Di solito questa è la risposta ignorante e superficiale (tipicamente antropocentrica) che si riceve da una persona a cui viene fatto presente che anche i vegetali e gli ortaggi, come ad esempio, una piccola carota, vogliono vivere e non hanno alcuna intenzione di soffrire finendo bolliti in qualche macabro pentolone, sgranocchiati avidamente crudi, frullati/centrifugati da macchine smembratrici spietate di succhi, esattamente come qualsiasi altra creatura al mondo. Anche le creature vegetali allo stesso modo delle creature animali provano dolore, stress, si indispettiscono ed hanno le proprie simpatie/antipatie verso chi gli sta intorno; è ora di prenderne atto!
Sono stati fatti moltissimi studi sulla sensibilità delle piante e sono emersi risultati a dir poco sconcertanti: i vegetali sarebbero addirittura più evoluti di noi umani e degli altri animali! Posseggono infatti delle caratteristiche uniche, facoltà che noi, al momento attuale della nostra evoluzione umana/spirituale, non possediamo e siamo pure ben lontani dall'esserne coscienti ma che faremmo bene a tenere sempre a mente. Pensiamo per esempio, al miracolo della fotosintesi clorofilliana.. Questo è un processo assai noto, talmente tanto che è finito per diventare un banale accadimento a cui rivolgervi anche solo un pensiero al giorno è chiedere troppo all'uomo moderno sempre di corsa a preoccuparsi delle malattie, cosa cuocere (uccidere) per per pranzo/cena, come accumulare più denaro ecc
Eppure, dovremmo imparare ogni mattino, appena apriamo gli occhi, a rivolgere un pensiero a Elokim/Tevà (D-o/Natura) per averci dato la possibilità di essere vivi anche quest'oggi.
Ad un livello manifesto di realtà possiamo ben dire che senza le piante non esisteremmo, la vita sulla'intero pianeta non esisterebbe. La vita di NESSUNA creatura.
Perciò, cominciamo a guardare in faccia la realtà dei fatti senza nasconderci dietro scuse che non hanno alcun senso, se non per aiutarci a sentire (ipocritamente) a posto con la coscienza: i vegetali sono esseri viventi in grado di provare dolore e proprio come gli animali non umani e l'uomo, non desiderano esser mangiate e soffrire. La responsabilità di prendere le loro vite per usufruirne come cibo (tra l'altro, pure non adatto alla specie umana come vedremo a breve) sta solamente a noi.
Nutrirsi senza uccidere non solo è possibile, ma è superbamente il modo migliore per farlo! Il Fruttarismo è la risposta concreta.
La difesa delle piante contro gli erbivori o resistenza pianta-ospite (HPR) descrive una serie di adattamenti evoluti dalla pianta che migliorano la propria sopravvivenza e riproduzione riducendo l'impatto degli erbivori. Le piante usano diverse strategie per difendersi dai danni causati dagli erbivori. Molte piante producono metaboliti secondari, conosciuti come allelochemici, che influenzano il comportamento, la crescita o la sopravvivenza degli erbivori. Queste difese chimiche possono agire come repellenti o tossine per gli erbivori, oppure ridurre la digeribilità delle piante. Altre strategie difensive usate dalle piante includono scappare o evitare gli erbivori nel tempo o nello spazio, per esempio crescendo in un punto dove le piante non possono esser trovate facilmente, oppure ancora cambiando schemi di crescita stagionali. Un altro modo è anche quello di deviare gli erbivori verso parti non vitali, oppure di migliorare la capacità della pianta di riprendersi dai danni causati dagli erbivori. Alcune piante incoraggiano la presenza di nemici naturali degli erbivori, che a loro volta proteggono la piante. Tutti questi tipi di difesa possono essere sia costitutivi (sempre presenti nella piante) oppure indotti (prodotti in reazione al danno o allo stressa causato dagli erbivori).
Storicamente, gli insetti sono stati gli erbivori più importanti, e l'evoluzione delle piante è associata strettamente con l'evoluzione degli insetti. Mentre la maggior parte delle difese della pianta è diretta contro gli insetti, si sono sviluppate altre difese che sono intese specificatamente per gli erbivori vertebrati, come gli uccelli ed i mammiferi. Lo studio delle difese delle piante contro gli erbivori è importante, non solo da un punto di vista evolutivo, ma anche nell'impatto diretto che queste difese hanno sull'agricoltura, incluse le riserve alimentari umane e del bestiame, com pure nella ricerca di piante di importanza medica.
Co-evoluzione
Gli Erbivori dipendono dalle piante per ottenere cibo, ed hanno sviluppato dei meccanismi per ottenere questo cibo nonostante l'evoluzione di un vario arsenale difensivo della pianta. L'adattamento erbivoro alle difese delle pianta è stato correlato ad un aspetto offensivo e consiste di adattamenti che permettono un'alimentazione maggiore ed un uso della pianta ospite. Le relazioni tra gli erbivori e le loro piante ospite danno molto spesso risultati di cambiamento evolutivo reciproco, chiamato co-evoluzione. Quando un erbivoro mangia una pianta la seleziona per specificità e reciprocità, e le specie co-evolvono in questo senso. Il meccanismo "fuga e radiazione" per la co-evoluzione presenta l'idea che gli adattamenti negli erbivori e nelle loro piante ospite sono stati la forza motrice dietro la speciazione ed hanno giocato un ruolo nella radiazione delle specie insettivore durante l'era delle angiosperme. Alcuni Erbivori hanno sviluppato modi di dirottare le difese delle piante a proprio vantaggio, sequestrando questi agenti chimici per poi usarli per autoproteggersi dai predatori.
Tipologie di Difesa
Le difese di una pianta vengono classificate generalmente come indotte o costitutive. Le difese costitutive sono sempre presenti nelle piante, mentre quelle indotte sono sintetizzate o mobilizzate nel punto in cui la pianta viene ferita.
Difese Chimiche
L'evoluzione delle difese chimiche nelle piante è correlato all'emergere di sostanze chimiche che non sono coinvolte nelle attività essenziali fitosintetiche e metaboliche. Queste sostanze, metaboliti secondari, sono composti organici che non sono direttamente coinvolti nella crescita normale, nello sviluppo o nella riproduzione degli organismi e sono spesso prodotti come sottoprodotti durante la sintesi dei prodotti metabolici primari. Questi metaboliti giocano un ruolo importante nella difesa contro gli erbivori. I metaboliti secondari sono spesso caratterizzati come qualitativi o quantitativi. I metaboliti quantitativi sono definiti come tossine che interferiscono con il metabolismo dell'erbivoro, spesso bloccando specifiche reazioni biochimiche. Le sostanze chimiche qualitative sono presenti nelle piante in dosi relativamente concentrate (spesso meno del 2% del peso secco). Sono delle piccole molecole idrosolubili, e dunque sono metabolizzate rapidamente, trasportate ed accumulate con pochissimo sforzo da parte della pianta. Allelochimici qualitativi sono di solito efficai contro gli erbivori non adattati.
Quelli quantitativi sono presenti in alte concentrazioni nelle piante (5-40% del peso secco). La maggior parte dei metaboliti quantitativi sono riduttori della digestibilità che rendono le pareti cellulari della piante indigeste per gli animali. Gli effetti dei metaboliti quantitativi dipende dal dosaggio e dunque più alta sarà la proporzione delle sostanze chimiche nella dieta dell'erbivoro, meno sarà il nutrimento che l'erbivoro potrà ottenere dall'ingestione dei tessuti della pianta.
Tipi di difese chimiche
Le piante hanno sviluppato molti metaboliti secondari coinvolti nella difesa della pianta, che sono conosciuti come componenti antierbivori e possono essere classificati in tre sotto-gruppi: composti nitrogeni (alcaloidi, glicosidi cianogenici e glucosinolati), terpenoidi e fenolici.
Gli alcaloidi derivano da vari amino acidi. Hanno effetti farmacologici sugli umani e sugli altri animali. Inibiscono la sintesi delle proteine e disturbano i meccanismi di riparazione del DNA.
Gli alcaloidi hanno effetti sulla membrana cellulare che fanno invecchiare le cellule.
I glicosidi cianogenetici vengono accumulati in forma inattiva nei vacuoli delle piante. Diventano tossici quando gli erbivori mangiano la pianta e rompono le membrane cellulari facendo si che i glicosidi entrino in contatto con gli enzimi nel citoplasma rilasciando idrogeno cianido che blocca la respirazione cellulare. I glucosinolati sono attivati quasi allo stesso modo dei glucosidi cianogenici, ed i prodotti possono causare gastroenteriti, salivazione, diarrea ed irritazione della bocca.
I terpenoidi, spesso chiamati isoprenoidi, sono sostanze chimiche organiche simili ai terpeni. I diterpeni, gli steroidi e gli steroli della pianta possono essere molto tossici e causano la rottura delle cellule del sangue degli erbivori. I fenoli, hanno proprietà antisettiche mentre altri interrompono l'attività endocrina.
Alcuni esempi di fenoli usati come difesa dalle piante sono: lignina, silimarina ed i cannabinoidi.
I tannini condensati, inibiscono la digestione dell'erbivoro, legando le proteine consumate della pianta rendendole più difficili da digerire, interferendo inoltre con l'assorbimento delle proteine e degli enzimi digestivi. La silica e la lignina, completamente indigeste per gli animali, corrodono le mandibole degli insetti (organo essenziale per l'alimentazione).
Le piante hanno molte strutture difensive esterne che scoraggiano gli Erbivori. A seconda delle caratteristiche fisiche degli Erbivori (ad esempio la taglia e corazza difensiva) le difese strutturali della pianta sugli steli e sulle foglie può ferire o addirittura uccidere l'animale che pascola. Alcuni composti difensivi sono prodotti internamente ma rilasciati sulla superficie della pianta; per esempio, le resine, le lignine, il silice e la cera ricoprono l'epidermide delle piante terrestri ed alterano la trama del tessuto della pianta. Le foglie delle piante del genere ilex, per esempio, sono molto lisce e scivolose rendendo difficile l'ingestione. Alcune piante producono delle gomme o resine che intrappolano gli insetti. Le foglie e gli steli di una pianta possono essere coperti di spine affilate o tricomi - capelli sulle foglie, a volte contenenti agenti irritanti e veleni. Le caratteristiche strutturali della pianta come le spine e gli aculei riducono la possibilità di venir mangiate dai grandi erbivori ungulati (ad esempio kudu, impala e le capre) restringendo così l'ingestione da parte degli erbivori, oppure consumando i molari. La struttura di una pianta, la disposizione dei suoi rami e delle foglie può evolversi anche per ridurre l'impatto di questi animali. Gli arbusti della Nuova Zelanda hanno sviluppato speciali diramazioni molto ampie in risposta ad alcune specie di uccelli, come per esempio i moa. Allo stesso modo, le acacie Africane hanno spine dense all'esterno, ma nessuna nel mezzo della corona, che sarebbe vulnerabile a causa della loro vicinanza al suolo, mostrano una profusione di spine che diminuiscono con il tempo. Gli alberi come la palma da cocco ed altre, proteggono i loro attraverso i numerosi strati di un guscio duro, e rendono necessario l'uso di strumenti efficienti per arrivarvi ed anche particolari abilità nell'arrampicarsi sul tronco molto alto e liscio.
Tigmonastia
I movimenti tigmonastici, quelli che avvengono in risposta al tocco, sono usati come difesa da alcune piante. Le foglie della pianta sensibile, la Mimosa pudica, si chiudono rapidamente in risposta ad un tocco diretto, ad una vibrazione, o addirittura ad uno stimolo elettrico e termico. Il motivo per cui avviene questa risposta meccanica è un cambiamento improvviso nella pressione del turgore del pulvino alla base delle foglie che accade per un fenomeno osmotico. Successivamente questo viene diffuso sia attraverso impulsi elettrici e chimici attraverso la pianta; solamente perchè una sola foglia è stata disturbata.
Questa risposta diminuisce l'area della superficie utile agli erbivori, che è rappresentata dalla parte inferiore di ogni foglia, apparendo afflosciata. Può anche scacciare alcuni piccoli erbivori, come gli insetti. La tigmonastia non è solamente utile nello scoraggiare gli erbivori, comunque. Per esempio la venere acchiappamosche la usa per catturare il suo cibo.
Mimica e camuffamento
Alcune piante mimano la presenza di uova d'insetto sulle loro foglie, dissuadendo alcune specie di insetto dal deporvi le proprie. Siccome le farfalle femmina di solito non usano deporre le uova sulle piante dove già ce ne sono altre, alcune specie di rampicanti neotropicali della specie Passiflora (Fiore della Passione) contengono strutture fisiche che ricordano le uova gialle delle farfalle della specie Heliconius, che scoraggiano l'ovoposizione delle altre.
Difese Indirette
Le larghe stipole a forma di spina dell'Acacia collinsii sono cave ed offrono riparo alle formiche, che, a loro volta proteggono la pianta contro gli erbivori. Un'altra categoria di difese della pianta sono quelle che proteggono la pianta indirettamente aumentando la probabilità di attrarre i nemici naturali degli erbivori. Questo accordo è conosciuto con il nome di mutualismo, in questo caso del tipo "amico del mio nemico". Una caratteristica è rappresentata dai semiochimici, rilasciati dalle piante. I semiochimici sono un gruppo di composti organici volatili coinvolti nelle interazioni tra organismi. Un gruppo di semiochimici sono gli allelochimici; consistono di allomoni che svolgono un ruolo difensivo nella comunicazione interspecifica, ed i kairomoni. Quando una pianta viene attaccata, rilascia allelochemici che contengono un numero anormale di volatili. I predatori percepiscono questi volatili come segnali di cibo, attraendoli verso la pianta danneggiata, e verso gli erbivori. La riduzione del numero degli erbivori apporta benefici alla pianta e dimostra le capacità indirette di difesa dei semiochimici. Queste sostanze volatili però hanno anche dei contro; alcuni studi hanno dimostrato che alcune sostanze volatili atttraggono gli erbivori. Le piante forniscono un riparo e del cibo ai nemici naturali degli erbivori, conosciuti come meccanismi difensivi "biotici". Per esempio gli alberi di Macaranga hanno adattato le pareti dei loro gambi sottili per creare dei rifugi ideali per una specie di formica, che a sua volta, la protegge dagli erbivori. Oltre che ad un riparo, la pianta fornisce alla formica anche del cibo. Allo stesso modo alcune specie di alberi d'acacia hanno sviluppato spine che servono come riparo. Questi alberi d'acacia producono anche nettare dalle loro foglie ed è cibo per le formiche.
La maggior parte delle piante possiede degli endofiti, organismi microbici che vivono con loro. Gli endofiti possono aiutare la pianta a produrre tossine pericolose per altri organismi che potrebbero attaccare la pianta, come per esempio funghi che producono alcaloidi.
Ma non è finita qui...