La mia percentuale di cibi crudi era davvero elevata; di cibi cotti avevo tenuto solamente il pesce fresco e come bevanda, il caffè. A quei tempi fumavo e bevevo ancora il caffè, decaffeinato, specialmente dopo i pasti. Sapevo che queste mie abitudini erano in disaccordo con un certo stile di vita che stavo intraprendendo ma al momento non volevo affatto rinunciarvi.
Il mio idealismo ci mise del suo. Mi dissi: Tanya, non puoi considerarti una purista del raw food se continui a mangiare il pesce cotto..Provai allora a comprare il pesce fresco ed assumerlo crudo.
Fu davvero un'esperienza frustrante... Il sapore del pesce crudo, senza neanche una piccola aggiunta di limone per igienizzare la carogna animale maleodorante, mi nauseava fortemente ma mai quanto potè disgustare le mie papille gustative.. Provai per un massimo di tre volte, quando alla fine, non ressi più e mi lasciai il pesce alle spalle. Avevo abolito già da tempo per motivi mistico-religiosi tutti i crostacei, gamberetti, frutti di mare ed affini anche se in teoria si possono mangiare crudi (che poi in realtà non sono mai crudi al 100% perchè vengono sottoposti a varie procedure di sterilizzazione che impiegano temperature superiori ai 40°) dunque il passo fu chiaro, netto e pulito. Senza strascichi nè ripensamenti. Grazie a questa esperienza disgustosa capii quant'è vero che l'uomo non è un naturale mangiatore di carne perchè senza l'aiuto del fuoco trasmutatore, non può assolutamente cibarsi di queste carogne senza trattenersi dal vomitare. Ebbi timore, specialmente le prime settimane, che le proteine vegetali potessero non bastarmi e che potessi dunque incorrere in qualche side-effect, tipo sentirmi stanca prima del solito, sentirmi debole e svogliata, ma tentai. Di nuovo, mi gettai senza starci troppo a pensare, solamente seguendo il mio istinto interiore. Avevo degli amici vegan che prendevano regolarmente degli integratori di B12, e furono sopratutto queste conoscenze a farmi venire un minimo di scrupoli. Gli onnivori alla fine, pensano che senza carne e latticini non si possa vivere, cosa che sapevo benissimo essere falsa, dunque i loro attacchi terroristici non mi toccavano assolutamente, ma tutt'altra cosa era se un vegan veterano te lo veniva a dire... Non avevo mai avuto una dieta priva di prodotti animali e non avevo termini di paragone. I miei principii, di nuovo, mi portarono a guardare avanti. Sono stata sempre restìa ad assumere pillole di qualsiasi tipo. Decisi dunque di stare a guardare cosa succedeva nel mio corpo, di ascoltarlo attentamente e, se ce ne fosse stato bisogno un giorno, magari di ritornare sui miei passi senza troppi problemi (introducendo nuovamente il pesce).
Eh già...un tempo neanche troppo lontano in linea temporale, lasciavo ancora spazio ad assurdità come queste. Ma mi stavo appena appena affacciando ad un mondo completamente nuovo, rivoluzionario, originale, autentico che cogliere in un sol colpo tutte le profonde implicazioni che questo comportava, era davvero impossibile. Almeno così lo fu per me.
Finalmente giunse l'ora di eliminare il caffè. Non potevo più sopportare psicologicamente questa sorta di dipendenza dal fuoco che mi portava a non essere frugale, essenziale, minimalista nei miei gesti verso il cibo. All'inizio provai a sostituire l'abitudine di sorseggiare qualcosa dopo i pasti principali bevendo del latte di mandorle ma era troppo amaro per i miei gusti e non mi andava assolutamente di stare a riempirlo di spezie per addolcirlo che, come velocemente pensai a questa possibile alternativa, altrettanto velocemente me la feci passare subito dalla testa.
Mi rassegnai e vidi che con il passare del tempo la mia abitudine stava indebolendosi. Cessò del tutto e mi ritrovai un pò più libera.
Non rimaneva che la sigaretta, vizio/voglia che mi portavo avanti dall'età di 14 anni, tra periodi di eccessi ed altri più moderati, ma comunque sempre (purtroppo) presente nella mia vita di tutti i giorni. Devo ammettere che smisi di fumare non grazie ad uno sforzo di volontà ma perchè fumai e mi sentii come mancare più volte. Imperterrita, provai e riprovai, rollando il mio tabacco preferito ma, alla fine, spaventata dagli effetti negativi, decisi a malincuore di darci un taglio.
Poco dopo aver smesso di fumare, smisi pure di riempirmi lo stomaco di foglie di insalata cappuccina. Mi accorsi relativamente subito infatti, di quanto deleterio fosse fumare per me, non solo per un discorso prettamente salutistico, ma anche psicologico. Il fumo intossica tutto l'organismo e questo spinge il corpo in un meccanismo di difesa che lo porta ad ingerire altre sostanze tossiche per cercare di guarire. Il risultato però non è mai positivo, non è mai un successo, piuttosto una situazione precaria, a cui andrebbe presto trovata una soluzione..
In sintesi, la cappuccina, il radicchio, gli spinaci che mangiavo in grande quantità nel periodo in cui fumavo, servivano al mio corpo per attutire gli effetti nefasti del fumo. Stavo combattendo una droga (il fumo) con un'altra droga (le erbe, in questo caso) al fine di arginarne gli effetti.
Dopo alcune settimane senza fumo difatti, cominciai già a vedere i risultati di questa mia tesi; eliminai la verdura, dapprima con la cappuccina, poi con il radicchio ed infine gli spinaci e le altre verdure a foglia verde che mangiavo più saltuariamente.
La lattuga cappuccina, più di ogni altra verdura, è stata certamente quella che ha contribuito più fortemente nell'aiutarmi a contrastare gli effetti deleteri del fumo nel mio organismo; senza di lei infatti, io avevo la mie giornate scombinate. Ero arrivata a non godermi più alcun pasto se non c'era questo tipo di lattuga, non perchè mi piacesse particolarmente, piuttosto perchè dovevo assolutamente ottenere attraverso di lei, quel senso di pienezza di stomaco che mi consentiva di fumare senza farmi venire i crampi allo stomaco.. La usavo per i miei sporchi giochi. E lei, fedele come sempre, mi dava ciò che sapeva far meglio: per mezzo delle sue sostanze tossiche, drogava l'organismo sollecitandolo a reagire, affinchè riuscisse a smaltire le immondizie che vi inserivo.
Mi liberai della Causa, ovvero la dipendenza da un veleno, e mi liberai così dal fumo e dall'ossessione della cappuccina. Presi due piccioni con una fava, come si suol dire.
La regola è la seguente: veleno chiama veleno, intossicazione chiama intossicazione. Ma vale anche nella versione "positiva": vita chiama vita, disintossicazione chiama intossicazione. Bisogna sapersi accorgere in tempo di dove ci si sta dirigendo.
Siamo costantemente come su un'altalena: oscilliamo tra intossicazioni e disintossicazioni. Sta solamente a noi resistere quando entriamo nel territorio dell'intossicazione. Dobbiamo renderci conto prima di tutto di DOVE siamo, e poi avere la forza di agire di conseguenza. Dobbiamo essere lucidi e sapere senza ombra di dubbio che, se sceglieremo di lasciarci andare ad un'intossicazione, ad un'eccezione ,oggi, probabilmente saremo più inclini a farlo una prossima volta, e così via. Dobbiamo fissare questi "cartelli stradali" in tutte le vie che ci troviamo a percorrere. Sono delle indicazioni, che ci informano sulla destinazione verso cui stiamo andando incontro. Non sono espressamente un divieto, semplicemente un'informazione. Possiamo sempre scegliere di imboccare una strada senza via d'uscita perchè non abbiamo voluto dar retta all'indicazione, ma poi, quando dovremo fare molte manovre per tornare indietro, non sono ammesse lamentele di alcun tipo: eravamo stati avvertiti.
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