mercoledì 28 aprile 2010

La Vita Segreta delle Piante


Che Cosa Possono Provare i Vegetali?

Nell'ultimo ventennio la comunità scientifica ha condotto una serie di studi di notevole interesse sulle piante. In base ai risultati delle ricerche più recenti, il mondo dei vegetali - a differenza di quanto saremmo propensi a credere - non sarebbe insensibile. Le piante, infatti, sembrano essere dotate di sorprendenti capacità emotive e di sensi alquanto sviluppati. Esse sarebbero in grado di esprimere in maniera molto esplicita sentimenti e sensazioni di dolore, di paura o di gioia. Peter Tompkins e Christopher Bird esposero i risultati delle loro ricerche in questo ambito nell'opera La Vita Segreta delle Piante - pubblicata negli Stati Uniti nel 1973 e successivamente ristampata numerose volte - suscitando grande interesse da parte dei lettori. L'opera, insieme a quelle sullo stesso tema che la seguirono, rivela alcuni aspetti oggigiorno sorprendenti dei segreti della flora. Rinomati scienziati confermano, senza lasciare spazio a dubbi, la tesi secondo la quale le piante provano sensazioni e sentimenti e sono in grado di capire il mondo che le circonda e di farsi comprendere da esso.

Di seguito, un brano tratto dall'opera di Tompkins e Bird:

"In un laboratorio presso la Valle di Maida, legata al lettino di un chirurgo improvvisato giace una povera carota, in pessime condizioni ma ancora in vita. Come fossero due gambe, nella carne della carota sono conficcati due tubicini di vetro pieni di una sostanza bianca, attraversata da alcuni fili elettrici. Quando viene pizzicato con una pinza di ferro, l'ortaggio sussulta dal dolore. La carota è collegata a un sistema elettrico e, quando la scossa provocata dal suo dolore tira il lungo braccio di una delicatissima leva, viene messo in moto un piccolo specchio. Quest'ultimo proietta un raggio di luce sulla parete all'altra estremità della stanza, riflettendo in proporzioni esagerate il sussulto del vegetale. La scienza può così svelare i sentimenti di una creatura impassibile quanto una carota...!".

Questa descrizione quasi umoristica venne citata dal periodico britannico Nation, in un articolo sulle scoperte concernenti le piante e il loro mondo ricco di percezioni e sensazioni.
L'esperimento riportato dal Nation fu condotto da Sir Jagdish Chandra Bose, uno studioso indiano di fama internazionale, nonché uno dei pionieri della ricerca nel campo della botanica.
Fu verso la fine del diciannovesimo secolo che Bose cominciò a condurre i suoi studi sulle reazioni delle piante a svariati stimoli, collegando un "crescografo" - un particolare apparecchio per la misurazione della crescita delle piante - alle foglie di una di esse. Gli esiti furono a dir poco sorprendenti. Incredulo, Bose ripetè l'esperimento diverse volte per accertarsi della reale attendibilità dei risultati. Ancora meravigliato da quanto ottenuto, Bose giunse alla conclusione che le piante reagiscono a diversi generi di contatti e di stimoli esterni proprio come le altre creature viventi. Da quel momento lo studioso si dedicò all'analisi dei dati ottenuti, scoprendo che molte altre piante e ortaggi manifestano sensazioni in maniera misurabile dalla scienza.
Quando Bose espose per la prima volta i risultati delle proprie ricerche alla comunità scientifica britannica, questa stentò ad accettarli, benché consapevole dell'accuratezza e della precisione che avevano caratterizzato ciascuno degli esperimenti condotti. Tuttavia, nel momento in cui lo scienziato indiano presentò di persona i propri studi al capo degli istituti scientifici britannici, questi non potè che confermare la veridicità delle sue scoperte, suscitando l'interesse e lo stupore generali. Il prof. Sydney Howard Vines, rinomato psicologo e botanico operante presso l'università di Oxford e docente dì Bose, richiese di assistere di persona agli esprimenti del brillante allievo. Vines si fece accompagnare da Horace Brown - altro esperto di botanica - e da T. K.Howes, colui che in seguito avrebbe sostituito T.H. Huxley nel ruolo di direttore del dipartimento di botanica del Museo di Storia Naturale ' di South Kensington a Londra. "Huxley avrebbe dato la vita pur di assistere a questo esperimento!", esclamò Howes quando vide di persona una pianta reagire ad alcuni stimoli. Nelle vesti di segretario della società Linneana dì Londra, invitò dunque, Bose a esporre le sue scoperte ai propri colleghi. Gli illustri scienziati stentarono a credere a ciò che videro: la dolorosa agonia di una foglia di cavolo _mentre veniva bollita "a morte" mostrata attraverso un sístema particolare. Videro poi una rapa "affaticarsi" proprio come un muscolo e "incollerirsi" come se fosse dotata di un sistema nervoso. Assistettero, infine, al fremito che scosse il vegetale nei suoi ultimi istanti di vita, simile a quello che scuote le creature viventi negli attimi appena precedenti la morte. In seguito alle palesi dimostrazioni, persino Nature - il più rinomato e auterevole periodico scientifico britannico - accettò le teorie di Bose. In segno di gratitudine, oltre a un riconoscimento ufficiale regale e ad un titolo nobiliare per il suo operato, a Bose fu elargito un fondo per la creazione di un proprio istituto di ricerca.
Decenni più tardi, anche la comunità scientifica sovietica riconobbe che i vegetali provano sensazioni che vengono espresse in maniera inequivocabile.
Nel 1970, il primo giornale sovietico, la Pravda, annunciò in uno dei suoi titoli:
"Le piante parlano. Sì, gridano! É soltanto davanti all'uomo che tengono celati i loro sentimenti!"
Vladimir Chertkov, uno dei giornalisti di maggior spicco del quotidiano, descrisse in maniera molto vivida le sue impressioni sulla visita al laboratorio di clima artificiale della celebre Accademia Agraria Timirjazev di Mosca. In particolare, Chertkov fu colpito dall'urlo di una spiga d'orzo le cui radici erano state immerse in acqua bollente. Uno strumento di misurazione ad alta sensibilità, simile all'ECG impiegato per la misurazione del battito cardiaco umano, registrava ciascun grido del cereale, facendo sprizzare quasi all'impazzata l'inchiostro sulla carta bianca. Chertkov riportò inoltre che gli esperimenti condotti dai ricercatori russi attestavano il fatto che i vegetali fossero in grado di captare segnali esterni e di interpretarli, nonché di emetterne di propri.

Le percezioni delle Piante

Un altro interessante brano de La Vita Segreta delle Piante descrive la maniera in cui il meraviglioso mondo delle piante fu scoperto "per caso" negli Stati Uniti. Nel 1966 Cleve Backster, un americano esperto nell'impiego del poligrafo (comunemente chiamato "macchina della verità"), ebbe l'idea di collegare l'apparecchio a una pianta del suo ufficio, mentre la annaffiava. Per sua grande sorpresa, l'ago dell'apparecchio segnalò una reazione molto simile a quella di una persona calmatasi dopo aver provato un'emozione. Decisamente colpito dal fenomeno, Backster volle verificare se fosse possibile provocare reazioni più forti. Decise così di bruciare la pianta. Senza che pronunciasse neppure una parola riguardo alle sue intenzioni e prima ancora che si accingesse a metterle in atto, l'ago del poligrafo scattò verso l'alto, proprio come se l'apparecchio fosse stato collegato a una persona in preda a fortissime emozioni. La pianta, i cui "occhi" probabilmente percepiscono più di quelli umani, aveva sentito il pericolo imminente. Questo era solo il principio. Abbandonate tutte le sue occupazioni e i suoi impegni, l'esperto americano riempì il proprio laboratorio dei più disparati generi di vegetali e si dedicò alla ricerca sui loro meravigliosi misteri. "Ben presto" scrisse Backster "scoprii che le piante possono vedere meglio che se avessero degli occhi e percepire di più che se avessero un sistema nervoso!" Nel corso delle sue ricerche, Backster scoprì che le piante reagiscono non solo alle minacce dirette, ma anche a quelle indirette. Ad esempio, quando entrava nella stanza una persona loro sgradita, esse rispondevano con una particolare espressione di "disappunto". Quando entrava un insetto quale un ragno in fuga da un predatore, le piante rispondevano manifestando tormento, e ogni volta che si introducevano dei pesci in una pentola d'acqua bollente, tutte le piante rispondevano all'unisono manifestando grande pena. Le scoperte di Backster, che suscitarono grande sensazione nel mondo della scienza, gli valsero riconoscimenti a livello internazionale. Innumerevoli scienziati richiesero la stampa dei risultati delle sue ricerche, mentre gli studiosi americani iniziarono a speculare riguardo a un eventuale loro sfruttamento. Esiste un fenomeno ben noto agli orticoltori: un rampicante in "movimento" verso il più vicino bastone cambierà direzione se quest'ultimo viene spostato. Il fenomeno, per quanto strano, risulta comprensibile se si parte dal presupposto che le piante vedono e percepiscono ciò che le circonda.

Cure, Amore e Affetto

È difficile credere che l'amore e le attenzioni rivolte alle piante possano influire sulla loro crescita. Eppure, questa è la conclusione alla quale sono giunti gli scienziati in seguito a numerose e accurate ricerche. Le piante deterrebbero l'inspiegabile facoltà - ancora più complessa di quella degli esseri umani - di percepire ciò che accade intorno a loro e di reagirvi in maniera sofisticata. Di seguito un esempio, sempre tratto da La Vita Segreta delle Piante', in cui viene descritta la ricerca condotta dal chimico californiano Michael Vogel:

"Vogel chiese a un amico, uno psicologo clinico, venuto ad appurare di persona l'attendibilità dei risultati delle ricerche sulle piante, di trasmettere una forte emozione a un filodendro distante quindici piedi. La pianta ebbe una reazione improvvisa e molto forte e poi passò al "silenzio" totale. Quando Vogel chiese allo psicologo quale fosse stato il pensiero trasmesso, questi rispose che nella mente aveva paragonato la pianta al filodendro che aveva in casa, pensando a quanto inferiore fosse quello di Vogel rispetto al proprio. I "sentimenti" della pianta furono feriti tanto profondamente, da portarla a tenere il broncio per quasi due settimane".

Nella fase seguente, in seguito a dozzine di esperimenti che provarono il legame esistente fra le piante e l'ambiente circostante, Vogel raggiunse lo stadio in cui qualunque forte sentimento provasse si rispecchiava immediatamente nelle piante, anche quando si trovavano a distanza. Il seguente studio in questo senso fu eseguito da una collega:

"Tornata al giardino, Vivian Wiley staccò due foglie da una sassifraga. Ne mise una sul comodino accanto al suo letto e l'altra in salotto. `Ogni giorno, al mio risveglio' disse a Vogel `guarderò la foglia che si trova accanto al mio letto ed esprimerò in cuor mio il desiderio che viva. All'altra invece non rivolgerò alcuna attenzione. Vedremo che cosa accadrà!' Un mese dopo [Vivian] chiese a Vogel di venire a casa sua con una macchina fotografica, per immortalare le foglie. Vogel stentava a credere ai suoi occhi: quella ignorata era flaccida, marroncina e iniziava ad appassire. L'altra era invece di un verde radioso e vitale, come se fosse appena stata colta dal giardino"'.


L'Udito delle Piante

Le piante, dunque, sono consapevoli di ciò che avviene intorno ad esse. Il dott. T. H. Singh, direttore del Dipartimento di Botanica dell'Università di Annamalai, in India, nel 1950 si domandò se le piante fossero dotate anche del senso dell'udito. Singh aveva sentito dire che quelle esposte alla musica crescevano meglio e più rapidamente rispetto a quelle che invece non lo erano. Erano però necessarie prove che attestassero questa opinione. Singh creò quindi un laboratorio scientifico contenente una varietà di piante normali, sane e all'incirca della stessa età. Lavorando con una specie alla volta, fissò a una determinata distanza dalle piante un apparecchio che trasmette motivi di tre strumenti differenti: i risultati furono sorprendenti: le piante crebbero e produssero semi a un ritmo superiore alla media. In seguito a una serie esperimenti che confermarono risultati ottenuti, alcuni agricoltori decisero di applicare lo stesso sistema alle loro colture. Per un'ora al giorno trasmettevano musica gradevole in campi di diverse qualità di riso. Il raccolto ottenuto superò il solito percentuali comprese fra venticinque e il sessanta per cento! Peter Brenton, membro d Dipartimento Agricolo canadese tentò a sua volta di applicare il
sistema ad alcune piantagioni di mais che avevano subito ingenti danni a causa di una grave infestazione di insetti. Fece quindi trasmettere nei campi suoni simili al verso dei pipistrelli. Il raccolto guarì in tempi brevissimi'. Tuttavia, se questi scienziati ritenevano che i loro sforzi avessero potuto influire sull'abbondanza mondiale dei raccolti, si sbagliavano. È emerso infatti che alcuni generi di musica che accrescono il ritmo di alcuni vegetali, possono ridurre quello di altri. La scienza non è ancora in grado di svelare il mistero dei gusti musicali delle piante...

Le Piante Comunicano!

Una scoperta più recente, basata su studi condotti in California, in Giappone e in Germania a partire dal 1996, dimostra che le piante dispongono di un linguaggio chimico molto sofisticato con il quale comunicano con elementi di specie anche diverse, oltre che con insetti. Ad esempio, quando gli scienziati effettuarono un buco simile a quello creato dagli insetti su una foglia di salvia, la pianta emise un soffio di metilgiasmonato. Le piante di tabacco che crescevano sottovento captarono la sostanza chimica e immediatamente iniziarono a incrementare la
produzione di un determinato enzima che ne rende le foglie meno saporite agli insetti. Queste piante di tabacco subirono il sessanta per cento di danni in meno rispetto a quelli causati dalle cavallette e dai bruchi a piante poste accanto a salvie non perforate. Ancor più recentemente, alcuni scienziati dell'Università di Kyoto in Giappone lasciarono alcune larve di ragno muoversi in libertà su piante di tiglio, al fine di esaminare la reazione di queste ultime. I meccanismi di difesa furono cinque. Innanzitutto, ciascuna delle piante attaccate emanò una sostanza chimica che ne
cambiò il sapore, rendendola meno appetitosa per le larve. Successivamente le piante emisero altre sostanze chimiche che si dispersero; altre piante di tiglio le captarono e iniziarono immediatamente a produrre la stessa sostanza, facendosi meno saporite e allo stesso tempo avvertendo altre piante del pericolo imminente, prima che le larve le raggiungessero. Ancor più degno di interesse è il fatto che alcune di esse emisero delle sostanze che attrassero uno sciame di larve di specie diversa, che a loro volta divorarono quelle di ragno che avevano aggredito le piante'.