venerdì 19 febbraio 2010

La Liberazione dalle Verdure e la Svolta Fruttariana

Mi ero dunque liberata dalla schiavitù della cappuccina, che non sopportavo davvero più, neanche alla vista. Così le mie insalate, che costituivano e costituiscono tutt'ora i miei due pasti principali, cambiarono aspetto ed erano così composte: qualche foglia di radicchio rosso, qualche ciuffetto di spinaci, pomodori, peperoni, zucchine, qualche carota, cipolla/cipollotti/porro, sedano, funghi, qualche spezia saltuariamente, olio (di oliva oppure di semi di canapa), raramente semi di noce juglans, mentre frutta di vario tipo a volontà durante la giornata.
Per alcuni mesi mantenni questo regime, aggiungengo/sottraendo/sospendendo qualche ingrediente quando il mio corpo mi dava segnali di dis-agio.
Per esempio, ricordo, ci fu un tempo in cui avevo la frenesia di speziare il cibo e finii con l'aggiungere troppe erbe aromatiche in un sol pasto, che letteralmente persi l'appetito per alcuni giorni, arrivando ad essere disgustata dal mio nutrimento quotidiano a tal punto, che invece di desiderare frutta genuina e succosa, chiedevo mi venisse cotto del riso in bianco. Fu un'esperienza terribile per me. La mia avversione verso le insalatone e la frutta causata dall'eccesso di spezie, mi mise letteralmente in crisi in quanto non c'era altra alternativa per me se non tornare al cibo cotto, cosa che non volevo assolutamente.
A quei tempi non avevo ancora capito la regola "intossicazione chiama intossicazione" e dunque non sapevo spiegarmi il perchè di questa reazione così violenta. Fui in grado di resistere alla chiamata del riso in bianco mangiando solamente un pò di spinaci e pomodorini pachino. Alcuni giorni più tardi, tutto tornò nella norma e ripresi quindi a mangiare le mie care insalate senza, ovviamente, alcun tipo di spezia per qualche settimana, come minimo!
Passato un periodo relativamente stabile e sereno, il mio palato e le mie papille gustative cominciano a diventare sempre più insofferenti verso il radicchio rosso e, quasi in concomitanza, pure con gli spinaci.. Non riuscivo più ad ingoiare una singola foglia senza l'aggiunta di un poco di olio d'oliva.. Mi sembra di masticare fogli di carta, insipidi, duri che mi passa davvero la voglia di continuarli a mangiare.
Non mi piaceva infatti l'idea che dovessi aggiungere del condimento per farmeli andare (nel caso specifico del radicchio) oppure pensare di sofisticarli (nel caso degli spinaci) frullandoli insieme alle pere... E pensare che per mesi, la sottoscritta, si faceva fuori una testa di cappuccina spezzettata grossolanamente più radicchio senza sale, olio ed aceto.. Chi l'avrebbe mai detto. Tra i miei conoscenti ero considerata al pari di una capra.
Non mi posi troppe domande riguardo la mia scelta (necessità) di eliminare queste due verdure dalla mia dieta; seguii come sempre il mio istinto e dunque, le tolsi con tranquillità. Vedete come ritorna sempre questo leit-motiv della Regola dell'Intossicazione?
Quando un cibo per esser gradito richiede necessariamente l'aggiunta, la sofisticazione di un qualsiasi altro ingrediente, la modifica della sua forma naturale, allora in quel prodotto c'è sicuramente qualcosa che non va.

Il nostro corpo lo rifiuta. Noi non accettiamo, non vogliamo accettare/ascoltare questo sentire, queste indicazioni che provengono dall'Intelletto Attivo e preferiamo prestare orecchio alla voce dell'egoismo, ovvero della gola (intestini), che ci fa desiderare cose malsane e deleterie per la nostra salute, passando per il senso più materiale di tutti; la vista.
Ricordate vero, cos'è accaduto tempo fa, in Gan Eden, paradiso terrestre, ad Adam e Chava?
Vi ricordo i passaggi: "
"La donna osservò che l'albero era buono per nutrirsi, che era bello alla vista e che l'albero era desiderabile per acquistare conoscenza" Gn 3:6

Analizzeremo in un secondo tempo l'ultima parte di questo versetto, la parte che riguarda la conoscenza. Per il momento, soffermiamoci su quanto abbiamo detto poco più sopra. D-o dice ad Adam (Chava non era ancora stata creata quando il Creatore gli fa questo discorso, ) di non mangiare dell'Albero della Conoscenza del Bene e del Male, Etz haDaath. D-o è l'Intelletto Attivo, la voce genuina del nostro corpo che ci sta avvertendo di astenerci da una certa cosa. Il serpente, la più astuta creatura del giardino, rappresenta in questa metafora, l'intestino dell'uomo, che, a detta di moltissimi scienziati, funzionerebbe proprio come un suo secondo cervello. Certamente non avrà l'ultima parola ma è molto bravo a prendere decisioni al posto nostro facendoci credere di averle prese in prima persona.. Riesce (molto) spesso ad ottenere ciò che vuole. La tentazione. Chava, è il nostro stato di coscienza, dormiente. Sapete che non si "vede" con gli occhi, ma con il cervello? Nel testo, omileticamente, si parla di "occhi", di occhi che si aprono, di ri-scoprirsi nudi.. Ma che significa tutto ciò?
Se vediamo una bella mela succosa dovremmo forse astenerci dal mangiarla, magari facendo riferimento all'iconografia classica (ne riparleremo in seguito) che vede essere il melo l'Albero della Conoscenza del bene e del male? Certamente no!
Innanzitutto, c'è da sapere che D-o non vieta tassativamente di mangiare di questo albero; ci dice semplicemente che se prendiamo da quest'albero PRIMA di nutrirci dell'Albero di Vita, Etz Chayim, allora moriremmo. Infatti, se facciamo del cibo spazzatura, suggeritoci dal serpente tentatore (intestino) il nostro "pane quotidiano", la nostra salute ci abbandonerà. Il Creatore dell'Universo ci sta semplicemente dicendo ciò che tutti i medici e genitori dotati di buon dovrebbero dire (e troppo spesso tacciono) ai propri figli, quando stanno per uscire di casa: "Non mangiare schifezze!"
Puntualmente, noi tutti, eterni pargoli, usciamo ed andiamo in pizzeria, dal kebabbaro, ad ingozzarci di cadaveri, caramelle, zuccheri, fumo, alcohol etc...
Quindi, voi direte, “Va bene mangiare schifezze purchè accada ogni tanto”? Ed il discorso della conoscenza, che c'entra? Rimango forse ignorante se mangio dell'Albero di Vita’?
Innanzitutto, per rispondere a questa domanda, bisogna tenere bene a mente di quale conoscenza si sta parlando. Che genere di conoscenza si acquisisce? La conoscenza del Bene e del Male, ci informa il testo. Questa conoscenza la si ottiene esclusivamente attraverso due categorie di prodotti a confronto: quello "buono" e quello "cattivo", appunto.
E bisogna arrivare giù, fino a questa nostra attuale dimensione, per far coesistere questi due opposti nello stesso istante. In Gan Eden, giardino di Eden, frutteto stupendo, D-o
"fece spuntare dal suolo ogni sorta d'alberi piacevoli a vedersi e buoni per nutrirsi tra i quali l'Albero di Vita in mezzo al giardino e l'albero della Conoscenza del Bene e del Male"... Gn 2:8.

Non c'era dunque alcun albero-spazzatura in quel luogo; neanche quello della Conoscenza del Bene e del Male lo era. Adam non doveva astenersi dal mangiare di quell'albero:

doveva imparare a non cadere nella tentazione di desiderare un qualcos’altro oltre al cibo che gli era stato dato.

Adam e Chava avrebbero dovuto mangiare/cum-prendere prima dell’Albero di Vita e poi, volendo, anche dell’Albero della Conoscenza e non sarebbe accaduto nulla di brutto, non sarebbero caduti, in quanto non vi sarebbe stata alcuna tentazione a motivarne in primis l’azione. Avrebbero dovuto desiderare di mangiare dell’Etz Chayim e non dell’Etz HaDaath.

Vivendo in questa società moderna, molti di noi percepiscono più chiaramente di altri il desiderio di mangiare dell’Albero di Vita, desiderio che mancava ad Adam e Chava, e vorrebbero cibarsi dei suoi frutti però non sanno che quest’albero non cresce nei pressi dei supermarket ed i suoi frutti non si trovano dentro barattoli di vetro affogati di conservanti/condimenti né tantomeno in congelatori/forni e scatole di cartone. Semplicemente, Adam e Chava, avrebbero dovuto desiderare la Vita e non la Morte spirituale, conseguenza dovuta alla perversione dell’Intenzione del Desiderio. Quando si transige sul cibo e ci si concede alla spazzatura, abbiamo scelto di farci del male, di morire. Abbiamo colto la fatidica mela.

Ok, facciamo un passo indietro. Prima ho usato il termine “cibo spazzatura”. In realtà non esiste nessun “cibo spazzatura” ma solo “cibo” e “spazzatura”. Ciò che è kashèr (appropriato) per l’uomo viene chiamato “cibo”; tutto ciò che non rientra in questa categoria è automaticamente spazzatura, rifiuto. Adam e Chava scelsero di ascoltare la voce del serpente-intestino e di conoscere la spazzatura, che non era presente in Gan Eden. Per questo furono mandati via dal Giardino! Furono loro a scegliere di varcarne la porta! Passarono per la lettera dalet (fig. la porta che si affaccia sulla materialità, sui cinque sensi umani [lettera Hey, quinta lettera dell'alfabeto Ebraico] dopo che Elokim li vestì con abiti di pelle (gli diede un corpo fisico). Come due adolescenti un sabato sera, lasciarono la casa dei propri genitori per andare a mangiare in un fast-food alla moda che vende rifiuti tossici ma nei suoi menù e sui cartelloni pubblicitari fa apparire questi prodotti“belli alla vista” e “desiderabili da mangiare” grazie alla “diavoleria” del Photoshop.

La caduta di Adam e Chava si ripete ogni giorno, ogni volta che si mangia ascoltando la voce del serpente,

ingenuamente, come Adam 6000 anni fa, che credeva di mangiare del cibo, mentre in realtà, stava ingerendo veleni, i veleni di un desiderio corrotto. Adam e Chava, quando mangiarono dell’albero, non avevano ancora un corpo fisico; erano degli Esseri Spirituali e la spazzatura era Spazzatura Spirituale, energie negative. Noi siamo Adam e Chava. E lo siamo sempre stati. Anche quando non avevamo un corpo…Ora siamo Adam e Chava con un corpo fisico, un corpo eterico, un corpo astrale, un corpo mentale ed un’anima che vivono nella dimensione di Assiyah (mondo dell'azione), località Malchut (sfirah/sfera che rappresenta la materialità, questo nostro mondo) che continuano a commettere incessantemente/inconsapevolmente lo stesso identico peccato: credere di sapere tutto, credere di saper scegliere, essere come dèi.

In realtà, stiamo solamente torturando, inquinando, uccidendo i nostri corpi, le nostre menti, le nostre anime con spazzatura alimentare, spazzatura mentale e spazzatura spirituale.
Io, me ne accorsi con le noci juglans regia. Provate a cominciare una giornata alzandovi dal letto e mangiare poco dopo, una copiosa manciata di questi semi. Io ci ho provato, non tanto per sperimentare, quanto per seguire il suggerimento del serpente/intestino. Quindici minuti dopo, sentivo che il mio corpo dentro si stava letteralmente prosciugando. Sentivo come se l'acqua dentro di me, venisse drenata via. Erano i semi. I semi fanno questo. Hanno bisogno d'acqua per svilupparsi e la stavano sottraendo al mio corpo perchè me li ero mangiati. I semi stanno bene dove cadono, nel terreno. Quello è il loro grembo. Non certamente il mio stomaco. I semi, di qualsiasi tipo non vanno mangiati per un semplice motivo: perchè entrambi, il mio organismo ed il seme, hanno bisogno di vivere. E la mia vita non è più importante della vita di un seme che posso ingerire quando voglio perchè,

qualora lo facessi, certamente ne morirei...

Morire non significa cessare di esistere all'istante a causa di un seme; significa morte cellulare, stress per l'organismo che se prolungato, porta piano piano all'insediamento della malattia e via via poi alla morte. Volersi bene significa, implicitamente, voler bene anche a tutte le altre creature intorno a noi. Se io faccio del bene a me stessa, non posso causare danni ad altri; il Bene è bene solamente quando è così per tutti. Non esiste un qualcosa che sia di beneficio esclusivamente a me e danneggi gli altri. Mangiare semi non è farsi del bene perchè così in questo modo ci si è tolti uno sfizio e ci si sente più sollevati; questo è un piacere effimero, paragonabile ad una dose di eroina o qualsiasi altra droga. Anche i vari semi, i condimenti, le spezie sono delle droghe; anzi, in origine era proprio a queste piante che si faceva riferimento con tale nome. Non importa se siano bio/biodinamiche o meno. Droga è qualsiasi cosa/prodotto non adatto al consumo umano, capace di generare in lui intossicazione e dipendenza.
Avete letto precedentemente come finii per intossicarmi mangiando elevate quantità di spezie, al punto che mi allontanai dalla frutta, al punto di desiderare riso cotto.. Ma vediamo subito come l'intossicazione possa assumere varie forme e si vada ad estendere anche nella categoria del frutto crudo.

Ci fu un periodo in cui abusai di semi. Il mio corpo richiedeva acqua. Invece di desiderare un frutto quale la pera/uva/mela (frutto per eccellenza, come vedremo in seguito) che avevo in casa, mi sentii attratta verso le clementine, frutta acida. Erano diventate per un certo tempo, insieme ai semi, il mio "cibo" portante. Sviata ed intossicata dalle prime, entrai nella trappola della frutta acida, che funziona un pò come i false-friends in inglese. Già, perchè si sarebbe portati a pensare che siccome trattasi di frutta, allora vada automaticamente bene. Invece c'è frutta e frutta. La frutta acida è una categoria che chiama il prodotto cotto o comunque, un suo sostituto più prossimo per consistenza, sapore, valori nutritivi. E questa regola è terribilmente vera, perchè vero è anche il suo esatto contrario: il seme chiama la frutta acida. Un cane che si morde la coda. Il gatto e la volpe.

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La notte porta consiglio: la subdola intossicazione dello zucchero

Una notte, sempre nel periodo in cui avevo smesso di fumare, sogno di venir costretta da alcune persone sconosciute a mangiare del pane. Mi sveglio spaventata, perchè questi individui volevano costringermi a mangiare qualcosa che io non volevo. Passo alcuni giorni dormendo di nuovo tranquilla quando poi, di nuovo, a breve distanza l'uno dall'altro, faccio un sogno simile. Stavolta mi vengono offerte delle polpettine di pane e verdure da un'anziana signora ed io ne prendo una. Mentre sto masticando del primo boccone subito dico fra me e me: ma cosa stai facendo Tanya, ti rendi conto che lentamente stai ingerendo veleni nel tuo corpo? Mi sveglio e ringrazio D-o per esser stato solo un sogno. Riesco a vedere una connessione tra questi due fenomeni anche se però non riesco a comprendere il messaggio che la mia psiche sta cercando di inviare alla mia coscienza di veglia. Non avrei mai immaginato che di lì a poco sarei giunta ad una rivelazione a dir poco sconcertante. Poco tempo dopo, mi vedo con una persona e cominciamo a parlare di alimentazione, cibi e terminiamo il discorso a proposito dello zucchero. Mi chiede: "Hai letto Sugarblues"? Mi spiega in breve che praticamente lo zucchero viene aggiunto a tantissimi prodotti per contribuire a crearvi dipendenza e tra questi, ci sono anche le sigarette.
Ebbi un'illuminazione che letteralmente mi trapassò il cervello da parte a parte. Capii dunque cosa mi fosse accaduto ed il messaggio onirico venne finalmente spiegato.
Ringraziai moltissimo il mio amico, a cui confidai per primo questa mia esperienza e me ne tornai a casa promettendomi di fare ricerche più accurate in merito. Trovai per primo questo sito e rabbrividii. Letteralmente. Cosa cercava di dirmi il mio inconscio con quegli incubi alimentari?
Che il mio corpo soffriva di una carenza di zuccheri. Avevo scoperto di essere drogata, in poche parole. Ed ero nel pieno di una crisi d'astinenza. Il primo sogno mostrava la lotta tra le necessità fisiologiche del mio corpo (rappresentate da individui sconosciuti che cercavano di forzarmi a mangiare pane) e Me, ossia l'Intelletto Attivo, che si opponeva alla loro volontà perchè riconosceva il pericolo. Il sogno termina quando la battaglia viene vinta grazie alla Resistenza da me opposta. E' chiaro. Il mio corpo era veramente sconvolto in quel momento, perchè praticamente da un giorno ad un altro gli avevo tolto la razione quotidiana di zucchero ed altre schifezze. Il mio corpo si ribellava al mio volere. Scalpitava e voleva costringermi a mangiare ciò che avevo aborrito, facendomi violenza. Nel sogno - fisico - , nella realtà, psicologica.
Vedete le droghe che effetto fanno...riescono a pervertire tutto ciò che è nato per vivere, portandolo lentamente verso la morte e cercano, con la violenza, di ostacolare qualsiasi tentativo di con-versione verso uno stile di vita che riconduca ad uno stato primario di benessere, usando la repressione. Nel secondo sogno, si cambia strategia. Il mio corpo non aveva ancora ottenuto ciò che voleva, ossia la sua dose di zucchero perchè appunto, non avevo più fumato e quindi, torna all'attacco con un altro stratagemma, dato che l'altro, quello violento, non aveva prodotto nulla.
Ecco che mi propone una gentile vecchina che, amorevolmente mi porge delle polpettine di pane e verdure ed io ci cado con tutte le scarpe. Il mio corpo aveva capito bene che alla fine, con le buone maniere, si ottiene tutto. L'astinenza cresceva e si faceva sentire maggiormente, e lui, l'accusava evidentemente ogni giorno di più, tanto che si fece astuto e sagace. Ma non aveva fatto i conti con i poteri dell'Intelletto Attivo. L'aveva sottovalutato. Pensava che sarebbe bastato un sorriso e delle buone maniere per metterlo fuori gioco. Invece, ecco che sul più bello, si rialza subito dopo il primo colpo infertogli, rappresentato dall'accettazione del cibo, e mentre ancora il cibo si trova in bocca, prima camera di valutazione del cibo, riprende in mano le redini e torna a farmi ragionare. Sul serio.

Dopo questi ragionamenti, mi sono veramente stupita dell'intelligenza silenziosa del corpo fisico.
Aveva capito che non poteva continuare ad assumere zucchero attraverso il tabacco delle sigarette perchè lui stesso non ce la faceva più in quel modo, mostrandomi chiaramente che ne era saturo appunto causandomi continui mancamenti e quindi avrebbe dovuto trovare un' altra fonte di approvvigionamento certa: i farinacei. Ma sapeva che anche in quest'altra forma sarebbe stato difficile farmi cedere, dato che conosceva bene la mia avversione per tutto ciò che rientra in questa categoria. Per questo arrivò addirittura a patteggiare: un pane (per lui) e le verdure (per me). Ma, intossicazione chiama intossicazione. Come era chiaro: zucchero = sigarette = farinacei = verdure.

La volontà terrena del mio corpo aveva creato a mia insaputa (ad insaputa della mia coscienza dell'Intelletto Attivo) un sistema per cui, per ottenere ciò che desiderava, aveva invertito l'ordine di tutte le sostanze tossiche cercando di creare confusione e far apparire meno disperate le sue condizioni. Stava semplicemente barando. "Invertendo l'ordine degli addendi, il risultato non cambia". Non mi è mai stata molto simpatica la matematica, ma niente di più vero, in questo caso. A fronte di tutte queste osservazioni, gli incubi di questo tipo cessarono. Non mi ero resa ancora conto però, di quanto avessi alzato il Velo, di quanto avessi aperto gli occhi. Di quanto Coscienza avessi intra-visto e che percorso di self-discovering avessi intra-preso da quel momento in poi.

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L'abbandono del pesce: la prova che l'uomo non è un carnivoro

La mia percentuale di cibi crudi era davvero elevata; di cibi cotti avevo tenuto solamente il pesce fresco e come bevanda, il caffè. A quei tempi fumavo e bevevo ancora il caffè, decaffeinato, specialmente dopo i pasti. Sapevo che queste mie abitudini erano in disaccordo con un certo stile di vita che stavo intraprendendo ma al momento non volevo affatto rinunciarvi.
Il mio idealismo ci mise del suo. Mi dissi: Tanya, non puoi considerarti una purista del raw food se continui a mangiare il pesce cotto..Provai allora a comprare il pesce fresco ed assumerlo crudo.
Fu davvero un'esperienza frustrante... Il sapore del pesce crudo, senza neanche una piccola aggiunta di limone per igienizzare la carogna animale maleodorante, mi nauseava fortemente ma mai quanto potè disgustare le mie papille gustative.. Provai per un massimo di tre volte, quando alla fine, non ressi più e mi lasciai il pesce alle spalle. Avevo abolito già da tempo per motivi mistico-religiosi tutti i crostacei, gamberetti, frutti di mare ed affini anche se in teoria si possono mangiare crudi (che poi in realtà non sono mai crudi al 100% perchè vengono sottoposti a varie procedure di sterilizzazione che impiegano temperature superiori ai 40°) dunque il passo fu chiaro, netto e pulito. Senza strascichi nè ripensamenti. Grazie a questa esperienza disgustosa capii quant'è vero che l'uomo non è un naturale mangiatore di carne perchè senza l'aiuto del fuoco trasmutatore, non può assolutamente cibarsi di queste carogne senza trattenersi dal vomitare. Ebbi timore, specialmente le prime settimane, che le proteine vegetali potessero non bastarmi e che potessi dunque incorrere in qualche side-effect, tipo sentirmi stanca prima del solito, sentirmi debole e svogliata, ma tentai. Di nuovo, mi gettai senza starci troppo a pensare, solamente seguendo il mio istinto interiore. Avevo degli amici vegan che prendevano regolarmente degli integratori di B12, e furono sopratutto queste conoscenze a farmi venire un minimo di scrupoli. Gli onnivori alla fine, pensano che senza carne e latticini non si possa vivere, cosa che sapevo benissimo essere falsa, dunque i loro attacchi terroristici non mi toccavano assolutamente, ma tutt'altra cosa era se un vegan veterano te lo veniva a dire... Non avevo mai avuto una dieta priva di prodotti animali e non avevo termini di paragone. I miei principii, di nuovo, mi portarono a guardare avanti. Sono stata sempre restìa ad assumere pillole di qualsiasi tipo. Decisi dunque di stare a guardare cosa succedeva nel mio corpo, di ascoltarlo attentamente e, se ce ne fosse stato bisogno un giorno, magari di ritornare sui miei passi senza troppi problemi (introducendo nuovamente il pesce).
Eh già...un tempo neanche troppo lontano in linea temporale, lasciavo ancora spazio ad assurdità come queste. Ma mi stavo appena appena affacciando ad un mondo completamente nuovo, rivoluzionario, originale, autentico che cogliere in un sol colpo tutte le profonde implicazioni che questo comportava, era davvero impossibile. Almeno così lo fu per me.
Finalmente giunse l'ora di eliminare il caffè. Non potevo più sopportare psicologicamente questa sorta di dipendenza dal fuoco che mi portava a non essere frugale, essenziale, minimalista nei miei gesti verso il cibo. All'inizio provai a sostituire l'abitudine di sorseggiare qualcosa dopo i pasti principali bevendo del latte di mandorle ma era troppo amaro per i miei gusti e non mi andava assolutamente di stare a riempirlo di spezie per addolcirlo che, come velocemente pensai a questa possibile alternativa, altrettanto velocemente me la feci passare subito dalla testa.
Mi rassegnai e vidi che con il passare del tempo la mia abitudine stava indebolendosi. Cessò del tutto e mi ritrovai un pò più libera.
Non rimaneva che la sigaretta, vizio/voglia che mi portavo avanti dall'età di 14 anni, tra periodi di eccessi ed altri più moderati, ma comunque sempre (purtroppo) presente nella mia vita di tutti i giorni. Devo ammettere che smisi di fumare non grazie ad uno sforzo di volontà ma perchè fumai e mi sentii come mancare più volte. Imperterrita, provai e riprovai, rollando il mio tabacco preferito ma, alla fine, spaventata dagli effetti negativi, decisi a malincuore di darci un taglio.
Poco dopo aver smesso di fumare, smisi pure di riempirmi lo stomaco di foglie di insalata cappuccina. Mi accorsi relativamente subito infatti, di quanto deleterio fosse fumare per me, non solo per un discorso prettamente salutistico, ma anche psicologico. Il fumo intossica tutto l'organismo e questo spinge il corpo in un meccanismo di difesa che lo porta ad ingerire altre sostanze tossiche per cercare di guarire. Il risultato però non è mai positivo, non è mai un successo, piuttosto una situazione precaria, a cui andrebbe presto trovata una soluzione..
In sintesi, la cappuccina, il radicchio, gli spinaci che mangiavo in grande quantità nel periodo in cui fumavo, servivano al mio corpo per attutire gli effetti nefasti del fumo. Stavo combattendo una droga (il fumo) con un'altra droga (le erbe, in questo caso) al fine di arginarne gli effetti.
Dopo alcune settimane senza fumo difatti, cominciai già a vedere i risultati di questa mia tesi; eliminai la verdura, dapprima con la cappuccina, poi con il radicchio ed infine gli spinaci e le altre verdure a foglia verde che mangiavo più saltuariamente.
La lattuga cappuccina, più di ogni altra verdura, è stata certamente quella che ha contribuito più fortemente nell'aiutarmi a contrastare gli effetti deleteri del fumo nel mio organismo; senza di lei infatti, io avevo la mie giornate scombinate. Ero arrivata a non godermi più alcun pasto se non c'era questo tipo di lattuga, non perchè mi piacesse particolarmente, piuttosto perchè dovevo assolutamente ottenere attraverso di lei, quel senso di pienezza di stomaco che mi consentiva di fumare senza farmi venire i crampi allo stomaco.. La usavo per i miei sporchi giochi. E lei, fedele come sempre, mi dava ciò che sapeva far meglio: per mezzo delle sue sostanze tossiche, drogava l'organismo sollecitandolo a reagire, affinchè riuscisse a smaltire le immondizie che vi inserivo.
Mi liberai della Causa, ovvero la dipendenza da un veleno, e mi liberai così dal fumo e dall'ossessione della cappuccina. Presi due piccioni con una fava, come si suol dire.
La regola è la seguente: veleno chiama veleno, intossicazione chiama intossicazione. Ma vale anche nella versione "positiva": vita chiama vita, disintossicazione chiama intossicazione. Bisogna sapersi accorgere in tempo di dove ci si sta dirigendo.
Siamo costantemente come su un'altalena: oscilliamo tra intossicazioni e disintossicazioni. Sta solamente a noi resistere quando entriamo nel territorio dell'intossicazione. Dobbiamo renderci conto prima di tutto di DOVE siamo, e poi avere la forza di agire di conseguenza. Dobbiamo essere lucidi e sapere senza ombra di dubbio che, se sceglieremo di lasciarci andare ad un'intossicazione, ad un'eccezione ,oggi, probabilmente saremo più inclini a farlo una prossima volta, e così via. Dobbiamo fissare questi "cartelli stradali" in tutte le vie che ci troviamo a percorrere. Sono delle indicazioni, che ci informano sulla destinazione verso cui stiamo andando incontro. Non sono espressamente un divieto, semplicemente un'informazione. Possiamo sempre scegliere di imboccare una strada senza via d'uscita perchè non abbiamo voluto dar retta all'indicazione, ma poi, quando dovremo fare molte manovre per tornare indietro, non sono ammesse lamentele di alcun tipo: eravamo stati avvertiti.

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La scoperta dei cereali ammollati

Avevo trovato così un equilibrio nuovo, funzionante, personale. Mi sentivo molto meglio rispetto a prima, stavo perdendo quei kgs in più che mi assillavano e la mia pelle stava diventando più tonica, lucente. C'erano delle smagliature sull'addome che temevo rimanessero lì per sempre, a ricordarmi di un passato fatto di eccessi alimentari invece, con grandissima sorpresa, scomparirono insieme a quelle manigliette dell'amore che se ci avessi dovuto scommettere anche un euro sulla loro scomparsa/smaltimento, non l'avrei fatto per nulla al mondo..Praticavo anche pilates e stepper a quel tempo. Pensavo mi avrebbe fatto sicuramente bene un pò di esercizio fisico, per velocizzare il processo di perdita del peso.
Un giorno apparentemente ordinario come tanti altri, mi recai alla mia erboristeria di fiducia per acquistare certe erbe da impiegare in alcune mie preparazioni di laboratorio quando, una delle due sorelle B. mi dice: "Ti trovo bene, in gran forma, qual è il tuo segreto?" Ed io le rispondo: "Mah, semplice, mangio solo frutta e verdura cruda..." E lei mi risponde: "Ah capisco, sei crudista! Sai, io avevo un'amica che..." Io le parlo un pò sopra e dico: "Cosa? Crudista? Ma cosa.." e poi la lascio proseguire... Comincia a parlarmi di questa donna che mangiava tutto crudo e sapeva preparare addirittura dei dolci al cioccolato senza alcun lievito, farina, uova nonchè dei primi, secondi e contorni da leccarsi i baffi anche per chi, come la maggior parte delle persone, è abituato ai sapori della carne/latticini/pasta ecc. Mi disse pure che mangiava anche dei cereali, mettendoli a mollo la sera prima, e lasciandoli riposare per un giorno intero. Poi li avrebbe sciacquati e mangiati. Faceva questa cosa con il farro, specialmente. Rimasi semplicemente affascinata da questa persona! Chiesi se potesse darmi un suo recapito perchè le volevo assolutamente parlare.. Mi rispose, sfortunatamente, che non lo aveva. Quando l'erborista mi disse di provare a guardare su internet con le parole chiave "cibo crudo", mi si aprì letteralmente il mondo.. Caspita, vivo a Roma, sono google-dipendente e non mi era venuto in mente fino a quel momento di provare a vedere se c'era qualche altro "strambo" come me al mondo che mangiava così? Mistero! Tra l'altro, non avevo letto nè chiesto ad alcun dottore se questa dieta prima di tutto, fosse, in qualche modo fattibile, e secondo, se fosse pericolosa per l'organismo... Mi ero semplicemente "buttata", senza pensare alle possibili conseguenze. E tutto ciò fu davvero una benedizione! Se avessi chiesto consiglio ad un medico, questi mi avrebbe detto di abbandonare subito lo stile di vita che intendevo approcciare. Mi avrebbe mandata a casa con tanti fogli di carta macchiati d'inchiostro che racchiudevano tutta la sua falsa scienza e mi avrebbe così precluso di vivere in prima persona la Verità , a cui l'uomo cieco ed intossicato non ha accesso, sottraendomi di fatto, forza vitale, salute e conoscenza. A quel tempo ero totalmente ignara della ri-voluzione interiore a cui stavo andando incontro che non mi rendevo neanche conto di quanto fosse assurdo e malato il fatto che la gente fosse pronta ad affidare la propria salute nelle mani di dottori onnivori in sovrappeso che tentano di spiegarti scientificamente perchè hai questo o quel problema.. Del resto, mi risposi, alla fine questa mia nuova dieta del crudo basata su frutta e verdura non poteva certamente essere peggiore di quella precedente il cui fondamento era rappresentato da cereali/affettati...
Non si dice spesso alla tv che gli Italiani mangiano sempre poche porzioni di verdure e frutta rispetto a carboidrati complessi/latticini etc? Tra l'altro, quando ci si mette a dieta (in questo caso"dieta" inteso come "periodo di tempo limitato utile esclusivamente per perdere quel tot di kg in meno che disturbano alla vista e costano al portafogli") i dottori non dicono forse la magica formula: verdure e frutta a volontà?

Provai finalmente il farro. Non sapevo fosse meglio preferire quello integrale rispetto al decorticato ma, tutto sommato, mi trovai bene con quest'ultimo. Ne mangiavo massimo 50 grammi. Quando inserii il farro, lasciai automaticamente il pane: erano troppi carboidrati altrimenti. Mi sono sempre stati antipatici.
A questo punto, la percentuale di crudo nella mia dieta continuava a salire e dunque, cominciai a stancarmi di comprare il mais cotto al vapore in scatola, tra l'altro anche perchè non lo digerivo e quindi mi sembrava alquanto superfluo continuare ad ingerirlo..
Compravo spesso verdure surgelate: erano pratiche già lavate, già pulite... perfette quando sei di fretta. Scopersi in un secondo momento che i surgelati vengono sottoposti ad una veloce "scottatura" in acqua a temperature superiori ai 100 gradi (in pratica, una vera e propria tortura) per un discorso, loro dicono, igienico. Non avevo idea all'epoca di quante lavorazioni subiscono i cibi inscatolati/surgelati/confezionati in atmosfera protettiva. Non avevo idea di quanto delicata potesse essere la vita degli enzimi, delle vitamine presenti nei cibi tanto da venir distrutta anche nel giro di pochissimi secondi.. Ma sopratutto...non potevo immaginare quanti processi di sterilizzazione venissero impiegati per uccidere il cibo affinchè si potesse conservare più a lungo... C'era qualcosa infatti che non mi convinceva. Ancora però non riuscivo ad inquadrare bene la situazione, perciò mi limitai solamente a non comprare più prodotti surgelati perchè tecnicamente, non erano crudi. Mollai tutto e cominciai davvero a comprare esclusivamente sui banchi di verdura fresca.

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Da Onnivora a Fruttariana Crudista, la mia storia

Il mio percorso comincia dove un altro poco prima, si era appena concluso. Due anni (e sette mesi fa), uscivo da una convivenza che, specialmente negli ultimi 4/5 mesi, era diventata alquanto insostenibile tanto da rivelarsi deleteria sotto molteplici aspetti; mentalmente ero stanchissima, psicologicamente ero proprio terra, emotivamente neanche a parlarne...e fisicamente ingrassata.
Mi ero lasciata andare appunto, sotto vari aspetti della vita, quasi senza prestarci attenzione fino a quando, convinta di terminare la storia, decisi finalmente di prendere un provvedimento a dir poco drastico. Non sapevo bene ancora cosa e come fare per lasciarmi tutto dietro le spalle, ma una cosa era certa: dovevo assolutamente staccare la spina con la vecchia vita, altrimenti sarebbe stato sempre più duro uscire dal baratro in cui (mi) ero andata a finire.
La prima esigenza che riuscii a focalizzare fu quella di uscire, incontrare persone nuove, andare a ballare, che mi distraessi un pò, evitando di pensare a cose troppo serie . Dunque, aprii l'armadio e presi un paio di jeans, i miei preferiti, che non mettevo da lungo tempo, per indossarli.
Feci fatica ad abbottonarli, a tirare su la cerniera ma testarda come sono, stringendo di qua, stringendo di là, alla fine riuscii ad infilarli. Ma ahimè, quando alzai lo sguardo verso lo specchio di fronte a me, vidi che, d'accordo...ci ero entrata ma sembrava che stessi per esplodere da un momento all'altro.. I rotolini di ciccia che si erano accumulati sulla mia vita (nel senso fisico di bacìno e di vita nel senso di esistenza) erano tutti là, davanti ai miei occhi, a ricordarmi che da tanto, troppo tempo, non mi ero presa cura di me, non avevo dato ascolto a Tanya..
Fino a quel giorno, ero stata sorda/cieca/muta di fronte a me stessa. Ero talmente presa dai pensieri negativi a cui avevo dato il permesso di impossessarsi delle mie facoltà che la sensazione predominante fu come quella di risvegliarsi da un lungo sonno e trovarsi in una realtà nuova, sconosciuta alla coscienza. Dopo questo risveglio traumatico, la mia mente acquisì un momento di lucidità ed in quell'istante decisi di mettermi a dieta. A quel tempo, la mia concezione di "dieta" era quella comune (ed errata) della maggior parte delle persone: intraprendere un periodo in cui ci si priva o si limitano certi alimenti, tipicamente pasta/pane e grassi per poi, inevitabilmente reinserirli poco a poco. Fortunatamente ai tempi non leggevo e del resto, non leggo neanche tutt'ora, i classici giornali di moda/fashion/magazine per donne che ogni settimana sponsorizzano la"nuova" dieta del momento dunque, non avendone mai intrapresa una prima di allora, non sapevo davvero dove cominciare, ma sicuramente limitare l'apporto di carboidrati era già un buon inizio. Così, da buona onnivora prevalentemente pastafariana, cominciai con il limitare la quantità di pasta e pane per pranzo (50 gr contro credo i 150 gr quasi giornalieri di alcuni giorni prima) e di eliminarli invece alla sera, per andare a letto più leggera. C'è da dire che non era mia consuetudine pesare il cibo, dunque mi regolavo tenendo in considerazione solamente la sensazione di sazietà, che non avveniva necessariamente dopo una certa quantità, piuttosto andava secondo il criterio di golosità... Più mangiavo cose che mi piacevano, maggiore la quantità che ne ingurgitavo. Mangiavo ancora carne e pesce (quest'ultimo lo consumai per un brevissimo periodo anche da crudista 90%). Da alcuni anni a quella parte il corpo mi aveva mandato chiari segnali di insofferenza verso prodotti di origine animale, prima fra tutte la carne di maiale ( salsicce e bistecche le avevo infatti bandite già da tempo) poi vitella ed infine carni avicole, la cui ingestione mi costrinse a letto in un digiuno totale di 3 giorni. Quella fu davvero un'esperienza forte per me, perchè non era mai successo prima che io digiunassi in assoluto. Ero impaurita. Pensavo di dover mangiare per forza qualcosa perchè il mio corpo non poteva restare senza nutrimento ma lui mi diceva di astenermi da qualsiasi cibo. Lo ascoltai. Fui costretta. Passata la paura, promisi a me stessa di abolire pollo, tacchino e uova dalla mia tavola. Le uova non c'entravano nulla, lo scoprii solamente in un secondo momento, quando mangiai delle uova sode e non ebbi alcun sintomo, ma era troppo il terrore di stare male e poi...psicologicamente oramai le avevo rifiutate ed in fondo.. potevo farne benissimo a meno; non era un prodotto di cui facevo largo uso. Il pesce invece, come accennavo prima, lo mantenni a lungo, dapprima cotto, poi, per un brevissimo tempo, anche crudo. Fu un'esperienza sensoriale allucinante ma ne riparlerò più tardi...
Tornando al capitolo prodotti animali, ancora alta era la percentuale di insaccati vari che consumavo (io ed il mio compagno del tempo) ma, con questo tarlo della dieta, superfluo dirlo, dovetti escluderli senza neanche starci a pensare due volte. L'eliminazione totale di questi prodotti, al contrario delle uova e della carne di qualunque animale in forma di bistecca/cotoletta/salsiccia, mi causò qualche problema in quanto non sapevo come riempire quel vuoto.. Per me che ero abituata ad un piatto di pasta come prima portata e ad un veloce panino col salame per secondo, la sfida si faceva davvero dura. Dovevo seriamente pensare a cos'altro inserire. Non potevo certamente abbuffarmi di pasta, i 50 grammi dovevano essere tassativi, altrimenti non avrei mai ottenuto i risultati che volevo. Ecco che mi arriva un'idea tutta nuova. Verdure. Mi dicevo: ok, mangia verdure, fatti delle insalate. Se non usi condimenti puoi certamente mangiartene tante, senza problemi. Già ma...a me non piacevano proprio le verdure/insalate... Eh sì miei cari... io non mangiavo assolutamente verdure nè frutta a quei tempi. Necessità fa virtù , come si suol dire, ed in questo caso, niente di più vero. Ricordo che all'inizio compravo le verdure surgelate perchè ero pigra e non mi andava di pulirle. Non lo avevo mai fatto e dunque pensavo che avrei finito per perderci troppo tempo nel farlo... Chiesi a mia madre se conosceva un modo più veloce per cuocerle, dato che nella maniera classica, ossia bollite, alcuni tipi di pianta ci impiegavano anche mezz'ora e lei mi disse di provare con la pentola a pressione oppure con il vapore. Scelsi quest'ultimo metodo perchè avevo sentito dire ad alcune mie colleghe del laboratorio di erboristeria che questo tipo di cottura era il migliore in quanto era in grado di preservare un maggior numero di nutrienti rispetto ad altri. Non possedevo (nè ho mai posseduto, grazie a D-o) una vaporiera e quindi ogni giorno a pranzo e a cena, c'era il panico in cucina! Avevo 3 pentole belle grandi con i cestelli appositi colmi di tanti tipi di verdure, che occupavano tutti i fornelli e non c'era quasi spazio per...la caffettiera dei miei genitori. Mio padre pensò bene allora, di ovviare a questo problema acquistando una vaporiera. Mi aveva quasi convinta se non fosse stato per la sua manìa di comprare sempre il meglio per sua figlia. Non mi andava di fargli spendere una cifra così elevata solamente perchè non c'era spazio in cucina...Piuttosto, avrei smesso io di cuocere le verdure! Man mano che la mia relazione edonista con le verdure aumentava, sia perchè alla fine non erano così cattive come temevo, sia perchè funzionavano a meraviglia nel farmi sentire libera di mangiare senza temere di ingrassare facendomi sentire sazia, eliminai del tutto la pasta, lasciando al suo posto, solamente 50 grammi di pane a pranzo. A volte tagliavo una sola fetta di pane, altre invece, facevo fette più sottili per ricavarci un numero maggiore di "scarpette"e dunque soffrire psicologicamente meno della sindrome da "distaccamento dei farinacei" di cui ero tremendamente dipendente, sia fisicamente che, sopratutto, mentalmente. Infatti potevo anche mangiare due kg di pasta che se non facevo la scarpetta non mi sentivo sazia. Tutta una questione psicologica. Viviamo in Italia, non dimentichiamocelo. La pasta regna sovrana. Un pasto non è un pasto senza la pasta. E la scarpetta è il coronamento di ogni lauta mangiata che si rispetti.

A questo punto la mia dieta era così composta: al mattino, per colazione 40 grammi di crusca e frumento con 100 ml di latte di soya, verdure crude/cotte varie a volontà, 50 grammi fiocchi di latte light, pesce (di solito mi facevo fuori mezza trota/orata per pasto), 50 gr pane, frutta a volontà, ogniqualvolta durante la giornata percepissi un senso di fame. Il frutto che si prestava meglio per tappare quel senso di fame di cui parlavo poco sopra, quella fame che ti prende quasi di colpo verso metà pomeriggio, la classica merenda, che in realtà, non è proprio fame ma più una... "voglia di un qualcosa di buono", veloce e pratico da mangiare, era la mela stark delicious. Semplicemente meravigliosa! Ricordo ci furono giorni in cui arrivai a mangiarne 6 kg e a desiderarne ancora!
Le mie insalatone di verdure e frutta (per frutta in questo caso intendo peperoni, pomodori, zucchine), diventavano sempre più grandi, sempre più ricche di ingredienti. Foglie di lattuga cappuccina, radicchio rosso, cipolle, peperoni rossi, pomodori (piccadilly/ciliegino/san marzano) mais, carote, sedano, porro, indivia, cicoria, spinaci.. Erano il centro della mia dieta. Cominciai con il tempo a cuocere sempre meno. Cuocevo giusto piante appartenenti alla famiglia delle crucifere, come cavolfiore, cavolini di bruxelles, broccoli ecc.
Intanto, anche il mio modo di fare la spesa era cambiato. Prima, andavo sempre in più reparti per comprare da mangiare, generalmente negli ipermercati, poi, sempre più esclusivamente verso i reparti di frutta e verdura dei super-market oppure sui banchi dei fruttivendoli/verdumai. Acquistavo sempre meno prodotti lavorati/inscatolati/surgelati, muovendomi verso uno che fosse fresco, integrale, naturale. A quei tempi non ero cosciente di questi piccoli, enormi e sopratutto, fondamentali cambiamenti. Una cosa per volta. In quel momento, Tanya non si chiedeva troppi perchè, aveva un solo obiettivo in mente: perdere qualche kg accumulato in passato e fare bella figura in quei jeans taglia 40 che aveva indossato per l'ultima volta tanto, troppo tempo fa.

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