue impressioni sulla visita al laboratorio di clima artificiale della celebre Accademia Agraria Timirjazev di Mosca. In particolare, Chertkov fu colpito dall'urlo di una spiga d'orzo le cui radici erano state immerse in acqua bollente. Uno strumento di misurazione ad alta sensibilità, simile all'ECG impiegato per la misurazione del battito cardiaco umano, registrava ciascun grido del cereale, facendo sprizzare quasi all'impazzata l'inchiostro sulla carta bianca. Chertkov riportò inoltre che gli esperimenti condotti dai ricercatori russi attestavano il fatto che i vegetali fossero in grado di captare segnali esterni e di interpretarli, nonché di emetterne di propri.

Le percezioni delle Piante

Un altro interessante brano de La Vita Segreta delle Piante descrive la maniera in cui il meraviglioso mondo delle piante fu scoperto "per caso" negli Stati Uniti. Nel 1966 Cleve Backster, un americano esperto nell'impiego del poligrafo (comunemente chiamato "macchina della verità"), ebbe l'idea di collegare l'apparecchio a una pianta del suo ufficio, mentre la annaffiava. Per sua grande sorpresa, l'ago dell'apparecchio segnalò una reazione molto simile a quella di una persona calmatasi dopo aver provato un'emozione. Decisamente colpito dal fenomeno, Backster volle verificare se fosse possibile provocare reazioni più forti. Decise così di bruciare la pianta. Senza che pronunciasse neppure una parola riguardo alle sue intenzioni e prima ancora che si accingesse a metterle in atto, l'ago del poligrafo scattò verso l'alto, proprio come se l'apparecchio fosse stato collegato a una persona in preda a fortissime emozioni. La pianta, i cui "occhi" probabilmente percepiscono più di quelli umani, aveva sentito il pericolo imminente. Questo era solo il principio. Abbandonate tutte le sue occupazioni e i suoi impegni, l'esperto americano riempì il proprio laboratorio dei più disparati generi di vegetali e si dedicò alla ricerca sui loro meravigliosi misteri. "Ben presto" scrisse Backster "scoprii che le piante possono vedere meglio che se avessero degli occhi e percepire di più che se avessero un sistema nervoso!" Nel corso delle sue ricerche, Backster scoprì che le piante reagiscono non solo alle minacce dirette, ma anche a quelle indirette. Ad esempio, quando entrava nella stanza una persona loro sgradita, esse rispondevano con una particolare espressione di "disappunto". Quando entrava un insetto quale un ragno in fuga da un predatore, le piante rispondevano manifestando tormento, e ogni volta che si introducevano dei pesci in una pentola d'acqua bollente, tutte le piante rispondevano all'unisono manifestando grande pena. Le scoperte di Backster, che suscitarono grande sensazione nel mondo della scienza, gli valsero riconoscimenti a livello internazionale. Innumerevoli scienziati richiesero la stampa dei risultati delle sue ricerche, mentre gli studiosi americani iniziarono a speculare riguardo a un eventuale loro sfruttamento. Esiste un fenomeno ben noto agli orticoltori: un rampicante in "movimento" verso il più vicino bastone cambierà direzione se quest'ultimo viene spostato. Il fenomeno, per quanto strano, risulta comprensibile se si parte dal presupposto che le piante vedono e percepiscono ciò che le circonda.

Cure, Amore e Affetto

È difficile credere che l'amore e le attenzioni rivolte alle piante possano influire sulla loro crescita. Eppure, questa è la conclusione alla quale sono giunti gli scienziati in seguito a numerose e accurate ricerche. Le piante deterrebbero l'inspiegabile facoltà - ancora più complessa di quella degli esseri umani - di percepire ciò che accade intorno a loro e di reagirvi in maniera sofisticata. Di seguito un esempio, sempre tratto da La Vita Segreta delle Piante', in cui viene descritta la ricerca condotta dal chimico californiano Michael Vogel:

"Vogel chiese a un amico, uno psicologo clinico, venuto ad appurare di persona l'attendibilità dei risultati delle ricerche sulle piante, di trasmettere una forte emozione a un filodendro distante quindici piedi. La pianta ebbe una reazione improvvisa e molto forte e poi passò al "silenzio" totale. Quando Vogel chiese allo psicologo quale fosse stato il pensiero trasmesso, questi rispose che nella mente aveva paragonato la pianta al filodendro che aveva in casa, pensando a quanto inferiore fosse quello di Vogel rispetto al proprio. I "sentimenti" della pianta furono feriti tanto profondamente, da portarla a tenere il broncio per quasi due settimane".

Nella fase seguente, in seguito a dozzine di esperimenti che provarono il legame esistente fra le piante e l'ambiente circostante, Vogel raggiunse lo stadio in cui qualunque forte sentimento provasse si rispecchiava immediatamente nelle piante, anche quando si trovavano a distanza. Il seguente studio in questo senso fu eseguito da una collega:

"Tornata al giardino, Vivian Wiley staccò due foglie da una sassifraga. Ne mise una sul comodino accanto al suo letto e l'altra in salotto. `Ogni giorno, al mio risveglio' disse a Vogel `guarderò la foglia che si trova accanto al mio letto ed esprimerò in cuor mio il desiderio che viva. All'altra invece non rivolgerò alcuna attenzione. Vedremo che cosa accadrà!' Un mese dopo [Vivian] chiese a Vogel di venire a casa sua con una macchina fotografica, per immortalare le foglie. Vogel stentava a credere ai suoi occhi: quella ignorata era flaccida, marroncina e iniziava ad appassire. L'altra era invece di un verde radioso e vitale, come se fosse appena stata colta dal giardino"'.


L'Udito delle Piante

Le piante, dunque, sono consapevoli di ciò che avviene intorno ad esse. Il dott. T. H. Singh, direttore del Dipartimento di Botanica dell'Università di Annamalai, in India, nel 1950 si domandò se le piante fossero dotate anche del senso dell'udito. Singh aveva sentito dire che quelle esposte alla musica crescevano meglio e più rapidamente rispetto a quelle che invece non lo erano. Erano però necessarie prove che attestassero questa opinione. Singh creò quindi un laboratorio scientifico contenente una varietà di piante normali, sane e all'incirca della stessa età. Lavorando con una specie alla volta, fissò a una determinata distanza dalle piante un apparecchio che trasmette motivi di tre strumenti differenti: i risultati furono sorprendenti: le piante crebbero e produssero semi a un ritmo superiore alla media. In seguito a una serie esperimenti che confermarono risultati ottenuti, alcuni agricoltori decisero di applicare lo stesso sistema alle loro colture. Per un'ora al giorno trasmettevano musica gradevole in campi di diverse qualità di riso. Il raccolto ottenuto superò il solito percentuali comprese fra venticinque e il sessanta per cento! Peter Brenton, membro d Dipartimento Agricolo canadese tentò a sua volta di applicare il
sistema ad alcune piantagioni di mais che avevano subito ingenti danni a causa di una grave infestazione di insetti. Fece quindi trasmettere nei campi suoni simili al verso dei pipistrelli. Il raccolto guarì in tempi brevissimi'. Tuttavia, se questi scienziati ritenevano che i loro sforzi avessero potuto influire sull'abbondanza mondiale dei raccolti, si sbagliavano. È emerso infatti che alcuni generi di musica che accrescono il ritmo di alcuni vegetali, possono ridurre quello di altri. La scienza non è ancora in grado di svelare il mistero dei gusti musicali delle piante...

Le Piante Comunicano!

Una scoperta più recente, basata su studi condotti in California, in Giappone e in Germania a partire dal 1996, dimostra che le piante dispongono di un linguaggio chimico molto sofisticato con il quale comunicano con elementi di specie anche diverse, oltre che con insetti. Ad esempio, quando gli scienziati effettuarono un buco simile a quello creato dagli insetti su una foglia di salvia, la pianta emise un soffio di metilgiasmonato. Le piante di tabacco che crescevano sottovento captarono la sostanza chimica e immediatamente iniziarono a incrementare la
produzione di un determinato enzima che ne rende le foglie meno saporite agli insetti. Queste piante di tabacco subirono il sessanta per cento di danni in meno rispetto a quelli causati dalle cavallette e dai bruchi a piante poste accanto a salvie non perforate. Ancor più recentemente, alcuni scienziati dell'Università di Kyoto in Giappone lasciarono alcune larve di ragno muoversi in libertà su piante di tiglio, al fine di esaminare la reazione di queste ultime. I meccanismi di difesa furono cinque. Innanzitutto, ciascuna delle piante attaccate emanò una sostanza chimica che ne
cambiò il sapore, rendendola meno appetitosa per le larve. Successivamente le piante emisero altre sostanze chimiche che si dispersero; altre piante di tiglio le captarono e iniziarono immediatamente a produrre la stessa sostanza, facendosi meno saporite e allo stesso tempo avvertendo altre piante del pericolo imminente, prima che le larve le raggiungessero. Ancor più degno di interesse è il fatto che alcune di esse emisero delle sostanze che attrassero uno sciame di larve di specie diversa, che a loro volta divorarono quelle di ragno che avevano aggredito le piante'.

martedì 27 aprile 2010

Conclusioni Melariane Post Ascesso


Going Mono...

In questi giorni che sono stata costretta a mangiare frullati perchè ero impossibilitata ad aprire la bocca, non ho certamente abbandonato il mio regime diurno melariano; anzi, vi dirò che il dolore diminuendomi l'ego (ovvero riducendomi quasi a zero la tendenza nel perseverare in un cibo che so non essere il massimo per l'uomo, ossia la fruttortaggio), ha fatto si che trovassi più piacere in un frullato di mela piuttosto che in uno di pomodori/peperoni/zucchine che prendevo alla sera, come al mio solito (al posto dell'insalatona fruttariana versione solida..)
Sentivo di poter essere melariana al 100% ma non l'ho fatto a causa dell'abitudine, del cosidetto "emotional eating". Arrivavo infatti a dover cenare ancora all'1 di notte e non avevo assolutamente fame. Stavo benissimo con 2 mele al giorno; una un paio d'ore dopo essermi svegliata, ed un'altra verso le 19:00.
Mi sono resa conto in questi giorni di sofferenze acute e di ego ridotto ad uno straccio, che non traggo più molto piacere nel mangiare fruttortaggio e di essermi avvicinata ancor di più alla mela, tanto da poter spingermi oltre i limiti autoimposti dal mio cervello ancora condizionato, vittima di un programma bacato, per arrivare alla monofrutta almeno per qualche tempo.
E' ancora un concetto un pò lontano per me, quello di andare mono pure la sera però è già da un pò di tempo che sto maturando sempre di più questa scelta che sicuramente è logica e valida e che sento fare parte di me, ma implica la cessione da parte mia di una bella fetta di egoismo che ancora non mi sento sicura a gettare via, ma che grazie all'azione del dolore questa settimana, è diminuita grandemente lasciandomi appunto intravedere cosa mi aspetta al di là, facendomi fare i conti approssimati di quanta strada ancora mi manca.

Questa è stata la ricompensa per aver sofferto tanto. Come vedete, ogni sofferenza, ogni dolore - che è, in realtà, una nuova creazione - lascia sempre grandi doni dopo che toglie il disturbo.
Il segreto è lasciarsi piegare al vento come sottili ma robusti giunchi, lasciandosi trasfigurare completamente da sottili energie ancora sconosciute per noi..

Considerazione sulla Frutta Acida Pt3


Domenica 25 Aprile è stato letteralmente il giorno della Liberazione dall'Ascesso Oppressore che, da un pò di tempo a quella parte, stava mettendo a dura prova la mia Resistenza Stoica al Dolore.. Il dente del giudizio inferiore sx era stato di nuovo bersaglio del corrosivo attacco della frutta acida che avevo mangiato poco prima in modeste quantità e non ero riuscita - per motivi pratici - a rimuovere tempestivamente dalla superficie dello smalto, lasciando così che questa venisse scavata quasi indisturbata.
Sfortunatamente la posizione errata di questo ottavo determina una pulizia limitata della sua superficie per cui, grazie all'azione corrosiva della frutta acida sullo smalto, non fu troppo difficile per tutti i batteri che vi campeggiavano allegramente nei paraggi, di penetrare le mie difese senza troppe difficoltà.. In condizioni normali, cioè quando non mangio frutta acida oppure se la mangio rimuovo immediatamente le sostanze corrosive che questa deposita sui miei denti, tutto questo non accade ed anzi, devo dire che da quando sono passata da un'alimentazione onnivora cotta ad una vegan crudista, questo fattore ha contribuito grandemente al benessere del mio cavo orale, segno inequivocabile di come le mie difese generali si fossero notevolmente rinforzate grazie ad un'alimentazione più integrale, sana e priva di conservanti chimici.
La frutta ha davvero operato "miracoli" su di me ma gli acidi sono acidi e fanno ciò per cui sono stati creati: di-sciogliere.
Alcuni frutti generalmente classificati come "acidi" infatti, quali Ananas, Kiwi, agrumi, fragole ed a volte semi-acidi come ad esempio la papaya, contengono nel loro fitocomplesso, anche enzimi proteolitici (bromelina, papaina ecc) ossia in grado di rompere le proteine.
Ecco perchè molte persone oltre me, hanno riscontrato problemi di sanguinamenti della mucosa orale. Questi sono solamente i sintimi visibili dell'azione di tali frutti.
C'è chi ha addirittura perso i denti dopo aver seguito una monodieta a base di agrumi.
In ogni caso, ognuno di noi ha una sensibilità personale verso questo cibo e ciò determina inevitabilmente le dosi che si possono sopportare senza riscontrare sgradevoli controindicazioni più o meno fastidiose per l'organismo e per la salute dell'individuo in generale.
Io e la frutta acida non siamo mai stati buoni amici anzi, anni fa ricordo che non potevo assolutamente sopportare l'odore di alcune essenze naturali all'arancio, estratte cioè direttamente dalle bucce non trattate, che i loro olii mi arrivavano direttamente al cervello dandomi una sensazione di perforamento diretto...
Questa è la stessa sensazione che ho provato quando gli acidi si sono andati a depositare sullo smalto del mio dente, lasciandolo "nudo" di fronte ai batteri.
Inoltre, ricordo pure che un tempo, anche solo alla vista, i colori fortemente accesi, troppo "vivi" degli agrumi specialmente, mi infastidivano non poco e successivamente, studiando vari testi esoterici, appresi che questi frutti, sono spesso correlati al Sole, ed io, non sono esattamente un tipo molto solare... La natura in cui mi trovo meglio è sicuramente lunare, con i suoi toni più delicati, meno aggressivi, più freddi a volte, se vogliamo...
Il Sole è sicuramente alla base della vita ma ricordiamo che fine fece Icaro, quando cercò di avvicinarvisi più del dovuto...
E' chiaro perciò che le basi di questa sensibilità affondano ben oltre la mia cavità orale..
E non demonizziamo i batteri, per carità! Questi c'erano, ci sono e sempre ci saranno. E sopratutto DEVONO esserci! Senza di loro, non saremmo ciò che siamo.
Sfortunatamente i dottori del nostro tempo curano gli ascessi prescrivendo anti-biotici, che sono in realtà dei chemioterapici in versione "naturale", che vanno a distruggere indistintamente tutti i batteri di un certo ceppo presenti nel nostro organismo, così alla cieca, basando la loro vittoria sul fattore numerico dei batteri e sul tempo intercorso dall'avvenuto contatto; in pratica una competizione nel Far West..
L'ascesso del resto, non è altro che una (dolorosa ed antiestetica) soluzione salvifica che il nostro corpo ci offre isolando la zona "affetta" dall'infezione.
L'infezione non è che uno stato di salute (equilibrio) corrotto.

Ricapitolando brevemente, gli enzimi proteolitici presenti nel fitocomplesso della frutta acida (specialmente nel flavedo e nell'albedo degli agrumi) sono la causa dell'erosione dello smalto che ha permesso così ai batteri di penetrare in profondità attaccando il dente.
Non allarmatevi però! Limitate le vostre porzioni di questa tipologia di frutti, specialmente se come me, avete sensibilità particolari ai denti, gengive e mucose, senza dimenticare però che i denti fanno parte dell'apparato scheletrico e quindi, come l'acido è in grado di corrodore all'"esterno", così pure è capace di fare all'interno, acidificando il vostro PH, operazione a cui poi il vostro organismo dovrà necessariamente porre rimedio prendendo calcio dalle vostre ossa per ri-alcanizzarvi.

E' interessante notare come l'endocarpo (cioè la polpa) degli agrumi non sembri contenere enzimi proteolitici come invece hanno la buccia e la pellicina bianca che la circondano; forse che una spremuta abbia una minore azione "acidificante" di un frutto intero?
Teniamo sempre a mente però che la Natura non fa mai le cose a casaccio e se già la buccia degli agrumi più l'albedo - che tra l'altro è difficile da separare dalla polpa - devono esser esclusi artificialmente (con coltelli affilati e spremiagrumi) perchè contengono elevate quantità di enzimi proteolitici dannosi al nostro organismo, questo deve farci fermare a riflettere prima di ingerirne grandi quantità.
Lasciamo che ogni frutto venga mangiato dalla specie appropriata che ne detenga facoltà (di trarne al massimo senza alcun problema) e noi, concentriamoci nell'armonizzare sempre di più il principio di Integrità del frutto, chiaro indice di quanto un cibo sia realmente indicato ad un determinata specie anzichè un'altra.

Dal canto mio, voglio sicuramente approfondire le ragioni spirituali/materiali della mia sensibilità verso la frutta acida e degli agrumi in particolare, sperando di arrivare presto alla radice del problema - di certo, mi auguro prima che ci arrivino i batteri!

Have a FruitFull Day!

P.s: A proposito, la mela non contiene alcun enzima proteolitico.

lunedì 26 aprile 2010

Qual è il primo passo verso il Fruttarismo?


Contrariamente a quello che qualcuno forse potrebbe pensare, il primo passo verso il Fruttarismo non è incrementare la quantità di frutta consumata in una giornata, comprarsi un pezzo di terra per coltivare il proprio frutteto personale, studiare voluminosi libri di anatomia comparata per fugare ogni residuo di dubbio sulla struttura frugivora dell'uomo...
Tutte queste cose fanno certamente bene alla salute, alla soddisfazione personale, alla mente ma sono esperienze "settoriali", sono spicchi di una mela tagliata in più parti, una divisione dell'Intero. Il Fruttarismo invece, ai suoi più sublimi livelli, è uno stato di Coscienza Messianica, un morso dato al frutto dell'Albero della Vita.
E, come tutte le cose veramente Integre in questo mondo, come tutte le cose Naturali, esse nascono perfette e l'uomo non può far altro, nel suo piccolo, di nutrirsi di questa perfezione per poterla fare sua, affinchè possa crescere spiritualmente, mentalmente, emotivamente, fisicamente, attraverso l'attività entropica divoratrice dei denti della sua bocca..
Nutrirsi di cibi "integri" è un remetz (allusione) a preservare il cibo nel suo stato naturale perchè in questo modo, è sicuro esso possegga intatte tutte le sostanze necessarie per nutrire la creatura a cui è stato destinato. Dal canto suo infatti, essa è dotata "dentro di sè" degli enzimi per assimilare al meglio ciò che ha necessità di "ricevere", affinchè tutte le informazioni ivi contenute possano giungere alla coscienza della creatura nella maniera più chiara possibile, senza distrarre o stressare il cervello intestinale.
Per questo, consiglio a tutti coloro che mi chiedono quale sia questo "fatidico" primo approccio al Fruttarismo, di avventurarsi nel tempo libero quanto più possibilmente a contatto con la Natura incontaminata (ce n'è rimasto ancora qualche sprazzo anche nel nostro Paese) affinchè ci si possa trovare immersi a 360° in un ambiente libero e naturale, ossia quello che ricorda più da vicino il luogo dal quale siamo venuti, il Giardino di Eden.

In queste zone infatti, la dittatura del sistema antropocentrico non ha alcun interesse ad investire perchè non vi è difatto nessun uomo da controllare, perchè quelli che voleva mantenere sotto controllo sono stati tutti riuniti nei campi di concentramento dei grandi centri urbani.
Quando raggiungerete questi posti, chiudete gli occhi per qualche minuto, poi riapriteli e cominciate a guardarvi intorno.
Pensate che questa sia la prima volta nella vostra vita in cui avete aperto DAVVERO gli occhi!
Dimenticate tutto ciò che conoscete (che credete di conoscere) e lasciate che siano le domande del bambino curioso dentro di voi a stimolare la fantasia e voglia di sapere.
Cominciate ad osservare le piante, gli insetti, gli uccelli, qualche piccolo roditore sugli alberi se ne avete fortuna... Insomma...immergetevi quanto più potete, cercando di lasciarvi alle spalle i problemi di lavoro, le ansie personali, gli alti e bassi di Wall Street...

Una volta fatto questo, comincerete a rendervi conto di due cose in particolare:

  1. L'uomo è l'unico animale che fa uso del fuoco per pre-digerire i suoi alimenti
  2. L'uomo è l'unico animale che mescola più tipi di cibo allo stesso tempo

Questi due semplici fatti sono fondamentali per sintonizzare la vostra coscienza con uno stile di vita Fruttariano. Vi renderete subito conto infatti che non c'è alcun cibo che l'uomo odierno mangia interamente crudo quotidianamente, come pure vi renderete subito conto del numero elevato di ingredienti che si utilizzano per preparare un banale piatto di pasta al sugo...

Tutto questo accade semplicemente perchè l'uomo sta mangiando un cibo che non gli è consono, un cibo che non si trova in natura nello stato presente in cui lo produce/acquista bensì è "frutto" del suo ingegno, della sua "arte", della sua ancestrale voglia di giocare al "piccolo alchimista in cerca della pietra filosofale" perchè inconsciamente sa bene che ha perso un immenso tesoro che un tempo, aveva con sè da qualche parte anche se purtroppo all'oggi, non ricorda bene dove l'abbia potuto riporre..
Dentro di sè l'uomo sente un grande vuoto allo stomaco, un grande senso di (falsa) fame a cui non riesce a dare mai l'appagamento duraturo che vorrebbe, nonostante abbia un'infinita varietà di pietanze di cui cibarsi a sua disposizione..
Questo accade perchè l'uomo sta concentrando le sue ricerche al di fuori di sè stesso, sta maneggiando il fuoco esterno al suo corpo, per trasmutare cibi che per nulla si addicono ai suoi bisogni spirituali/mentali/fisici; sta consumando un cibo povero per le sue vere necessità.
L'unico lavoro che l'Adam avrebbe dovuto davvero fare era quello di lavorare il terreno spirituale/materiale del Giardino di Eden, e di trasmutare/ri-finire l'Opera della Creazione collaborando attraverso l'applicazione dell'energia entropica dei suoi denti e del suo fuoco gastrico... Invece, ha finito per mangiare prodotti non consoni alla sua natura pre-digerendoli su di un intestino artificiale chiamato "macchina del gas", ammalandosi per di più!
L'animale, al contrario, vive la maggior parte della sua vita mangiando un solo cibo per volta, crudo, non è costretto a lavorare per procacciarsi il sostentamento di cui necessita e per ultimo, ma non certamente di secondaria importanza, è forte e sano, più di suo fratello che abita in uno zoo cittadino.

Cosa sta accadendo allora?

L'intossicazione alimentare con cui l'uomo ha dovuto fare i conti a partire dall'uscita del Giardino di Eden e le successive condizioni atmosferiche avverse - hanno fatto sì che egli dimenticasse CHI fosse, a cominciare proprio dal cibo di cui si nutriva.
La frutta sta diventando sempre più una sconosciuta nella nostra società ricca di prodotti lavorati, sterilizzati, conservati ecc
Le riserviamo sempre poco spazio in cucina rispetto agli interi scaffali che dedichiamo alla pasta, pane, dolci, patatine ecc
Addirittura abbiamo adibito alcuni vani della nostra casa letteralmente in..camere mortuarie dove in appositi celle frigorifere, imprigioniamo cadaveri oramai esanimi di quelli che una volta erano esseri viventi che correvano, saltavano oppure semplicemente stavano fermi su sè stessi, a vivere la propria vita dedicandosi completamente a ringraziare il Sole..

Abbiamo investito molto nei valori della guerra e della morte che la Vita, l'essenza di cui siamo fatti, ci è sfuggita di mano ed è per questo se oggi, non sappiamo più trarre godimento dalla succosità di un frutto integro, naturale.
Non riusciamo ad immaginare di poter vivere il resto della nostra vita mangiando solamente frutta, per non parlare di monodieta...
Come abbandonare quel dolcetto invitante, quella pasta sfiziosa..
Io, ebbi la fortuna di non pormi mai queste domande, perchè arrivai al Fruttarismo naturalmente, senza troppi schemi ed obiettivi prefissati.
E questo credo, sia l'unico metodo con il quale arrivarci per rimanerci a vita, se D-o vuole.
Eppure ci sono tanti motivi per cui varrebbe la pena intraprendere questa avventura una volta valutati i benefici..
Ma quelli che ho elencato del resto, cosa sono se non 10 parti di un Intero?
Potrete certamente scegliere l'approccio che più vi piace tanto per incominciare ma vi assicuro se vi fermerete solo a quello senza curarvi di integrare man a mano tutti gli altri, purtroppo la vostra esperienza Fruttariana sarà duramente messa alla prova.
Chi all'inizio era partito ben saldo potrebbe ritrovarsi improvvisamente a vacillare fino a non rimanere più in piedi.
Facciamo una scelta sensata nella nostra vita, decidiamo finalmente di investire per il bene comune, nell'interesse di tutta la Creazione, facciamo come gli alberi fanno con i semi, torniamo ad essere noi stessi.

Cominciamo dunque a prendere coscienza di CHI siamo e, per una volta, invece di fare domande a qualcun altro, proviamo ad ascoltare la voce della Natura trasportata dal vento tutt'intorno a noi che ci sta chiedendo da tanto, troppo tempo: Uomo, DOVE sei?

sabato 24 aprile 2010

Dieci Motivi per cui ho SCELTO di essere Fruttariana


Essere Fruttariani non significa mangiare esclusivamente frutta bensì entrare in una nuova dimensione dell Essere con il corpo, la mente e con lo spirito! Il Fruttarismo è un viaggio meraviglioso alla Ri-scoperta di se stessi!

Ecco 10 validi motivi per cui ho scelto di applicare il Fruttarismo alla mia vita.




  1. Fattore Salutistico: Sono stata una purista del crudismo vegan per qualche tempo e grazie a questo stile di vita ho migliorato molto la mia salute rispetto a prima, quando ero onnivora, ma il successivo passaggio al Fruttarismo ha davvero rivoluzionato significativamente il mio concetto di Salute e del sentirsi in splendida forma. Un cambiamento straordinario, tangibile, illuminante.
  2. Fattore Etico: La Natura ha creato i frutti affinchè le altre creature mangiandone, potessero ottenere il massimo del nutrimento corretto di cui hanno bisogno per vivere una vita piena e significativa e, allo stesso tempo, dare possibilità all'albero madre di moltiplicarsi per assicurare di nuovo cibo per tutti, gratis! L'unico lavoro per assicurare cibo a tutti era...mangiare! E' possibile di fatto, nutrirsi senza uccidere alcuna creatura!
  3. Fattore Antropologico: L'uomo è nato frugivoro. Non possiede enzimi per scindere la cellulosa nei vegetali (che ne contiene i nutrienti) come non possiede quelli per assimilare la carne, latticini, cereali.
  4. Fattore Ecologico: L'unica dieta veramente sostenibile per il pianeta è quella fruttariana. Uno stile di vita vegan basato principalmente su prodotti cerealicoli per giunta cotti, è insostenibile per il pianeta. Se tutto il mondo mangiasse cereali, ci vorrebbero 5 pianeti come la Terra per assicurare cibo a tutti - uomini ed animali. Per non parlare dell'inquinamento causato dalla cottura, dalla conservazione/lavorazione dei prodotti.
  5. Fattore Economico: Milioni di persone muoiono al mondo perchè sono malnutrite. Le malattie del mondo Occidentale e la Fame nel mondo possono esser sconfitte semplicemente fornendo cibo appropriato alla specie umana in grado di provvedere a tutte le necessità nutritive dell'individuo.
  6. Fattore BioEnergetico: La carne, i latticini, i cereali (specialmente quelli cotti) non fanno altro che abbassare le nostre frequenze vibratorie e quando ciò accade ci ammaliamo, diventiamo tristi e non riusciamo più a trovare un senso alla nostra vita. Questo perchè siamo come svuotati da dentro; siamo dei gusci vuoti che camminano.
  7. Fattore Politico: Il Fruttarismo è libertà dalla schiavitù del lavoro in cambio di cibo, è liberta dalle multinazionali dell'industria alimentare e farmaceutica, ed è l'unico sistema per arrivare velocemente ad abolire la moneta. Il Fruttariano per vivere, dipende esclusivamente dall'albero e pertanto, non può essere ricattabile. Questo del cibo, è ovviamente un primo passo verso una sempre più crescente (ed auspicabile) consapevolezza Anarchica.
  8. Fattore Scientifico: Ci sono moltissime pubblicazioni scientifiche oggi che provano i benefici concreti della frutta sull'organismo umano ma per verificarne la veridicità, consiglio di provare a tutti in prima persona!
  9. Fattore Filosofico: "Non uccidere" non si applica all'omicidio di una sola specie, bensì a tutti gli esseri viventi e questo comandamento fu scritto nel cuore dell'uomo molto prima di essere proclamato sul Sinai". Lev Tolstoy
  10. Fattore Spirituale: La Torah (Pentateuco) è l'unico testo che ci informa della natura spirituale e fisica dell'essere umano; nel libro di Genesi infatti, apprendiamo che D-o creò il Giardino di Eden affinchè l'uomo lo coltivasse e se ne prendesse cura, mangiando liberamente dei frutti di tutti gli alberi.
NOT: L'ordine con cui ho elencato tutti i benefici dell'Esser Fruttariani non è perentorio; posso ben dire che tutte le motivazioni hanno lo stesso valore per me perchè non ha alcun senso mettere prima una cosa anzichè un'altra quando sono tutte importanti e sopratutto - interdipendenti.
Ma sopratutto, chi è l'uomo per poter decidere quale motivazione sia la migliore?
Nell'umiltà il fruttariano abbandona il suo ego, la sua scala di valori fittizia, costruita solamente sulla propria percezione delle cose senza pretendere che la sua scelta sia quella OGGETTIVAMENTE giusta, tanto da avere una qualche priorità sulle altre - che il suo antropocentrismo intossicato gli impedisce di vedere.

Ma da qualche parte bisogna pur cominciare... Bene, di motivi ce ne sono per tutti i gusti e non importa quale sia il punto di partenza che uno sente più vicino al proprio modo di essere: ciò che conta è fare il primo passo per migliorare se stessi, in tutti i sensi.
Bisogna tenere bene a mente che la natura è strutturata talmente in maniera perfetta che riesce a far coincidere il benessere di un individuo con quello dell'intero pianeta ed il Fruttarismo pratico ne è la palese dimostrazione.

Tuttavia si fa spesso fatica a concepire questo concetto perchè viviamo in un mondo dove ognuno pensa ai propri problemi, ai propri vantaggi, talvolta ottenendoli a discapito degli altri.
Esiste il concetto di giustizia in Natura e funziona egregiamente, non come il corrotto sistema giuridico umano.

mercoledì 21 aprile 2010

Una Scelta Cosciente

Il Fruttarismo è una scelta di Vita Cosciente. La scelta inizia laddove l’egoismo lascia spazio alla Compassione. La Vita è un diritto inalienabile di qualsiasi creatura e la grandezza dell’animo umano si misura in base al rispetto che questi ha delle altrui sofferenze. - FruiTanya

Lattuga ed Autismo. Qualche collegamento?

La gematria è un antico sistema esoterico per decriptare il codice della Torah, usato per risalire alla radice spirituale di tutte le cose partendo dalla loro manifestazione ri-velata sul piano fisico. Esistono vari metodi di applicazione della gematria ma la regola generale è che se la somma delle lettere di due o più parole dà lo stesso valore numerico, vuol dire che tra queste c'è una qualche connessione più o meno "sconosciuta" che sarebbe sicuramente interessante indagare con quanti più strumenti abbiamo a nostra disposizione.

Prendiamo in esame la foto qui sotto:

L'immagine dice:

La Lattuga causa Autismo

Il valore numerico della parola lattuga è 73
Il valore numerico della parola autismo è 73

Fate attenzione a tutti i tipi di Lattuga!
Quella riccia, quella Arabica, la Baby e simili

La Lattuga è il nemico numero 1 del Popolo d'Israele!







Ovviamente, come poi viene precisato sotto, questo è stato concepito come un cartello scherzoso, per ironizzare sul tema serio e sempre "oscuro" del misticismo Ebraico ma io non ci scherzerei più di tanto perchè, come ho avuto modo di studiare in altri settori che la maggior parte delle persone identifica come "scientifici", questa correlazione non andrebbe affatto sottovalutata...

Ho fatto una velocissima ricerca su google inserendo parole come "lattuga" e "autismo" e sono usciti fuori alcuni collegamenti interessanti, per esempio a questo link, leggiamo che l'80% delle persone affette da autistmo è allergica alla "luteina", che si trova in valori altissimi nei vegetali, sopratutto nelle verdure a foglia verde, tra cui, appunto, le lattughe. Come possiamo vedere dalla lista, la frutta contiene pochissima luteina rispetto alle verdure, ad eccezione del peperone e della zucca, ma stiamo comunque parlando di valori dimezzati...

Inoltre, possiamo vedere come le specie selvatiche di lattuga siano state utilizzate specialmente in passato, per i loro effetti sul sistema nervoso simili agli oppiacei, con azione sedativa, il che potrebbe in parte spiegare perchè grandi quantità di questa pianta potrebbero indurre effetti psicotropi di un certo tipo...

martedì 20 aprile 2010

La liberazione definitiva dalla cipolla


L'unico ortaggio che per lungo tempo mi ha impedito di autoproclarmi fruttariana al 100% è stata la cipolla, mia compagna indispensabile complice (e vittima) delle mie più lussuriose insalatone di frutta e verdura. E passato un pò di tempo dall'ultima volta in cui l'ho estirpata via dalle mie grinfie ma ne ho sentito la mancanza solamente i primi giorni, in cui mi mancava specialmente la sensazione aggressiva che questa mi lasciava in bocca, chiaro segnale da intossicazione da prodotti cotti.
Eh già, perchè i sapori forti sono una chiara eco di residui tossici, mentali, emozionali e fisici.
Stasera, proprio poco fa, quando ero in cucina a prepararmi il cibo, ho visto che ai miei genitori era avanzata un pò di cipollina fresca ed ho pensato bene che fosse venuto il momento di provare a mangiarla di nuovo, studiando gli effetti sul mio corpo oramai abbastanza pulito da un regime melariano diurno e fruttariano serale.
Non c'è stato nulla da fare... Già alla vista non mi attirava per niente, in più all'olfatto, mi infastidiva e non riuscivo più di tanto neanche ad avvicinarla al mio viso, al punto che gli occhi mi lacrimavano come niente.. E pensare che una volta quasi godevo nel tagliarla a fettine grondando lacrimoni a destra e manca..
Provai poi a prenderne un morso ma non ce la feci! Infatti appena sfiorai con la mia lingua parte del suo corpo, percepii una sensazione di amaro tremenda con un inaspettato retrogusto di mortadella... A questo punto ebbi la certezza assoluta della completa tossicità di questo ortaggio, fortemente criticato e sconsigliato anche dal sistema dell'Igiene Naturale...
E' sorprendente come da un estremo io sia passata al suo esatto opposto in un tempo relativamente breve!
Infatti, ho mangiato grandi quantità di cipolle, porri e cipollotti freschi per mesi, a pranzo e a cena mentre ho smesso di cibarmene solamente un mese e qualche tempo fa.
Non avrei mai creduto di distanziarmene così tanto senza peraltro rendermene pienamente conto.. Dovetti sciacquarmi la punta della lingua più volte per togliere via il sapore amaro da me e quando alla fine vi riuscii, mi sentii davvero sollevata.
Comunque, non ci sono dubbi: una dieta fruttariana contribuisce a facilitare l'evoluzione spirituale di un individuo mantenendo puliti i canali sensoriali con i quali si percepisce il mondo esterno e quello interno alla persona e questo aiuta ad allinearci sempre più con noi stessi, su tutti i livelli di coscienza sui quali l'uomo si manifesta simultaneamente, cosa che prima sottovalutavo alquanto forse a causa proprio dell'intossicazione di cui volevo coscientemente mantenermi vittima.

Bene, questo esperimento mi ha confermato materialmente ciò che avevo cum-preso su altri piani sottili e credo di sentirmi pronta per potere esclamare ad alta voce la mia libertà definitiva dall'intossicazione di una parte della famiglia delle liliaceae!

lunedì 19 aprile 2010

Considerazioni sulla Frutta Acida Pt 2


Vorrei tornare sul discorso della cosidetta frutta acida perchè c'è bisogno di far chiarezza su questo punto perchè ne va della salute di tutte le persone che ne mangiano ma sopratutto, nel nostro contesto, perchè tutti quelli che vogliono avvicinarsi al Fruttarismo devono necessariamente sapere che non tutta la frutta è kosher (appropriata) per il genere umano.
Non so come abbia avuto origine questa falsa credenza che tutta la frutta sia adatta all'uomo, che sia il suo cibo elettivo quando abbiamo costantemente davanti agli occhi l'oggettività di Madre Natura che ci mostra come esistano bacche velenose per noi ma non per alcune specie di uccelli, di cui essi, anzi, ne vanno letteralmente ghiotti e ne costituiscono pertanto il fondamento della loro alimentazione. In questo ultimo mese (siamo in Aprile) nei mercati, sui banchi di frutta stanno apparendo sempre di più frutti come meloni, uva, prugne...primizie di stagione che, sconsiglio ancora di acquistare perchè potrebbero non soddisfare il prezzo elevato impostogli.
Vorrei soffermarmi invece, su di un altro frutto (bacca) che sta spopolando come ogni anno del resto, cioè le fragole. Non sono mai stata un'amante di questo cibo per cui non ne ho mai fatto un largo uso in passato, specialmente considerando che, nel mio caso, specifico, ero un'onnivora pastafariana che preferiva dei biscotti al cioccolato piuttosto che frutta anche caramellata/zuccherata/lavorata in genere, figurarsi quindi al naturale.
Da fruttariana ora, mi sono lasciata tentare e appena ne ho avuto l'occasione, ho acquistato una cassetta di fragole da un contadino bio.
Neanche il tempo di mangiarne una decina che il mio dente del giudizio sx e la gengiva limitrofa hanno cominciato letteralmente a pulsare molto forte scanditi dal ritmo incessante di un invisbile trapano perforante che però mi stava scavando letteralmente il centro del dente...

Dovete sapere che io ho dei trascorsi con questo dente ma non solo con lui; i miei denti e le gengive in generale, sono da sempre stati molto sensibili a tutto, persino al caldo ed al freddo.. perciò tenete in considerazione che le dosi di frutta acida che io posso sopportare sono di molto inferiori alla media e che se voi, al contrario di me, non avete questi problemi di ipersensibilità, le dosi possono ovviamente cambiare ma l'importante è tenere a mente un certo limite imposto dal buon senso.


Purtroppo, accadde che, già in un altro episodio con protagonista la frutta acida (clementine), ebbi un effetto simile sui denti, solamente che quella volta, la vittima non fu quello del giudizio, bensì un altro dente dapprima cariato e poi otturato (non con amalgame) ed ebbi modo di constatare che, non solo il dente mi doleva a causa della violenta sensazione di un qualcosa che scavava, ma che parte dell'otturazione si era addirittura scurita ed appariva come parzialmente corrosa.. Tutta la mia bocca, tutte le mie gengive e denti, uno per uno, erano comunque provati dall'ingestione di questa frutta acida e sentivo come una patina tutt'intorno a ciascuno di loro, come avvolti da una pellicola invisibile che ne contribuiva ad aumentarne la sensibilità.

In un certo senso, avrei dovuto aspettarmelo invece, molto ingenuamente, mi avvicinai a questa bacca senza troppi scrupoli, felice di poterne finalmente godere.
Sfortunatamente, non feci neanche in tempo a soddisfare la mia voglia che i disagi cominciarono subito a farsi sentire. Questa volta, al contrario dell'esperienza catartica con i datteri, l'orgasmo edonistico non arrivò, venne stroncato quasi sul nascere; potremmo paragonare queste esperienza sensoriale al pari di una triste sveltina dove solo uno dei due giunge al culmine (in questo caso le fragole).

I dolori erano molto forti. Sentivo la necessità di sciacquarmi subito la bocca e fare qualche gargarismo per togliere l'acido dal dente ma purtroppo, non avevo accesso ad alcuna fonte di acqua dove mi trovavo. Dovevo assolutamente lavare via ogni traccia dei miei eccessi di gola, come a voler negare alla coscienza di essermi lasciata trasportare in un qualcosa che sapevo incosciamente, essere stato un errore, un'intossicazione che anzi, andava sicuramente evitata.

Ah se solo avessi avuto un pò d'acqua nei paraggi!!

Decisi di non farmi prendere troppo dal panico, altrimenti avrei sicuramente rischiato di andare fuori di testa per cui decisi saggiamente di smettere di mangiare fragole.
Tornai a casa solamente alcune ore dopo e mi sciacquai la bocca. Purtroppo era passato un bel pò di tempo e l'acido aveva avuto sicuramente modo di penetrare abbastanza in profondità.
Il danno oramai era stato fatto ed era troppo tardi per tornare indietro. Il giorno dopo infatti, mi svegliai con i primi segnali di un rigonfiamento gengivale che ho imparato a conoscere a mie spese e a cui ho trovato - dopo aver subito i tremendi effetti collaterali di una sospensione antinfiammatoria sintetica orale - un temporale rimedio, ossia la supposta di Aulin o similare, di cui vi parlerò presto in un altro articolo. Per ora, sappiate che, grazie alle fragole, sono di nuovo qui, al 20 di Aprile, con una gengiva gonfia e con una sensazione pazzesca di un qualcosa che mi sta corrodendo il dente sino alla radice ed io, sicuramente, non ho ancora ben compreso qual sia la radice spirituale di tutto questo mio soffrire. Non è mia intenzione voler demonizzare alcun frutto a priori, solamente dare la mia testimonianza di vita e tentare di fare chiarezza tra frutta kosher e non kosher per l'uomo affinchè chiunque voglia intraprendere l'avventura fruttariana, possa usufruire della mia esperienza avanzando "senza strappi al motore, evitando le buche più dure"...

Ho avuto modo di ascoltare tanti punti di vista su questo argomento e sicuramente, la pubblicazione di un mio articolo - sempre sullo stesso tema - su di un social network, mi ha permesso di collezionare altre preziose esperienze di vita con la frutta acida in un tempo molto più breve di quanto ce ne volle in passato per recuperarne solamente un paio!
Da questa specie di inchiesta, è emerso che generalmente chi vede di buon occhio la frutta acida ne consuma discrete quantità e, qualora riscontri degli effetti negativi palesi, li considera come prova che la frutta acida stia sciogliendo muco ed altre impurità dai loro corpi, imputandogli dunque proprietà curative non indifferenti e sicuramente necessarie per ottenere un'efficace pulizia interiore. Dunque, queste persone, nonostante sanguinamenti ed irritazioni varie, vanno avanti imperterriti ad assumere frutta acida, convinti di farsi del bene.
Altri invece, non avendo accusato nessun sintomo visibile all'esterno, (sanguinamenti, dolori vari ecc) hanno continuato a mangiare grandi quantità di agrumi senza preoccuparsi di nulla, magari credendo pure di aver raggiunto un buon livello di disintossicazione..

A queste persone, vorrei porre il seguente quesito che mi assilla da qualche giorno, da quando cioè ho avuto di nuovo problemi ai denti a causa della frutta acida...

Se è vero che la frutta acida crea questi spiacevoli effetti collaterali perchè di fatto sta sciogliendo il muco, per quale motivo i miei genitori che sono onnivori e, tra l'altro, seguono pure una dieta onnivora scombinata, non accusano alcun sintomo mangiando grandi quantità di frutta acida?
Forse che essi siano intossicati a tal punto tanto da inibire gli effetti benefici degli agrumi?
Oppure, dato che ci sono state testimonianze di alcuni crudisti e fruttariani asintomatici, dobbiamo presumere che i miei genitori siano puliti come loro? Oppure è vero il contrario, ossia che questo crudista e questo fruttariano siano in realtà intasati al massimo come un onnivoro scombinato?

Il fattore che li accomuna è che nessuno di loro ha misurato effettivamente l'acidità presente nelle proprie urine dopo aver mangiato qualsiasi frutto acido, cosa che ha fatto invece una persona che io conosco direttamente ed ha avuto una bella sorpresa... Dopo aver stabilizzato infatti il suo PH, prese della frutta acida ed i suoi livelli di acidità si alzarono alle stelle!
La mia tesi - e quella di tante altre persone, compreso il più vecchio igienista vivente, il Dr Bass - è che la frutta acida corroda - oltre che i denti - anche le ossa e questo è molto difficile da vedere esternamente e sicuramente impiega tempo prima di poter manifestare sintomi di dolore osseo...

Dunque, è assolutamente fuori discussione che i miei denti siano molto più sensibili rispetto alla media e questo potrebbe spiegare perchè appena con dieci fragole io abbia accusato violenti dolori ma sta di fatto che una corrosione avviene comunque, che ce ne accorgiamo o meno.
Alla luce di tutto ciò, non posso credere all'affermazione che gli effetti collaterali della frutta acida siano una prova di come gli acidi purifichino il corpo e che questi smettano di dare certi problemi quando tutti i blocchi di muco sono stati finalmente sciolti perchè se lo facessi, allora dovrei equiparare un onnivoro ad un fruttariano- crudista ed essere costretta a constatare che questi stiano di fatto sullo stesso livello, nel bene e nel male.

In attesa dei vostri pareri a riguardo, vi auguro una buona serata!

martedì 13 aprile 2010

Chi conosce la dieta ideale?


Tratto dalla rivista "Les Hygiénistes" n.16

Chi conosce la dieta ideale? Nessuno veramente?

Hutzinger, dalla rivista Pandora, ha scritto nella risposta di uno dei miei seguaci, che "il regime di Mosséri non è una religione".
In effetti, non esiste il regime di Mosséri, ma esiste un regime della Natura che non appartiene a Mosséri. Non è una religione ma un comandamento. Si pensa ancora che nessuno conosce il regime ideale per l'essere umano, questo perchè si va alla continua ricerca di questa dieta ideale. Vi dirò semplicemente che non c'è da fare nessuna ricerca, poichè questa dieta ideale si conosce già attraverso tre autorità indipendenti l'una dall'altra, che raccomandano lo stesso regime:
  1. D-o (tranne per gli atei, la saggezza dei patriarchi) che aveva detto in Genesi: "Ti nutrirai di tutti i frutti e di tutte le piante da seme. Questo sarà il tuo cibo".
  2. I gorilla, gli scimpanzè e gli orangotango che si nutrono principalmente di frutta e di crudità. Questi primati sono nostri cugini, poichè possiedono organi e funzioni simili ai nostri all 99%
  3. I grandi biologi che hanno stabilito la TAVOLA DI ANATOMIA E DI FISIOLOGIA COMPARATE. Seguendo questa tavola siamo dei primati e la nostra alimentazione ideale dovrà essere quella dei primati già citati prima.
E' da notare che il regime ideale stabilito da queste tre autorità è lo stesso!!!
Questo menù ideale è dunque approvato da tre fonti differenti ed incontestabili. Su questa questione non c'è alcun dubbio.

Ciò che non si conosce bene sono le transizioni che i principianti devono attraversare per accedere a questo menù ideale.

Spero vivamente che questo spazio virtuale possa offrire attraverso le esperienze vissute in prima persona, gli articoli tradotti, gli opuscoli informativi, le pubblicazioni scientifiche e quant'altro materiale utile reperito da varie fonti (biblioteche, web ecc..) un primo punto di Orientamento concreto sia per l'aspirante Fruttariano quanto per l'Amico onnivoro/veg*etariano Simpatizzante che desidera approfondire i numerosi risvolti di questa Dieta delle Origini.

Si può vivere solo di mele?

Tratto dalla rivista "Les Hygienistes" n.16

Uno dei miei lettori mi ha scritto la seguente lettera:

"Il vostro articolo sotto lo stesso titolo apparso nel n.14 della vostra Rivista, mi ha dato l'occasione per raccontarvi la seguente storia:
Nel 1966, quando lavoravo in un ufficio ad Odense, in Danimarca, una collega mi ha raccontato quanto segue:
Lo scorso inverno fece un piccolo viaggio in ferry boat. Faceva molto freddo ed il mare era coperto di ghiaccio. Ad un certo momento il battello urtò e si fermò completamente. Per proseguire bisognava aspettare l'assistenza di un rompighiaccio. Durante questa attesa imprevista, l'equipaggio offrì del cibo e delle bevande agli sventurati passeggeri. A questo punto, un signore rifiutò tutto ciò che gli venne offerto. Spiegò che egli non mangiava altro che delle mele!!! Da più di dieci anni mangiava 5kg di mele al giorno e niente altro. Una volta aveva assaggiato delle pere, per cambiare un pò ma questo gli aveva causato male alla pancia.
- Non sono mai malato, mai stanco, diceva. Ho seguito questo regime in seguito a disturbi digestivi.
- Qual è il vostro mestiere, signore?
- Scavatore.
Da notare che la collega che mi ha raccontato questa storia aveva poco da crederci, non essendo particolarmente interessata ad una vita sana".

Y.Y

* * * * *

Ho sempre detto che le mele sono il miglior frutto per la salute. Nè le arance, nè le pere, nè alcun altro frutto uguaglia le mele. D'altronde, questa rarissima esperienza, valorizza le idee dell'istintoterapia. Infatti quando si ha fame non è difficile scegliere il cibo. La fame prima dell'odorato. E' verosimile ed anche certo che questo scavatore aspettava la fame per mangiare, altrimenti non avrebbe potuto mangiare lo stesso cibo per dieci anni. L'odorato stimola l'appetito, non la fame. L'appetito è ingordigia, bulimia. Ma non parlate di eccessi nè di abusi nè di bulimia agli istintivi, questo non esiste! Non riconoscono altro che l'odorato. Avete notato i cani, che seguono rigorosamente il proprio odorato, mangiano tanto fino ad ammalarsi? E da dove viene ogni disturbo di salute che ne consegue? Gli istintivi, di cui in parte, il ragionamento è distorto dalla realtà, come negli ossessionati, vi diranno che gli alimenti non erano bio! Mangiate dieci avocadi per volta e se vi ammalerete, vi diranno che gli avocadi non erano biologici!
Infine, se un lavoratore fisicamente giovane ha bisogno di mangiare 5kg al giorno di mele, una persona anziana, sedentaria e di sesso femminile, avrà bisogno di un solo chilo al giorno.

lunedì 12 aprile 2010

L'Indigestione da Datteri



Il peccato originale fu un’indigestione. E tutta la Creazione, il risultato di dolorosi crampi addominali.

Ho mangiato dall’Albero della Conoscenza.
Ho dato ascolto alla Voce del Serpente ed ho mangiato.
Ho mangiato del frutto dell’Albero della Conoscenza.
Io, Chava dell’anno 5770, non sono cambiata affatto rispetto alla Chava di quasi seimila anni fa che prese del frutto e ne diede pure a suo marito.
Nel Giardino di Eden che era la mia stanza, andavo inconsapevolmente inscenando il mi-drash della Coscienza dell’Uomo agli albori della creazione.
La mia coscienza è tornata quasi al punto di partenza, appena prima di cadere.
Quasi per darmi di nuovo la possibilità di resistere e non commettere più lo stesso errore.
Ma ho fallito.
Ci sono caduta con tutte le scarpe. Letteralmente.
Ho ignorato il consiglio del saggio Nefesh, la coscienza fisica del mio Essere multidimensionale (corpo), non ho ascoltato il consiglio di D-o, che mi diceva di mangiare prima dell’Albero della Vita e poi dell’Albero della Conoscenza perché di fatto mi avrebbe dilaniato dentro, non avrei retto, sarei morta.
Fu così che scelsi di interrompere alcune ore prima del previsto il mio Tempo Melariano per mangiare degli squisiti datteri marocchini che avevo acquistato il giorno stesso al mercato di P.zza Vittorio. Affondai le mie dita nelle carni tenere e dolciastre di questi frutti meravigliosi, dapprima con delicatezza, poi via via sempre più velocemente, fino a violentarli, entrando in profondità nei loro corpi, per privarli dei loro semi..
Tutta la mia bocca era estasiata tanto era il piacere che traeva da questa allucinazione terrena. La mia mente cominciò ad eclissarsi subito dopo mi allontanai dalle mele, quando mi allontanai da D-o. Avvenne che lasciai il controllo del mio Essere sotto il comando del Serpente, che, ad ogni dattero, mi avvolgeva sempre più nelle sue spire.
Mi ritrovai così, inconsciamente, a danzare con il serpente il ballo della seduzione, quello che precede qualsiasi tipo di accoppiamento.
Tutti i miei sensi erano proni a ricevere quanto più piacere possibile e non intendevano smettere per alcun motivo. La cavità orale secerneva saliva in quantità abbondante alla stessa maniera della vagina di una donna che sta per concedersi ad un’attività parallela: l’atto sessuale.
Come due amanti nell’alcova, io ed il serpente ci rotolavamo uno su l’altro, sfidandoci a chi aveva il controllo dell’altro. A volte riuscivo a fermarmi, riuscivo a distrarmi qualche minuto, pensando ad altro; le mia mente ogni tanto riusciva ad affiorare e a farmi presente di smettere, che sarei finita male ma… ogni volta interrompevo la danza, era un’occasione in più per il serpente per farmi notare quanto calda io fossi, quanto eccitate le mie carni fossero, quanto desiderassi godere ancora.. Così, astuto, non perdeva neanche un secondo di più per sottomettermi e riprendere la danza da quell’esatto momento.
Ecco ora ero sotto di lui, cominciavo a sentire il peso in eccesso dei datteri sul mio stomaco. Il mio nefesh cercò di intervenire per salvare il salvabile visto che la mente era completamente fuori uso. Non volli prestare ascolto. Decisi di ignorare queste sensazioni di disagio, proprio come fa una donna quando il corpo di suo marito si muove sopra di lei donandole allo stesso tempo, attimi di piacere ed altrettanti di dolore.
Se avessi prestato ascolto al dis-agio, sarebbe terminato pure il piacere.
Ed io non volevo (potevo) permetterlo.

Il mio corpo provò davvero in tutti i modi a fermarmi, a farmi ri-prendere coscienza della situazione, addirittura trasformando la percezione del gusto dolce del dattero in quella acida di una fetta di prosciutto cotto…
A quel punto mi bloccai, decisa a darci un taglio. Aveva funzionato. Il mio corpo era riuscito a trovare qualcosa che mi disgustasse a tal punto da smettere all’istante. Aveva combinato insieme un prodotto animale e pure il discorso del “cotto”. Formidabile.
Tutto ciò fu davvero aberrante. Mi scosse nel profondo.
Ed il Serpente se ne accorse.
Ora mi trovavo sopra di lui. Il mio piede schiacciava la sua testa. Giù, verso il basso, verso la terra, verso la materialità. Lontano da me, che mi ero levata un poco più in alto grazie al richiamo della mia natura Divina. Come San Michele che lotta contro il drago, in quell’attimo la mia coscienza aveva incarnato tali iconolatriche sembianze.
Fuggii dall’alcova, diretta in cucina a riporre i datteri nella credenza ma quello fu decisamente il posto peggiore dove poterli riporre..
Credetti, infatti, di essermi liberata dalla danza se (n) ssuale del Serpente e per alcune ore mi lasciai dietro tutto questo turbine di forti emozioni ma accadde che…
Tornai a casa a notte fonda, dopo aver avuto più occasioni per distrarmi e prendere una cosiddetta “boccata d’aria” ma la brace che ardeva silenziosamente sotto la mia lingua non era stata per nulla spenta ed accadde che divampò improvvisamente appena varcai la soglia di casa e mi trovai a passare per la cucina. Così, dato che durante la passeggiata fuori, avevo avuto modo di far riprendere il mio fisico, presi di nuovo i datteri e li riportai in camera mia, dove aveva avuto inizio l’amplesso con il Serpente.
Il primo dattero che presi servì per chiamare il Serpente, per avvertirlo che ero tornata e che volevo di nuovo accoppiarmi con lui.
Non esitò ed uscì dallo stato di sonno in cui l’avevo costretto a cadere, deciso stavolta a darmi quell’appagamento che sapeva andavo cercando.

Quello che accadde non fu colpa sua. Fece né più né meno quello che volevo andasse fatto. Solo che lo fece veramente troppo bene…
La nostra danza riprese come se non fosse passato neanche un minuto dal momento in cui l’avevamo interrotta.
Le mie dita erano tutte appiccicose e per ogni dattero che mangiavo dedicavo qualche secondo a leccarmi pure le dita, perché - come i guru della Tv ed i maestri del consumismo insegnano - non si può godere veramente appieno di una cosa se non ci si dedica qualche minuto a quest’attività.
Del resto, in una società lecchina, abituata a leccar ben altre parti del corpo, il consiglio viene da un esperto certificato. Mangiai così altri 200 grammi di datteri. In meno di otto ore avevo mangiato quasi un kg di datteri.
Arrivai all’acme del piacere. Il mio stomaco era fisicamente pieno.
Ero felice ed appagata. Come uno scalatore che decide di arrivare in cima ad una vetta altissima, magari inviolata.

Andai a dormire serena con la prospettiva di svegliarmi il giorno dopo e fare tante cose, sicuramente di prenotare altri colloqui.
Non mi passò nella testa neppure per un secondo che così come un’alpinista ascende alla vetta dopo un’interminabile salita, egli deve pure discendervi e che questa fase non è più facile della precedente.

Non compresi di aver compiuto solo metà dell’Opera.
Non immaginai che ora era arrivato per me il momento della Creazione.
Il momento del parto. Il passaggio dell’Essere al Non-Essere.
Ora, avrei dovuto necessariamente svuotarmi. Tutti i livelli del mio Essere avrebbero dovuto farlo poiché avevano raggiunto sufficiente pienezza.

Il mattino dopo, il ritorno della mia neshama nel corpo fu disturbato da alcune fastidiose fitte all’addome che peggiorarono man mano ella riprendeva via via possesso delle sue facoltà.
Andai al bagno a far pipì. Fu l’ultimo passo prima di toccare terra. Prima di toccare il fondo. Si ruppero le acque. Le acque della vita, dove sopra vi aleggiava beato lo spirito di D-o.
Mi ritrovai così in pochi attimi ad urlare e contorcermi per casa in preda a crampi addominali mostruosi. Nel mio corpo stava avendo luogo il fenomeno dello Tzim Tzum, la contrazione che diede origine, attraverso varie fasi, alla creazione di tutti i mondi, compreso quello in cui viviamo noi ora.

Il creato è vivo. Re-spira. Si riempie d’aria e poi si svuota, bruciando energia, alternando piacere e dolore originando da questi intervalli altalenanti quel fenomeno misterioso che noi chiamiamo Vita.

Chai (חַי) in Ebraico significa “vivo”, è il simbolo della Vita. Allo stesso tempo questa parola significa anche crudo, facendo intuire senza troppi giri di parole che la vita risiede nel cibo crudo.
Chava – Eva, era la madre di tutti i viventi (non solo gli uomini), difatti da chai scaturiscono le chayot – le creature viventi (animali e vegetali).
Se si uccidono delle chayot per ottenerne prodotti di cui nutrirsi anche se fossero chai (crudi) non sarebbero comunque più vivi; con la morte esse diventerebbero tutt’altra cosa – non sarebbero più chayot perché la vita ha abbandonato i loro corpi. Questo è esattamente ciò che accade al cibo ed a qualsiasi prodotto quando entra in contatto con il fuoco.
Il fuoco è divino e potente quanto l’uomo. E l’uomo purtroppo, potrà comprendere il fuoco (e come usarlo) solamente dopo che avrà conosciuto la propria origine divina.
L’uomo ha dis-perso il sale del suo sapere mettendolo in prodotti carnei da conservare; ha bruciato i libri non scritti della sua conoscenza sul fuoco distruttore degli olocausti animali/vegetali; l’Adam ha cominciato a distruggere tutto ciò che era intorno a lui quando si allontanò da una coscienza di Condivisione per migrare verso una coscienza di tipo Egoistico; quando perciò abbandonò la frutta e si è diede, complice il fuoco, all’onnivorismo, che gli aperse le porte verso un abisso di profondo dolore dove le altre creature - un tempo sue migliori amiche – oggi non sono che schiave e martiri di cotanta depravazione.
Con un morso Chava assaporò il gusto del frutto della conoscenza e poi, entusiasta ne offrì anche a suo marito, il quale non seppe resistervi, e ne mangiò fino ad accusare tutti i sintomi di una bella indigestione.

Il valore numerico della parola chai è 18. Se applichiamo una gematria semplicissima, vediamo che sommando 8+ 1 otteniamo 9, che ci riconduce alla lettera Tet - lettera che rappresenta figurativamente l’utero ed il serpente – in Ebraico Tan.
E’nell’utero che avviene la fecondazione, che il bambino, prodotto dell’atto sessuale, comincia a formarsi.

La radice di questa parola è formata dalle lettere Chet-Yud-Hei. Chet – mancare l’obiettivo (tradotto miseramente con la parola “peccato”) Yud – il “punto” iniziale dello Spazio-Tempo, momento in cui comincia lo TzimTzum, la formazione dell’indigestione in atto, lettera Hei, la quinta lettera dell’alfabeto Ebraico che simboleggia la dimensione materiale, i nostri cinque sensi fisici, lo TzimTzum entra in questo mondo sottoforma dell’incessante respiro cosmico che tutto pervade, sottoforma del piacere e del dolore, della gravidanza, dove per un pelo (dattero) l’uomo non riesce ad emulare il suo Creatore..
Qual è la mancanza, quale la differenza, dov’è il peccato? La nostra coscienza.
D-o creava per dare, noi per ricevere egoisticamente.
Paghiamo a caro prezzo i vizi del nostro egoismo. Osserviamolo primo su tutto, concentrandoci su ciò che mangiamo. Ho visto tante volte correre in bagno persone che si erano abbuffate dopo un sontuoso rinfresco di matrimonio/comunione/battesimo ecc perché avevano passato le ultime 6 ore sedute ad un tavolo cercando di riempire i loro corpi come fossero sacchi della spesa. Già, perché è esattamente così che la maggior parte dell’umanità concepisce il proprio organismo: un contenitore da riempire di cose a caso.
I prodotti cotti/lavorati/trattati, specialmente quelli di origine animale, generano sonnolenza, disturbi di vario genere anche gravi, effetti indesiderati da far invidia ai farmaci più potenti che il S.S. N non passa. Forse perché lo Stato non vuole sentirsi “troppo” responsabile delle morti che propina ad altri. A pagamento.
C’è poco da scherzare su questa faccenda: con tutti quei conservanti/additivi/coloranti/emulsionanti cancerogeni ecc che quei prodotti contengono, oltre che ad essere già di per sé tossici per un organismo sano, possono suscitare reazioni sconosciute in concomitanza con altri farmaci che si stanno assumendo o che si assumeranno. Esempio: mangio la pasta al ragù mi viene mal di testa e prendo un’aspirina..
I dottori di oggi non sono più come quelli di una volta…
Eh già. Questo è accaduto quando l’uomo scelse di indugiare nella malattia, crogiolandosi nei piaceri del cotto e dei prodotti animali.
Una volta i dottori venivano pagati per ogni giorno in cui il paziente era in salute ed i pagamenti si omettevano qualora egli fosse caduto malato. Perché significava che il dottore non aveva fatto bene il suo lavoro. Perché il lavoro del dottore era quello di promuovere la vita sana, il benessere.
Ma oggi? I dottori di oggi sono divenuti degli abili commercianti; peccato che vendano morte piuttosto che vita, peccato che prescrivano farmaci inutili (e dannosi) pur di stampare una ricetta rossa in più che, tradotto in termini materiali significa “più soldi a fine mese” , peccato contribuiscano in questo modo a mantenere in piedi un sistema malato, cancerogeno, che se c’è una cosa che andrebbe davvero sanato, sarebbe, prima fra tutti, lo Stato ed il Sistema Sanitario Nazionale. Bisogna compatirli del resto: la classe medica è schiava di quella farmaceutica. Il dottore non è che un burattino, non è che uno di noi. E’ uno schiavo lavoratore che deve sfamare la sua famiglia e così pure il malach-rappresentante (angelo/messaggero) delle multinazionali, che viene ad annunciare la lieta novella a noi tutti: “Con questo farmaco risolverete tutti i mali che vi affliggono, di questo mondo e quell’altro!”
La scienza è come la religione: entrambe si prodigano a chi fa prima nell’annunciare la venuta del tanto atteso Messia.


Le contrazioni forti durarono solo un paio d’ore, grazie a D-o. Mi misi a letto subito in quanto non potevo assolutamente rimanere in piedi e cercai, una volta sdraiata, di assumere una posizione che mi facesse evitare di sentire troppo dolore. Invano. Cominciai a sudare freddo per cui mi spogliai. Cercai di respirare muovendomi il meno possibile in quanto ogni volta espiravo l’immaginaria morsa fatta di lunghi e profondi aghi affondava i suoi denti metallici nelle mie carni lasciandomi con il fiato spezzato.
Nel frattempo, si scatenò un crampo allucinante sul muscolo del mio trapezio destro. Non riuscivo a tenere più a bada tutti questi dolori. Avevo assunto le posizioni più assurde che neanche il più esperto maestro di Kamasutra al mondo avrebbe potuto inventare nel pieno della sua facoltà creativa. Fui costretta ad arrendermi. Non potevo più contrastare il male. Mi abbandonai a lui, al suo gioco, come prima mi abbandonai con piacere a quello del Serpente. Lo feci quando mi resi conto che non avevo davvero altra alternativa; mi scopersi indifesa, sola, priva di armi con cui arginare gli infami effetti dei miei eccessi.
Non avevo dei frutti della maracuya per cui non mi rimaneva che pensare alla malva, come rimedio erboristico presente in casa, oppure al maalox.
Abbandonai subito questi pensieri anche perché con gli anni, ho avuto modo di sviluppare una certa confidenza con me stessa e la mia parte fisica e so di poter resistere a lungo con il dolore prima di prendere qualsiasi cosa e poi perché l’idea di bere almeno 4 tisane tiepide prima di considerare un qualche blando effetto sul mio corpo mi disgustavano alquanto.

Lo strazio delle carni mi insegnò a sottostare duramente alle regole del gioco.
Tutto ciò – dall’abbuffarsi di datteri ai crampi addominali sintomo di indigestione – assunse sempre più i chiari risvolti di un’esperienza sado-masochista.
La vita de-generata dalla caduta lo è.
La storia dell’uomo è nata a causa di un’indigestione di frutti acerbi, dicono parafrasando i maestri kabbalisti. Mi lasciai così sommergere dal dolore; mi immersi dentro di esso, affinché divenisse per me come una seconda pelle. Lasciai che gli spasimi, come lingue salate nel mare delle afflizioni, leccassero le ferite aperte delle mie carni infliggendo ad ogni colpo, maggior pena. Per dis-perdermi in esso nella sua immensità e non provare più dolore, dovetti necessariamente abbandonare la percezione del mio ego.
E per fare questo, dovetti prima di tutto imparare a lasciarmi cullare al ritmo dei burrascosi movimenti dei flutti marini che con veemenza si schiantavano sui promontori delle mie ossa senza opporvi alcuna resistenza, divenendo una sola cosa con l’infinito oceano delle mie Emozioni.
Le prime volte furono terribili perché queste ondate arrivavano sempre inaspettatamente e non sapevo prevedere da dove, lasciandomi di fatto vulnerabile e disarmata.
Quando finalmente mi lasciai andare, ben presto mi accorsi che nel loro caos danzante, queste lingue d’acqua tendevano a formare un pattern ben definito attraverso il quale riuscivano a comunicare tra loro. Mi abbandonai sempre più, focalizzando la mia attenzione non più sul dolore fisico ma sul dialogo che stavano conducendo. Non stavano semplicemente parlando, quello che ora percepivo era un canto! Un canto affascinante.
Nella morsa straziante degli spasimi avevo trovato finalmente un po’ di sollievo!
Ora gioivo e sopportavo tutto molto meglio.
Man a mano che il processo proseguiva, comprendevo sempre più le cause intrinseche dello stato in cui mi trovavo ed acquisivo lucidità. Divenni pienamente cosciente che ciò che stavo vivendo era il diretto risultato di una mia mancanza (peccato) ed era necessario ora esperirne tutti gli effetti. Non ci sono preservativi per questo genere di rapporti sessuali. I rimedi che esistono sono paragonabili agli effetti distruttivi della pillola abortiva RU486.
Se proprio capita di dover soffrire, meglio se lo si faccia in maniera cosciente, genuina, piuttosto che farlo a causa di un rimedio tossico che ti toglie il dolore senza che tu faccia niente per avanzare nel percorso spirituale e finisca poi con il privarti della consapevolezza intrinseca del Male.

Comprendere cosa sia il Male significa sapere come evitarlo.
Abbiamo tanti farmaci oggi che servono a cancellare i sintomi del dolore perché non solo gli orecchi ed il cuore dell’uomo si sono induriti, ma anche la sua capacità di “vedere al di là” delle apparenze si è notevolmente ridotta.
Questo perché abbiamo smesso di usare i nostri sensi spirituali, ed ora stiamo perdendo anche quelli fisici,deboli, incapaci da soli senza l’ausilio degli altri, di comprendere la radice Essenziale delle cose. Quei canti furono come una nenia per me e mi addormentai.
Mi svegliai ore dopo già molto meglio.
Commisi l’errore però di continuare con il mio digiuno d’acqua.
Spiritualmente stavo facendo il pieno di Chochmah; mi stavo nutrendo di saggezza.
Ma l’acqua che bevevo io era inorganica e contribuiva ad acidificare il mio corpo, già mezzo acidificato a causa dei datteri essiccati.
Portai le pene di questa vicenda ancora il giorno successivo, quando i miei tessuti cominciarono a rilassarsi di nuovo. Mi alzai presto quella mattina per recarmi in centro a sbrigare delle commissioni e prima di uscire mangiai una sola mela dopo 24 h di digiuno d’acqua. Ero in formissima, a parte i muscoli indolenziti. Tornata a casa, proseguii solo mele fino a sera, quando mi feci la solita insalatona ed oggi, eccomi qua, tornata a pieno regime, a scrivere questa mia esperienza dattilifera senza fine!