sabato 12 giugno 2010

Siamo ciò che mangiamo - le frequenze vibratorie dell'anima umana


 In realtà, ogni volta che ingeriamo qualsiasi alimento, ci stiamo nutrendo di luce condensata racchiusa nelle forme solide del cibo che ci apprestiamo a mangiare.


Il cibo che mangiamo è indice del nostro livello vibrazionale di coscienza per questo esistono vari tipi di frutta e vari tipi di fruttarismo, per esteso, vari tipi di alimentazioni e vari tipi di diete.
Le persone sono attratte naturalmente dai cibi che “vibrano” sulla stessa lunghezza d’onda in armonia con le frequenze di certe campi sottili intorno all’uomo. La frutta copre ovviamente un vasto range di frequenze – dalle più sottili della mela alle più basse della fruttortaggio - e ce ne sarebbe un po’ per tutti se non fossimo intossicati fin sopra i capelli da prodotti cotti, raffinati, cadaveri animali e vegetali.
L’uomo manipolando intensamente i cibi è riuscito a privare delle scintille di vita (luce solare che è Luce spirituale condensata) le materie prime naturali a costo di voler appropriarsi di alimenti non adatti alla propria specie. D-o ci ha dato in dono (non solamente alla creatura uomo bensì a tutti i viventi) il cibo nel suo stato di “potenza spirituale” e valore nutritivo massimo affinché potessimo trarne sempre nuovo vigore sia nell’animo che ne corpo. In questo modo, grazie a tale nutrimento “dualistico” animico-biologico saremmo stati costantemente “connessi” con la coscienza del Creatore sul piano spirituale, della Natura sul piano fisico.
D-o e Natura sono una cosa sola. Secondo la saggezza della lingua Ebraica, vediamo che il valore numerico di tutte le lettere di queste due parole (Elokim – Dio, Teva – Natura) corrisponde, indicando dunque una relazione intrinseca.

La frutta è il cibo elettivo dell’uomo in quanto è l’unico alimento che può esser mangiato crudo, integro e senza alcun condimento (aggiunto) di altre sostanze per accompagnare un pasto completo dal punto di vista nutrizionale (dotato di tutti gli aminoacidi, sali minerali, vitamine ecc) nonché di acqua alla stato “organico” e dunque assimilabile ed utilizzabile dall’organismo.

La frutta è Chesed (amorevole bontà, pilastro bianco) allo stato puro, tutti gli altri cibi rappresentano Gevurah (rigore, pilastro rosso), nel mezzo c’è Tiferet, il piccolo Volto, la bellezza del seme dell’ Uomo in potenza che ri-copia l’essenza del suo Creatore.

Potremo definire scientificamente l’essere umano come essere un “batterio simbiotico” che si è sviluppato appunto in simbiosi con gli alberi da frutto che avevano bisogno di un partner animale per diffondere i propri semi e proliferare dal punto di vista spirituale invece l’essere umano mangiando dei frutti dell’albero, non ha solamente il compito di propagare la specie vegetale in un atto d’amore incondizionato, ma ha l’opportunità ed il compito di divenire un tutt’uno con queste creature meravigliose e straordinariamente evolute dal punto di vista spirituale, imparando perciò a trasformarsi egli stesso in un albero, in una pianta capace di provvedere a sé stessa traendo nutrimento non più dal lavoro di un’altra creatura ma direttamente dalle “mani” del proprio Creatore in un connubio straordinariamente magico dove il risultato finale è un frutto d’amore incondizionato per tutta la creazione.

Cosa significa “essere come gli alberi”?
Significa divenire creature che sanno far quadrare i loro migliori interessi personali con quelli di tutte le altre creature affinché il bene di un individuo corrisponda al bene di tutti.
“Essere” in questo modo significa dis-velare la vera Natura intrinseca della creatura uomo, batterio simbiotico dell’albero e non parassita approfittatore quale si sta dimostrando ora nei confronti del suo prossimo e di tutta la creazione.

L’uomo, a differenza di tutte le altre creature viventi, è un ponte che connette spirito e materia in forma cosciente. Lo scopo dell’essere umano è quello di vivere tutta la maestosità e l’ordine divino nella creazione esercitando attivamente la facoltà del libero arbitrio, presente unicamente nell’animale umano al fine di comprendere appieno l’affascinante fenomeno della Vita manifesta sulla Terra.
La parola stessa che de-signa l’essere uomo – A-dam è composta dalla particella trascendentale Alef (l’infinito) e Dam (sangue), a riassumere brevemente tutto il concetto della sua multidimensionale essenza.
Trascendere questa realtà fisica divenendo come un albero è la tappa ultima conosciuta come “breatharianism” (respirarismo).
In questa fase spirituale dell’Essere, l’uomo – nutrito dalle energie di amore incondizionato che circolano libere tutt’intorno a noi – diventa ricevente attivo della Gloria Divina ed ha finalmente accesso al “nutrimento dei nutrimenti” ossia l’emanazione fisica dell’essenza del Creatore stesso, che è la Luce solare.
Questa è una dimostrazione meravigliosa di come la creatura “uomo” possa diventare cosciente della magnificenza di D-o, facoltà per ora latente nel mondo vegetale ed animale inferiore.

Attraverso l’evoluzione dell’uomo, tutta la creazione potrà accedere a più alti livelli di coscienza in tempi minori, accelerando così la venuta della tanto attesa “era messianica”, periodo in cui sarà possibile godere dei frutti più deliziosi che la nostra terra – il cuore – abbia mai potuto offrirci.

venerdì 11 giugno 2010

Dal blog di Valdo Vaccaro: risposta ad Antonio



Agrumi si, agrumi no. Cosa pensare?
Quale animale mangia il limone?



Caro Antonio, ho letto il tuo intervento sul blog di Vaccaro dove esponi le tue perplessità circa gli agrumi. Se non ti dispiace, dato che mi sento indirettamente chiamata in causa, vorrei portarti la mia testimonianza di vita.

Scrivi – quotando Valdo – che chi parla male degli agrumi lo fa perché ha un intestino scombussolato, cosa dire invece di tutti quei fruttariani (tipo me ad esempio) a cui invece hanno sanguinato le mucose delle labbra, della lingua, delle gengive, ha sanguinato il naso, hanno corroso otturazioni di pasta sintetica…? Rientriamo anche noi in questi che hanno l’intestino scombussolato?
Il guaio è che il sig Valdo Vaccaro non ha capito o fa finta di non capire che tanti igienisti con esperienza di fruttarismo ventennale alle spalle, trovandosi a fare largo uso di frutta acida (e quindi non solo arance per l’esattezza) hanno avuto gravi problemi di salute, hanno perso i denti e c’è chi, dopo alcuni (2) anni di monodieta a sole arance, sono addirittura deceduti.
Qualcuno potrà obiettare che il problema non sono le arance ma le monodiete invece questo risulta essere falso sulla base dei dati che abbiamo in nostro possesso ovvero che monodiete con altri frutti, tipo melone e pomodori non sono altrettanto indicati per l’uomo ma a parità di tempo, non portano alla morte come la frutta acida… Come esempio illuminante che ci deve far riflettere, abbiamo la testimonianza pluriventennale di Yana Louis, melariana in perfetta forma.

Credo che anche un bambino di fronte a questi dati non possa far altrimenti che constatare l’adeguatezza della mela rispetto all’aggressività dell’arancia…

Non ho potuto fare a meno di constatare – con dispiacere – che le tue domande dirette a Valdo Vaccaro circa la sua alimentazione personale e a quale animale sia destinato il frutto del limone sono state abilmente glissate dall’arte della prolissità filosofica di cui il sig Vaccaro ha dato più volte prova di esser maestro.

Questo mantenersi vaghi rispetto a dei quesiti talmente mirati mi ha un po’ sconcertato perché non ne capisco il fine… Se non ti dispiace, rispondo io alle domande che hai posto al Vaccaro, dandoti un’idea di un modo diverso di essere “fruttariani”.

Personalmente, non mangio semi, noci, germogli, radici, tuberi, ortaggi, verdure. Di recente ho anche abbandonato il consumo della cosiddetta “fruttortaggio” comprendente pomodori, cetrioli, zucchine, melanzane, zucca, peperoni, peperoncino.
Mi nutro dunque di sola frutta di terra e di albero intesa come melone, mela, albicocca, pesca, banane, avocado, pere ecc

Mangio pochissima frutta acida soprattutto dopo i recenti malesseri accusati ai denti degli ultimi mesi. Limito dunque mango, fragole, ananas, kiwi, clementine, arance…
Il limone è un frutto che non ho mai considerato per forza di cose: si può mangiare un limone come se fosse una mela? O una pesca, fate voi, altrimenti finite col prendermi per una fissata di mele a priori…

Per rispondere alla tua domanda sul limone, ti posso dire che ho avuto modo di vedere degli agrumeti di limone recentemente e per quel che ho potuto constatare, quando i limoni cadono in terra maturi, rimangono lì a marcire interi senza che alcun uccello vada a cibarsi neanche dei suoi semi. Non saprei proprio quale altro animale possa avvicinarsi a tale frutto vista la sua forte acidità ma non sono un’esperta con un foglio di laurea da sventolare davanti al viso di tutti...

Abbiamo la Sicilia, terra generosissima continua il sig Valdo, e allora? Abbiamo pure immensi piantagione di grano ma i farinacei non sono adatti alla specie umana.
Gli agrumi sono un gran business in Italia ma con questo? Sembrerebbe che a difenderli, solamente perché il nostro paese ne sia ricco, nasconda dietro qualche secondo fine economico perché altrimenti questo ragionamento non fila proprio…

Si parla di costi contenuti, che non è fruttariano chi non mangia agrumi in Italia, che senza questo frutto si ricade nella coca cola e nelle nutelle, che chi mangia prodotti animali non riesce a bere del succo d’arancia…
Mai lette tante assurdità una dietro l’altra!

Sui costi contenuti ci siamo ma questo vale per qualsiasi frutto di stagione e per quanto riguarda il resto smentisco categoricamente! Lo scorso inverno ne presi in modeste quantità ed ebbi dei danni, il prossimo farò certamente più attenzione. Confesso che durante la dura stagione invernale mi venne proprio un forte desiderio di clementine e un poco di arance, mai di limone però. Devo pure dire che dopo aver preso della frutta acida il corpo mi chiamava immancabilmente alle noci, il cui elevato consumo porta anch’esso una sensibilità dentale. Insomma, ho appurato in poche parole che questa frutta acida è l’ultima nel gradino della frutta adatta all’uomo perché è quella che ti porta più facilmente fuori binario fruttariano rispetto ad altri tipi, persino delle banane. Questo fatto, alla luce dei dati che abbiamo in nostro possesso, ci ha portati ad essere ulteriormente convinti che se il fruttarismo non si sia diffuso più largamente e non sia stato perpetrato per più di un tot di anni, uno dei fattori più critici può esser stato questo discorso degli agrumi. Abbiamo testimonianze di ex fruttariani che mangiavano frutta acida e poi venivano chiamati dalle verdure per alcalinizzare i loro corpi acidificati internamente dall’azione delle arance.
Tutto questo non accade se si mangia frutta dolce e succosa. Le verdure, i semi, le radici non servono quando si mangia frutta adatta all’uomo. Anche mangiando la fruttortaggio, bacche acide come pomodori ti portano facilmente a desiderare una controparte proteica sottoforma di semi di noce juglans o anacardio e dunque ad uscire dal fruttarismo...
Le scimmie antropomorfe mangiano solo frutta se c’è abbondanza di questa e non toccano altro preferibilmente… mangiare frutti non appropriati per l’uomo crea il terreno affinché ci si avvicini verso un’”alimentazione d’emergenza” a cui naturalmente questi animali si sottrarrebbero se potessero invece noi abbiamo facoltà di scegliere (più o meno consciamente) cosa mangiare e quando.

Il sig Vaccaro parla di “cura del durian, cura del mango, cura dell’uva”… rinominando in termini umani un’inclinazione assolutamente naturale per qualsiasi animale libero in natura.
Il monotrofismo (mangiare un solo tipo di cibo) è una condizione di assoluta normalità per tutte le creature viventi. I cuccioli d’uomo (i bambini) nascono monotrofici, nutrendosi di solo latte anche per alcuni anni dopo la nascita (se gli viene permesso da vari fattori) dunque abbiamo anche un esempio relativo alla nostra stessa specie.
Ovvio che il monotrofismo non possa mai esser protratto vita natural durante perché la Vita stessa segue dei ritmi per noi ancora in parte misteriosi ma abbiamo solide basi per capire che il cibo elettivo di una specie rappresenta appunto l’optimum ed è importante mantenersi sempre su questo binario per stare egregiamente in salute.
Verranno momenti in cui dovremo inevitabilmente distaccarci dalla frutta che amiamo di più (nel mio caso la mela stark deliziosa) però il tutto va concepito in un’ottica di ciclo naturale, di armonia cosmica, intelligentemente e soprattutto attivamente compresa da quell’essere fruttariano cosciente che sa sostituire il suo cibo elettivo con quello del gradino immediatamente sotto, senza scivolare dalla…padella alla brace…dalla mela al limone tanto per capirci…

Non mi nutro di alcuna verdura/ortaggio da mesi e mi sento sempre meglio. Ho appurato che se provassi a reintegrare - solamente a titolo sperimentale – anche una cipolla, un ciuffetto di spinaci teneri, salterebbe in bocca un sapore amaro troppo forte a cui le mie papille gustative non sono più abituate, nonostante negli ultimi due anni io abbia mangiato verdure scondite a non finire. Chi ha avuto modo di vedere le mi insalatone di verdure può ben capire di cosa stia parlando.
E’ altresì impossibile per me mangiare modeste quantità di noci e semi in quanto appena ne mangio due o tre comincia a prendermi un leggero mal di testa che se non smetto subito e non ci mangio dietro un frutto succoso, continua a crescere in maniera esponenziale. Tutto si placa magicamente con una mela. Provato e sperimentato.

Il sig Vaccaro fa affermazioni che non stanno assolutamente in cielo né in terra quando afferma in maniera perentoria che se non si vuole essere scheletrici bisogna bere del succo di arancia in inverno perché abbiamo visto che in effetti accade proprio il contrario; più si prende di questi agrumi più si perde peso rispetto ad un altro frutto, e qui ci riallacciamo alla testimonianza di un’altra persona che recentemente le scrisse dicendo che sua moglie aveva ripreso a bere latte dopo aver usato come "scusa" la tossicità delle arance per sfuggire finalmente alle pressioni di suo marito…

Con gli agrumi si perde peso, il corpo è come se si asciugasse dall’interno. Con altri frutti non accade questo.
Ho un fisico longilineo, slanciata, sono magra ma non scheletrica. Eppure non tocco agrumi da Gennaio, credo, da quando sanguinai alle gengive e l’acido mi corrose l’otturazione.
Inutile dire che superai il resto dell’inverno benissimo, senza ricorrere a nutelle e cole varie. Anzi, addirittura mi apprestai a divenire fruttariana al 100% come lo sono oggi.
Fu un miracolo il mio?

Per quanto riguarda il quesito: “cosa significa essere fruttariani” ne parlai tempo fa ed elencai inoltre almeno 10 motivi (per fare da eco alle dieci parlate ricevute sul Sinai) per intraprendere questo percorso meraviglioso nel fantastico mondo della frutta che non si limita assolutamente ad un discorso di alimentazione, appagamento e salute come invece sembra sottolineare Valdo, ma si estende fin dove l’animo dell’essere umano può arrivare.
Non ci sono davvero limiti con il fruttarismo; è la via per la vera libertà.

Grazie a tutti per avermi ascoltato.

giovedì 10 giugno 2010

Frutta acida: una questione di fede

Vorrei rispondere anch'io andando subito al nocciolo, senza troppi giri di parole alle perplessità di una persona intervenuta nel blog di Valdo Vaccaro circa la questione della frutta acida – se e quanto consumarla – dopo aver assistito alla conferenza tenuta all’AVA dove ero presente in quanto quell’incontro pubblico venne organizzato da me e dal mio amico Andrea Fruttariano a rappresentanza della “punta fruttariana” romana in seno alla suddetta associazione.

Questa persona – dopo aver riportato in maniera molto sintetica e peraltro un poco inesatta le parole di Andrea circa le ragioni per cui sarebbe meglio limitare il consumo di questo tipo di frutti – si sfoga con Valdo – difensore degli agrumi ad oltranza – lamentando il fatto che a causa di queste informazioni sulla tossicità delle arance – sua moglie, grande consumatrice di latte e convertita a forza a spremute di 5/6 arance al mattino – “spaventata” da queste rivelazioni – decise dunque di tornare ad assumere latte per colazione, cosa che sicuramente, secondo suo marito, le farà di nuovo riacquistare quei kg persi dopo tanto lavoro di persuasione abietta.

Questa persona chiede inoltre a Valdo a quale tesi sia meglio “credere”, a chi “deve credere” l’uomo della strada; se ad un fruttariano che ha provato sulla sua pelle – o meglio – sulle sue urine – l’acidità delle arance e che porta la testimonianza diretta di altri fruttariani – me compresa – i cui vissuti con gli agrumi si sono rivelati drammatici e dolorosi nel corpo e nello spirito oppure se a delle tabelle nutrizionali ed esperimenti condotti inserendo arance in qualche recipiente metallico nel folle tentativo di paragonare la meravigliosa macchina biologica umana ad un rozzo e primitivo bidone della spazzatura inorganico – esperimento che per analogia ricorda molto tristemente il principio aberrato della vivisezione che si prefigge di studiare effetti di certe sostanze da adibire ad un consumo umano sperimentandole - nel nostro caso neppure su di un animale vivo, bensì un qualcosa di inanimato – su di una creatura diametralmente opposta per funzioni bio-chimiche rispetto all’uomo pretendendo per di più di capirci qualche cosa…

Tra moglie e marito non mettere l’agrume…
A questi interrogativi vorrei rispondere dando il mio parere non tanto in veste di fruttariana che ha subito in prima persona gli effetti nefasti degli acidi degli agrumi sul suo corpo (vorrei cogliere questa occasione per ricordare a tutti la mia esperienza con le clementine che mi hanno letteralmente corroso un’otturazione dentaria) quanto come individuo libero-pensatore - e con libero intendo pure laico – dato che qualcuno definisce il mio approccio al fruttarismo di tipo “ascetico” solamente perché grazie a questa alimentazione riesco a percepire e a godere “delle meraviglie del creato e della bellezza delle sue creature” come forse del resto, “dovrebbe” esser questa “conditio sine qua non” per ottenere finalmente la felicità ed il benessere che noi tutti ci affanniamo a cercare guardando sempre in direzioni sbagliate perché vaghiamo intossicati da un luogo ad un altro senza giunger mai ad alcuna meta che non sia un fallimento artificioso prodotto dell’umana mente e non della Sapienza di Madre Natura.

Perché imputare l’errore delle proprie imposizioni sugli altri chiamando in causa la frutta acida?
Stavolta la “difendo” io. Questo è un tentativo bello e buono di far terrorismo facendo passare per santo un demonio bello e buono…
La donna in questione è tornata a prendere latte (di origine animale a quanto mi pare di aver capito) perché le venne sottratto dal marito e lei di fondo non ne fu mai affatto d’accordo.
Non c’entra niente la frutta acida. E’ solo un abbaglio pensare che a causa del messaggio di Andrea che sconsiglia gli agrumi, allora la sua testimonianza possa essere deleteria e vincolante per tutti quelli che vogliono avvicinarsi alla frutta lasciandosi alle spalle – come in questo caso – prodotti di origine animale.
Andrea non le ha mai detto infatti di tornare a prendersi del latte di origine animale; al massimo le avrà potuto consigliare una mela integra al mattino, come di suo solito…
E cosa c’è di tanto errato in tutto ciò? Le ha semplicemente consigliato la soluzione migliore e di sicuro, la più naturale di tutte le altre alternative…
La spremuta è un’operazione innaturale che porta ad una modificazione non prevista dalla natura i cui risvolti finali non possono essere da lei garantiti. Spremere i succhi di un qualsiasi frutto come pure fare un frullato non equivale a mangiare del frutto intero, tralasciando il fatto assodato che ogni operazione di estrazione acidifica quasi istantaneamente qualsiasi cosa.

Grazie a queste diavolerie meccaniche siamo in grado di riuscire a mangiare tre o quattro frutti tutti assieme, prendendo in giro il nostro organismo.

Io ho fatto questa semplice prova: un giorno ho mangiato una mela e poi subito dopo una banana (entrambi i frutti maturi, ovviamente) ed ho accusato pesantezza allo stomaco; questo accadde perché mescolai due frutti con due tempi di digestione diversi uno dall’altro.
Un altro giorno invece mi sono frullata 2 mele ed una banana e non ho accusato alcun problema.
Come potete capire benissimo senza l’ausilio di alcuna laurea in scienza dell’alimentazione, filosofia ecc il “semplice”fatto di aver frullato/manipolato la frutta per mezzo di un procedimento non escogitato dalla natura ha fatto sì che io potessi ingerire maggiori quantità di frutta di diversa specie senza accusare alcun disturbo digestivo. La tecnologia perversa dell’uomo ha bypassato la flebile voce della natura che sconsiglia qualsiasi tipo di mix, il rumore fastidioso del motore di questo elettrodomestico ha messo a tacere la voce delicata della verità rendendoci sordi al suo richiamo…
Grazie a D-o poi il mio corpo forte ha saputo gestire la situazione al meglio senza stressare troppo il mio microcosmo però non escludo che un po’ ne abbia risentito anche se la mia coscienza non ne venne mai al corrente…

Per tornare allora al nostro discorso, mi rivolgo personalmente a questo signore preoccupato che sua moglie riprenda i kg persi con la reintroduzione del latte vaccino, e umilmente le consiglio di non imputare alcuna colpa alle “parole forti” ma veritiere di Andrea ma di prendere una volta per tutte la situazione di petto che riguarda non la frutta acida bensì il rapporto con la sua compagna. Perché è inutile e dannoso per lei, per sua moglie e per tutti coloro che hanno modo di leggere questa testimonianza coprirsi dietro un dito per nascondere una situazione di disaccordo familiare talmente evidente da spaventare più dell’acidità di tutti gli agrumi del mondo..
Il problema di sua moglie non è la frutta acida, mi ascolti bene, ma il fatto che desidera ancora il latte vaccino ma a causa delle sue pressioni costanti, è stata costretta a cedere ad un compromesso che le andava stretto da tempo…

Vaccaro dice – dall’alto dei suoi 10 giorni di sola frutta! - che ci sono tante persone (onnivore) a cui il durian rimane indigesto e per questo ne parlano male a chi si appresta a mangiarne dicendo che non ha alcun senso credere alle parole di una persona che mangia malissimo ed ha sicuramente problemi di digestione a causa della carne, dei prodotti cotti che ingerisce dando la colpa dei suoi mali ad un frutto innocente…
Ebbene, questo è un po’ ciò che accade anche nel nostro caso, cari lettori…

Il fisico di un crudista-vegan neanche 100% rispetto ad un fisico fruttariano crudista al 100%, di cui 75% monotrofico melariano (che mangia solo mele) è alquanto diverso e chi è mai costui che si arroga il diritto di dire che quel tale fruttariano che ha avuto problemi con una certa categoria di frutti – in linea peraltro con tantissimi altri fruttariani-crudisti di mezzo mondo – non sta bene fisicamente e per questo accusa problemi vari che erroneamente associa alle arance?

Un po’ di umiltà signor Vaccaro; crede forse che solo la sua salute sia impeccabile grazie alla dieta che segue e tutti gli altri che non sono come lei – vuoi perché onnivori vuoi perché fruttariani – siano sbagliati?
Eppure nei suoi libri, nei suoi articoli lei parla di fruttarismo come dieta ideale dell’uomo anche se però si percepiscono in realtà le sue riserve in merito a questo tipo di alimentazione – riserve che lei è abile nell’aggirare in maniera subdola asserendo che sì, fruttariani si nasce ma in questa vita mai ci si diventa a causa di scuse assolutamente banali, come la moglie che alla sera ti fa trovare in tavola una “bella” zuppa di legumi oppure un “buon” piatto di pasta a cui non si può (vuole) resistere oppure la vita sociale, il lavoro ecc…
Tutto questo discorso mi porta alla mente un famoso proverbio: quando la volpe non arriva all’uva dice che è irrancidita…

Certamente la famiglia, gli amici, il lavoro sono sfere della vita molto importanti per l’uomo ma non sono vincolanti. Dovremmo forse noi per accontentare gli altri fare qualcosa che sappiamo essere errato e quanto mai deleterio per la nostra salute solamente perché le persone intorno a noi non vogliono prestare ascolto alla verità nuda e cruda che mangiare altri cibi oltre la frutta può causare scompensi più o meno gravi all’organismo? Berremmo mai della candeggina perché nostra madre ci dice di farlo? O piuttosto ci prenderemo in giro un giorno si e quell’altro indulgendo in cibi dannosi per l’organismo solamente perché in realtà non abbiamo il fegato di restare a solo frutta più di un tot di tempo?

Quando si incappa in situazioni di questo tipo e non vi sono dunque “reali” motivazioni di forza maggiore ma garbugli etico-psico-sociologici di imprecisa natura a frenare il treno fruttariano, allora entra in gioco un meccanismo diverso, ovvero riaffiora piano piano un dubbio latente di fondo che viver di sola frutta non sia davvero possibile. Io stessa ci sono passata per certi versi, senza uscire dal fruttarismo però perché impossibilitata dal fatto che le verdure oramai erano diventate letteralmente come pezzi di carta nella mia bocca, che non riuscivo proprio a deglutire. Ricordo però che molte volte mi vidi tentata a farmi dei frullatoni di verdure a foglia verde miste con frutta al mattino per assicurarmi tale nutrienti… Grazie a D-o superai questa fase senza alimentare inutilmente dubbi assolutamente infondati frutto di intossicazioni di natura estranea alla genuinità della vita.

Ma del resto questo è lo stesso meccanismo che il vegetariano prova subito dopo esser uscito dall’onnivorismo carnivoro, del vegan che ha lasciato da poco il vegetarismo, del vegan crudista che ha lasciato da poco il cotto e del fruttariano che ha lasciato da poco il vegan crudo…
Perché che senso ha, se non una dipendenza mentale psicologica, mangiare un formaggio od un uovo, o farsi un frullatone di verdure una volta al mese per scongiurare eventuale carenze dovute ad una dieta che si sospetta errata? Se pensassi davvero che il fruttarismo fosse inappropriato per l’uomo, ma chi me lo farebbe fare ad andare avanti? Piuttosto allora continuerei per la mia strada alla ricerca della dieta perfetta…


Le radici dell’istinto
Io credo che la paura della morte sia uno degli istinti più forti nell’uomo, quello in grado di poter risvegliare in qualsiasi creatura una forza fisica e d’animo sconosciuta, latente nel profondo, capace però di smuovere montagne se innescata e dunque ogniqualvolta ci si concede di mangiar dei prodotti cotti (soprattutto vegan) al posto della frutta, ecco che allora c’è davvero qualche cosa che non va in background, qualche inclinazione pericolosa contro natura che si è insidiata nella coscienza – l’ego, ossia il piacere della gola.

La gola e le voglie smodate dell’intestino sono state e sono tutt’ora la causa delle più gravi malattie dell’essere umano e perseverare dunque in piaceri malsani per fini esclusivamente edonistici mettendo da parte la salute – è un’inclinazione troppo frequente, un compromesso troppo pericoloso a cui spesso si incorre per debolezza di spirito.

Non è incoraggiante sentire proferire dalla bocca di un non neanche fruttariano che essere fruttariani al 100% senza mai sgarrare è impossibile perché chi si può conoscere meglio le “problematiche” dell’esser fruttariano se non un mangiatore di frutta a tempo pieno?

Fruttariani si può: ecco le prove
Io sono testimonianza in prima persona di fruttariana che lo è sempre e comunque, senza alcuno sgarro, che porta sempre con sé nello zainetto qualche frutto al posto della bottiglietta d’acqua, qualche frutto per la cena fuori con amici, qualche frutto nel bagaglio a mano dell’aereo… Chi mi conosce di persona può ben dire che frutto porto sempre con me..

Conosco fruttariani che lavorano e si portano dietro una busta di frutta da consumare durante le ore fuori casa e fanno questo ogni santo giorno.
Coloro che non riescono perché asseriscano sia un problema conciliare la frutta con gli inviti a prendere un caffè al bar con i propri colleghi, non stanno vivendo un reale impedimento a discapito della vita sociale, stanno vivendo una costante tentazione tra qualcosa di sano e di mal-sano; una battaglia interna tra tentazione e rinuncia. Quando si presenta un dilemma del genere di solito accade perché interiormente nel profondo, si è ancora intossicati da un certo modo di pensare e vedere la vita, in pratica non ci si è ancora fruttificati nel profondo.

Perché qui non si tratta di astenersi dal fare determinate cose; si tratta di rettificarle.
Il problema non sono gli altri che si vanno a prendere un caffè che sono sbagliati; siamo noi che non riusciamo a stare con loro al bar mentre ci mangiamo un frutto perché dentro moriamo dalla voglia di farci fuori una brioche e non riusciamo proprio ad addentare quella mela dal sapore così delicato…

Lo sbaglio è nostro, come pure la piena responsabilità delle nostre azioni e non-azioni. Spesso non portiamo il nostro essere fruttariani “fuori nel mondo”, tendiamo anzi a nasconderlo per paura di venir giudicati strani ed anticonformisti, paura di esser presi come degli ortoressici e dei montati, paura di essere incompresi..

E’ vero…tutto ciò accade. Il mondo onnivoro, il mondo vegan cotto, persino quello crudista-vegan non ci vede sempre di buon occhio e ci scambia spesso per estremisti ma qual è il problema?
Devo fingermi meno diverso solamente per tenermi delle amicizie false, tenere in vita rapporti fondati sulla menzogna e sul far finta di niente? Quale rapporto di questo tipo può farmi crescere, arricchire nel profondo dell’animo? Esattamente allo stesso modo, che senso ha mangiare di un cibo denaturato?

Un fruttariano sa che non ha alcun senso mangiare la pasta o qualsiasi prodotto cotto perché riconosce che, oltre a non essere appropriato a partire da grezzo, nel suo stato naturale, lo è ancor meno quando viene sottoposto all’azione disintegrante del fuoco…

I nodi prima o poi vengono al pettine e non possiamo certo rovinare le nostre esistenze dietro a persone che hanno deciso di vivere la propria vita in maniera opposta alla nostra, soprattutto in un tempo in cui l’ignoranza, l’incompetenza e l’inesperienza dilaga.

Il Fruttariano ha deciso di tagliare via i cadaveri vegetali ed animali nonché il cotto; ha dato un taglio netto alla finzione, ha scoperto la verità attraverso la genuinità ed i semplici gesti che la natura ha indissolubilmente scritto nelle anime e disegnato nei corpi di ciascuno di noi.
E’ difficile rinunciare alla verità quando troppo tempo fu speso a cercarla invano in posti dove ella per forza di cose, non poteva dimorarvi a causa della detronizzazione da parte dell’ego deviato.


Il mio appello ai Fruttariani
Il seguente appello si rivolge ai fruttariani e al loro rapporto personale con il proprio sè, non contempla la condizione onnivora, vegetariana, vegan, vegan crudo perché tutti questi stili alimentari sono ben lungi dall’essere vicini alla realtà della natura delle cose.

Non possiamo pensare di vivere la nostra vita di sola frutta vita natural durante (e sarà lunghissima, quindi prepariamoci!) in maniera conflittuale con noi stessi, sentendoci dei freaks (degli individui fuori dal comune) ogniqualvolta vediamo una terza persona che mangia pasta, carne oppure una foglia di lattuga! Apriamo un po’ gli occhi, santo cielo!

Ridefiniamo i nostri concetti
La condizione fruttariana non è una condizione “freak”, “border line” perché ci si nutre di sola frutta; questa è la condizione normale dell’essere umano. Pertanto, quando i miei amici vanno in pizzeria, non sono io quella fuori luogo perché la pizzeria in primis non dovrebbe esistere per tantissimi motivi, non solo alimentari.
Dunque, il fatto che io mangi frutta al tavolo con loro è solo l’ultima nota stonata di una sinfonia completamente inascoltabile di cui le nostre orecchie dovrebbero necessariamente fare a meno se vogliono rimanere in salute…

Il Fruttarismo è l’unica alimentazione naturale, integrale per l’uomo, è il traguardo a cui tutti gli uomini devono aspirare di diventare, ognuno con i propri tempi e transizioni di sorta senza mai però perdere di vista l’obiettivo finale.

Detto questo vi saluto tutti con gioia e vi abbraccio augurandovi tanta serenità nel vostro percorso alla ricerca di un’esistenza sobria all’insegna dell’Amore Incondizionato.

Frutta acida: l'esperienza diretta di un fruttariano

Questo che segue è - a mio avviso - un preziosissimo documento  che arriva direttamente da un fruttariano il quale ha deciso di fare chiarezza sull'attuale situazione in merito al discorso "frutta acida" ampliatosi esponenzialmente in questi ultimi tempi e specialmente negli ultimi giorni dopo che il dottor Valdo Vaccaro - rientrato in Italia dopo un suo viaggio all'estero - ha trattato nel suo blog per rispondere ai quesiti di alcune persone che chiedevano delucidazioni circa le proprietà benefiche degli agrumi, messe in discussione fortemente nel recente ciclo di conferenze sul fruttarismo tenutesi alla sede dell'AVA di Roma da parte di Andrea Fruttariano.

Buona lettura

Un chiarimento definitivo sulla frutta acida

Ciao Valdo, sono Salvo dalla Sicilia, finalmente parto per Roma è cercherò di dare una svolta alla mia vita, essendo fruttariano 100% dalla fine del 2009 volevo un attimo chiarire e conciliare l’opinione discordante che si è venuta a creare riguardo alcuni temi sulla frutta acida.
Noi fruttariani ci auguriamo che tutto il mondo a breve abbracci il veganismo crudista considerato da noi come obbiettivo minimo indispensabile per il miglioramento delle proprie condizioni fisiche, del pianeta, dell’economia e di tutto ciò che da questa alimentazione certamente ne deriva. Perché sappiamo che dall’alimentazione scaturisce tutto e poco importa se adesso qualcuno mi accuserà di ortoressia.


La perfezione è Natura

Riporto una tua bellissima frase dal libro alimentazione naturale :“L’obbiettivo che tutti noi dobbiamo cercare sempre e soltanto è la perfezione ”
Quindi ognuno fa quel che puo’ , arriva dove si sente di arrivare ponendosi come obbiettivo minimo il veganismo, se poi si arriva al veganismo-crudista, al crudista-fruttariano o il fruttariano simbiotico si è semplicemente riusciti a scalare la cosiddetta scala dell’evoluzione alimentare proposta da Renè Andreani è si è riusciti a raggiungere un alto livello di perfezione che non considero ossessivo se si ci arriva a cuor leggero, senza sentirlo come un peso.
E aggiungo che la perfezione è natura.

Si parla poco di fruttarismo puro

Qualche fruttariano sembra offeso dal fatto che si dice che l’uomo è fruttariano, ma poi si propone una dieta vegana-crudista, senza nemmeno citare che una dieta fruttariana è il traguardo a cui ognuno dovrebbe aspirare. Bisognerebbe parlarne un po’ di più, se poi dopo si vuole promuovere una dieta che faccia da compromesso tra quella che è la vecchia tradizionale cucina insana dieta onnivora ed il fruttarismo rurale e puro degli uomini primitivi come il crudismo che ben venga, in modo che queste persone sappiano che il crudismo non è il massimo della dieta , ma è stato creato per chi ama cucinare , mantenere certe tradizioni a tavola mangiando sano e vivere certamente a lungo esente quasi totalmente da malattie.
In modo che tali persone sappiano e possano scegliere se accettare il compromesso che il crudismo mette a disposizione per chi ama le tradizioni o la perfezione fruttariana libera della schiavitù della cucina e da tutto il resto. Fruttarismo puro che prevede poi soltanto frutta fresca in continua analisi attraverso le sperimentazione diretta. Ribadisco che ammiro i crudisti e i fruttariani in tutte le loro forme, ognuno di loro ha raggiunto un obbiettivo formidabile magari con tanto sacrificio , quindi giustamente quando sentono parlare di fruttariani come loro che però hanno come obbiettivo una perfezione superiore, che si chiedono quali sono i frutti più indicati per l’alimentazione umana e che funzione hanno, reagiscono di stizza, come se stessimo sminuendo i risultati da loro raggiunti.


Il monotrofismo come traguardo assoluto della dieta fruttariana

La mia ricerca affonda le sue basi sul monotrofismo anche se si tratta di un qualcosa che deve ancora essere sviluppato ulteriormente. Un monotrofismo inteso come alimentarsi di un solo frutto a pasto o al giorno, o settimana o per una stagione a seconda del tipo di ricerca che vogliamo portare avanti.
Qualsiasi forma di monotrofismo prolungato oltre una stagione non può essere scientifico poiché un frutto in genere non esiste per tutto l’anno.
Il monotrofismo come traguardo assoluto della dieta fruttariana, quel monotrofismo praticato da ogni animale, quel monotrofismo di cui lei parla quando asserisce che ogni cibo ha bisogno di un ambiente specifico nello stomaco per essere digerito al meglio.

Questione frutta acida

Per la questione della frutta acida, qui sta succedendo la stessa cosa tra onnivori e vegani; chi è indietro nella scala alimentare si sente minacciato e oltraggiato nel proprio stile alimentare ,come quando ad un onnivoro viene detto che la carne fa male . Il discorso per fortuna non chiama in causa cadaveri, ma una perfezione fruttariana che ha l’intento di capire quali sono i frutti più indicati per l’uomo.
Qualcuno ha espresso male o in maniera drastica le ricerche che portiamo avanti con sperimentazione diretta e testimonianze di chi ha già provato.
Mi propongo di portare umilmente la mia testimonianza di fruttariano al 100% acquisita in parte direttamente sul campo della vita ed in parte grazie a materiale reperibile in rete, libri vari ecc, cercando di unificare il tutto per poter giungere finalmente quanto più vicino alla verità (intesa qui come “naturalità”) in pace e tranquillità con me stesso e gli altri.
Sperimentazione personale

Personalmente anch’io ho provato incredulità sulla frutta acida,quindi ho provato la mia sperimentazione diretta su tali frutti , ma la ripeterò quando avrò sulle spalle più anni di dieta fruttariana al 100%, per assicurarmi che tale ricerca in passato non sia stata corrotta da un corpo ancora non perfettamente disintossicato .


La frutta acida non regge il monotrofismo

Ho visto che una monodieta di mele , pere , meloni, pesce , albicocche , portata avanti anche per settimane e senza limiti di quantità non dà alcun sintomo.
Quando invece ho provato i limoni non ho retto 2 giorni, non riuscivo a ingerire le giuste quantità per soddisfare il fabbisogno calorico, perchè 100gr di limoni contengono appena 11 calorie contro una media-frutta di 40-50cal.
Dovevo quindi ingerire 4 volte la quantità di un normale frutto ma non riuscivo neanche a mangiarne la metà.
Le reazioni fisiche con i limoni sono state un immediato affossamento delle guance o degli occhi, come se mi avessero asciugato. Il sudore le prime volte mi usciva dai capelli ed un prurito in testa mi turbava per alcuni istanti, questo sintomo svani presto, notavo comunque che lo stomaco ne traeva beneficio, sentendolo asciutto senza quella sensazione di succhi gastrici che qualche frutto lascia .
Però la bocca a fine serata risultava fortemente danneggiata dal succo , forti lacerazioni apparivano nel palato e sulla lingua.

Frutta acida a scopo terapeutico

Continuai per altri 3 giorni facendo però solo la mattinata di limoni , e il pomeriggio mi rifacevo con le banane, la mia bocca aveva così il tempo di riposare e potevo così soddisfare il fabbisogno calorico.
Negli ultimi giorni notai tanta stanchezza, e cominciai a sanguinare dal naso traendo la conclusione che tale frutto non è un frutto alimentare ma un frutto a scopo curativo e siccome tutti sappiamo che una medicina anche naturale se viene abusata porta a delle controindicazioni, un limone mi aveva curato, ma più giorni a limoni mi avevano danneggiato.
tale frutto ci fornisce abbastanza dati per dire che dato il suo scarso apporto calorico , data la sua asprezza, dato che è dimostrato che sia un potente antisettico, rinfrescante, stimolante del sistema immunitario, un efficace battericida, febbrifugo, diuretico, disintossicante, tonico del sistema cardiaco e nervoso è inoltre un antiacido gastrico, previene la gotta, è antisclerotico, abbassa la pressione sanguigna, è un buon fluidificante del sangue. Non ci sono dubbi che la natura abbia fatto tale frutto a scopo curativo e non nutrizionale.
Stesso discorso vale per il cedro e i kiwi.
La monodieta con questi frutti è andata quasi allo stesso modo.

Un fruttariano integralista

Personalmente quando mangio un frutto considero polpa e buccia
Negli agrumi, polpa-buccia-scorza
Quindi nel mio modo di vivere il fruttarismo considero necessario alimentarsi dell’intero frutto,
poco importa se esso è ananas,melone,arancia, limone.
Sono un sostenitore dell'integrale a tutti i costi, di quelli che non buttano via nulla (per coerenza dovrei mandare giu la buccia dell’anguria , ma diffido dei frutti così grossi, concedendomi solo meloni e qulache ananas) Per essere considerata una protezione, per essere considerato uno scartola fibra contenuta nella scorza d’arancia, regola l'assorbimento degli zuccheri, dei grassi e delle proteine evitando il diabete, l'arteriosclerosi, e favorisce il transito intestinale riducendo i fenomeni putrefattivi. Poi il sapore amaro serve proprio per non eccedere in tale frutto.

La buccia sazia mentalmente

Ormai vedo la creazione in maniera perfetta, quando si mangiano le bucce o la scorza ci si sazia nel cervello prima di scoppiare nello stomaco,mentre senza buccia ad esempio potrei mangiare 5 meloni , ma non più di uno con la scorza.
Eccezion fatta per le banane che quando mature si aprono o si rompono dalla gambetta aprendosi.
A pensarci bene se provo per un attimo a pensare di non avere coltelli sottomano e se riesco a decondizionarmi dalle usanze, la buccia mi piace pure.

L’arancia è un ottimo alimento. Le si attribuiscono numerose proprietà salutari: nutritiva, vitaminizzante, mineralizzante, tonica, disintossicante, digestiva, venotonica, antiemorragica, lassativa, ringiovanente cellulare, febbrifuga (scorza).
Anche le arance appartenente alla famiglia agrumi secondo me vanno considerate più come frutto curativo che alimentare . Mangiandone pure la scorza arrivo a 3-4 arance e mi sazio alla grande , mentre mangiando soltanto la parte cosidetta edibile seguendo l’istinto di sazietà, potrei mangiarne 2 kg per volta , provocando un appesantimento eccessivo dello stomaco e un riacutizzarsi della fame a breve tempo. Forse proprio per l’impatto glicemico causata dall’assenza della buccia.


Frutta acida che cura, frutta acida da limitare

Tutti i frutti curano e nutrono ma immaginando una linea retta metteremo in una estremità gli agrumi con una etichetta che reca la dicitura “curativi”, dall’altra estremità quelli più energetici e di conseguenza meno curativi (banana), al centro quelli più equilibrati , mele , pere , pesche, ecc…
Quando lei sottolinea che gli agrumi siano i migliori frutti al mondo o addirittura migliore delle mele è perché si sta guardando da una estremità della linea retta e quindi un agrume fa più bene di una mela perché cura di più.
Se lo analizziamo dall’altra , cioè a scopo energetico, risultano essere altri frutti migliori dell’arancia che possono essere mangiarti a kg per giorni consecutivi perché non danno sintomi da sovradosaggio curativo perché sono prettamente energetici.
È un altro risultato lo avremmo guardando i frutti che stanno al centro di questa line a retta.


Assurdità di qualche fruttariano

Trovo anch'io  assurdo quanto detto da un fruttariano che l’arancia contenga troppo calcio e troppa vitamina C ; lei giustamente ci insegna che la natura ad ogni frutto mette le quantità di minerali in modo proporzionato e guardando le tabelle nutrizionali della frutta si riscontra ad esempio che per 100/ 150mg di potassio sono accompagnati in genere 1 mg di sodio per essere assorbito, e sicuramente quelle quantità di calcio e vitamina C saranno accompagnati da altri minerali che ne implicano l’assorbimento, poi un minimo margine di surplus la natura se lo concede, ma in quel caso intervengono i nostri organi emuntori, se no che ci stanno a fare?

Spero dunque che tutti i miei colleghi contro la frutta acida correggano il tiro , sposando queste mie osservazioni, non dicendo più “attenzione, non abusate della frutta acida perché potreste stare male” ma spiegando il tutto come riportato sopra.
Spero di non apparire troppo presuntuoso proponendo quanto detto , anzi spero che questo sia la base per continuare a capire insieme le proprietà di ogni frutto.

Conclusioni personali

Concludo correggendo quanto espresso fin oggi sulla frutta acida da parte di qualche fruttariano , dicendo che appartiene all’uomo, ma avendo più una funzione curativa che alimentare non va pertanto abusata, tutto ciò confermato dall’esperienza delle nostre monodiete.

Argomenti da approfondire

Ci sarebbe poi da parlare della fruttaortaggio e del perchè nessun animale se ne cibi e di come molti fruttariani una volta abbandonati tali frutti abbiano ulteriormente migliorato le proprie condizioni di salute psicofisiche.
Anche in quel caso posso fornire il mio punto di vista.
Ci sarebbe da dire che esistono uccelli fruttariani che non digeriscono la buccia e che guarda caso si cibano di quei frutti che buccia non hanno (vedi fragole) quindi tra i frutti da non abusare oltre a quelli curativi (vedi frutta acida), ci sarebbero quelli non elettivi per l’uomo ,(vedi bacche), limitarli quindi perché il monotrofismo dimostra che una monodieta incentrata su quei frutti porta ad un disequilibrio.

Discorso perfezionistico

Ovviamente tale discorso perfezionistico risulta improponibile a chi ancora è legato ad una dieta malsana ,a chi disconosce tutto ciò, ma anch’io fino ad un anno fa ero onnivoro, quindi forse a mio avviso andrebbe detto , fornendo alternative meno drastiche (veganismo, crudismo e fruttarismo nelle varie forme), in modo che ognuno possa arrivare al proprio limite di perfezione.

Spero una volta a Roma di poterla conoscere personalmente.

martedì 8 giugno 2010

Fruttariani nel paese di Onnivorandia

 Perchè il "miraggio della perfezione Vegan" è un miraggio idiopatico

Sono fiera di essere fruttariana e soprattutto non ho alcuna intenzione di nascondere la mia identità alimentare a coloro che mi fanno domande dirette oppure reprimere la mia voglia di frutta se in compagnia di altri, per motivi di lavoro o per diletto..

Essendo semplicemente me stessa e portando sempre dietro con me la mia frutta ho suscitato nel mio prossimo varie reazioni, tutte comunque abbastanza positive ed alcune certamente inaspettate che mi hanno dato forza nel mio percorso evolutivo convalidando in maniera anche indiretta la veridicità indissolubile della scelta di vita che ho deciso di portare avanti fino alla fine dei miei giorni.
Perché non si può pensare veramente di essere capiti, rispettati e compresi se non ci si mostra al prossimo realmente per ciò che si è dentro.
Non ci può essere rispetto se manca la chiarezza, non c’è alcuna giustizia se manca la verità.

Aver offerto frutta a delle persone in strada che invece chiedevano due spiccioli per comprarsi certamente qualche veleno (dall’alcohol a qualsiasi prodotto cotto per me non c’è alcuna differenza) è stata una grandissima soddisfazione e se non avessi avuto la mia “mania” di portarmela sempre dietro, mi sarei trovata a mani vuota, magari combattuta con quell’intossicato senso di colpa che ti vede negare del denaro di fronte ad un individuo che ti sta chiedendo qualcosa per vivere.
In realtà è un intossicato come tutti gli altri che però invece hanno i soldi per drogarsi in maniera “onesta” e quel che più conta “legalizzata” e dunque non sono di alcun impaccio al sistema capitalistico, anzi ne rappresentano proprio il suddito modello.
Offrire parte del mio pasto, del vero cibo appropriato per la razza umana è un dono talmente prezioso per me che non è possibile equipararlo a tutte le monete del mondo.
In un mondo di falsità, ipocrisie e compromessi di comodo, la verità schietta stride assordando tutti coloro che non sono pronti ad accettare la naturale evenienza di certi processi oramai sempre più inarrestabili.

Io, fruttariana, non mi faccio schiacciare da questo sistema intossicato che va contro natura perché ho fatto di questa mia scelta la fonte di sostentamento primario per la mia intera esistenza.
Non voglio cedere a nessun compromesso che io non possa in alcun modo provare a contrastare con tutte le forze in mio potere perché rinunciare anche di tentare per evitare di cadere in una qualsiasi “via di mezzo” è in un certo senso voler assecondare e sottostare riconoscendo al Sistema imperante la forza di annientarti solamente perché si è in minoranza numerica.
Dobbiamo sforzarci di tenere sempre a mente che il fruttarismo è lo stato naturale dell’essere umano e che tutte le pizzerie, i bar, le pasticcerie etc altro non sono che dei luoghi fantascientifici purtroppo divenuti tristemente una realtà ma che non hanno alcuna ragione d’esistere e non ha per questo alcun senso continuare ad alimentare assiduamente le loro vendite recandoci di nostra sponte in questi tetri luoghi per di più accontentandoci di mangiare un piatto che neanche ci piace troppo, per giunta pagandolo a peso d’oro.
Non a caso questo tipo di alimentazione con il tempo riesce a distaccarti talmente tanto dalla realtà inquinata dove viviamo che ben presto questo desiderio insano di andare a cena fuori almeno una volta alla settimana passa perché ci si rende ben presto conto che non è normale passare 6 giorni chiusi in casa a lavorare per gli interessi di terze persone…

Gli amici intimi ed i parenti sapranno comprendere le nostre esigenze ed il cibo non sarà in alcun modo motivo di divisione anche se diverso nella sostanza ma anzi, fortificherà le relazioni umane fino a quel momento inconsapevoli perché appunto la tavola sarà finalmente un luogo d’incontro, un’agora dove poter confrontarsi per crescere insieme invece di un posto dove neanche in compagnia d’altri si riesce a fare un minimo sforzo per concentrarsi sulla propria persona e sui bisogni del prossimo.

Voler tenere comodamente il piede in due staffe dichiarando candidamente che è un’utopia quella della perfezione alimentare è un escamotage furbesco che non sta assolutamente in piedi e giova solamente all’egoismo umano che in questo comfort mental-psicologico trova terreno fertile per proliferare indisturbato giorno dopo giorno per poi sfociare “tutto di un colpo” in una malattia cronica molto grave…Un bel giorno da fruttariani che eravamo ci risvegliamo ad essere come “minimo” vegan-cotti senza ricordarci come vi arrivammo…

Si tratta in realtà di alzare il limite del veto, il limite della sofferenza che si vuole infliggere al nostro prossimo e all’ambiente, all’amore che abbiamo per la verità e per la nostra salute.
E’ ora di andare oltre le sofferenze animali, è ora di occuparsi un po’ del benessere e di riacquisire pian piano uno stile di vita naturale, umano.
Perciò via il cotto! Basta cucinare verdure, cereali, legumi. Ciò che non è naturale per l’uomo non si può mangiar crudo. Oramai è assodato tutto ciò, dunque perché si dovrebbe continuare a perpetrare questo terribile sbaglio quando la verità e la soluzione ai problemi è stata disgelata?
Ci vuole un poco di forza di volontà certamente per sganciarsi dal sistema e dalle abitudini malsane ma con la pratica e la costanza si ottiene tutto e si arriva a livelli impensati, proprio come è accaduto a me personalmente con il mio percorso triennale da onnivora a fruttariana crudista 100% senza semi e verdure di alcun tipo, tutto sta è affidarsi ai propri istinti, inseguire i propri sogni, perseguire i propri obiettivi.

Non si potrà mai smettere di fumare pensando che una sigaretta una volta ogni tanto non faccia poi così male…
Forse fisicamente (ma ho i miei dubbi) non farà poi così male mangiare ogni tanto qualche cosa di cotto ma quel che io condanno soprattutto, è l’atteggiamento mentale “molle”, che sa di star facendo qualcosa contro natura ma gli piace prendersi in giro pensando di tener sotto controllo certe voglie limitandole appunto a determinati giorni della settimane, determinate occasioni con amici fuori la sera, quando in realtà certe abitudini servono solo per nascondere una crisi d’astinenza dalla peggior droga possibile al mondo: il cereale.
Perché parliamoci chiaro…chi vuole sgarrare lo fa con la pasta o con un derivato cerealicolo non certamente con un germoglio o con una costa di verdura… per alimenti di questo tipo non vale neanche la pena scomodarsi tanto!
E’ triste e deleterio far finta di nulla, non voler prendere atto delle proprie dipendenze mascherandole alla coscienza sottoforma di impossibilitazioni di varia natura, tra cui la scusa del lavoro è quella che si sente più spesso usare.
Perché si sa, il lavoro è una cosa su cui non si può scherzare al giorno d’oggi e merita dunque il più assoluto rispetto, soprattutto di fronte a chi un lavoro fisso non ne ha ed è vulnerabile per questo.
Ma la verità è un’altra per chi vuole guardarsi davvero allo specchio, perché ci sono fruttariani che lavorano, che fanno pure lavori pesanti e mangiano sempre e solo frutta senza sgarrare perché si sono organizzati al meglio.

Non c’è cibo più semplice, veloce e pulito da trasportare che la frutta. E qui entra in gioco anche il discorso della differenziazione tra frutti adatti all’uomo e quelli meno, necessaria e vitale se si è deciso di basare la propria vita unicamente sul consumo di frutta perché non tutti i frutti sono uguali tra loro e non tutti vanno bene in determinati periodi dell’anno oppure più semplicemente in momenti della giornata.

Mi dispiace notare che sempre più personaggi che parlano di fruttarismo ed indicano questo e quel frutto come essere il migliore in assoluto perché possiede queste e quelle proprietà in realtà se si va ben a leggere nelle biografie personali, vediamo che non solo questi individui non sono laureati in alcuna scienza dell’alimentazione (una laurea per me ha lo stesso valore “nutritivo” di una foglia recisa di lattuga) ma quel che è più grave, non sono neanche fruttariani e dunque per questo non hanno alcuna esperienza in prima persona della materia che stanno così tenacemente difendendo a spada tratta solamente per preservare un dogma che si è deciso di stabilire come vero su cui appoggiare pure le proprie membra magari troppo provate dall’ingestione di qualche frutto dopo l’aver consumato un piatto di pasta vegan…

Come può cercare di comprendere cosa significa essere fruttariani una persona che pensa che la frutta possa essere d’impiccio durante il suo orario di lavoro?
Come si può davvero amare la vita e dedicarle tutta l’esistenza se pensiamo che essa possa ostacolarci in qualsivoglia attività noi desideriamo svolgere durante la giornata?
Questi sono quesiti filosofici che però a quanto pare neanche più i filosofi si curano più di porsi.
Forse perché oggi non esistono più neanche questi personaggi, che un tempo vivevano sulla propria pelle le verità che scoprivano man mano nel corso delle loro esperienze in prima persona ed oggi sono diventati come dei predicatori della domenica, che parlano di virtù agli altri continuando a lasciarsi trastullare dai vizi e quando poi vengono colti nel fallo delle loro contraddizioni, allora ecco che sfoderano le armi del vaniloquio e affermano con tutta tranquillità che la perfezione (leggi coerenza) non è sempre possibile a causa di situazioni assolutamente banalissime che basta solamente un poco di forza di volontà per superarle alla grande.




Fino a poco tempo fa quando mangiavo ancora la fruttortaggio al ristorante mi veniva facile prendermi un’insalatona personalizzata con pomodori, peperoni e zucchine crude ora, credo sarà più selettivo il processo perché dovrò assicurarmi che il locale dove mi reco abbia a disposizione della frutta integra per me da mangiare, oppure altrimenti dovrò provvedere a portarmela da casa.
C’è da dire che io non esco mai senza frutta al seguito proprio perché non mi piace avvertire gli stimoli della fame (e anche quelli della falsa fame) e della sete senza aver la serenità di poter addentare una mela succosa quando ne ho più bisogno.
Io non faccio eccezioni neanche per l’acqua; preferisco portarmi dietro dei frutti piuttosto che bere ad una fontanella in strada o in un bar perché questo liquido inorganico appesantisce fortemente il mio stomaco ora che non è più abituato a certe zavorre completamente inutili e dannose per l’organismo.

La sobrietà è sicuramente una virtù come pure lo spirito di adattamento e l’elasticità mentale di riconoscere quando un certo “limite” viene passato per prevenire appunto fenomeni patologici di dipendenza malata verso il cibo ma non credo davvero si possa parlare in questi termini quando un fruttariano preferisce portarsi dietro un sacchetto di mele piuttosto che mangiare una pizza fuori con amici per non rinunciare alla “vita sociale”.

E’ importante tenere sempre a mente che non è il fruttariano ad essere “strano”, fuori luogo, anticonformista, ma è la società che ha adottato col tempo forme di valori sempre più sconnessi che portano facilmente l’individuo al completo annientamento se non si presta particolare attenzione a questo tipo di trappole psicologiche.

La vita in città/metropoli è più insidiosa di quella nella giungla amazzonica perché la morte è pronta dietro ogni angolo ed in più, abbiamo molti più richiami/tentazioni a cui abbiamo imparato ad indulgere.
Una vita naturale ha pochi (e per questo sani) desideri da soddisfare ed ha imparato così ad ottimizzare le risorse, anche quelle alimentari. Si mangia di meno, si fa più movimento, si parla di più e ci si distrae meno…
Il centro del proprio essere è la propria anima in relazione con il macrocosmo in un costante fluire armonico di energie e forme belle mentre la vita in città è decentrata verso la ricerca di un fuggevole desiderio di appagamento che appena viene soddisfatto lascia subito il posto ai sintomi di malessere paragonabili a quelli della falsa fame.

L’unica vera perversione dell’uomo non è stata tanto quella di consumare cibi inadatti alla propria specie quanto l’aver imparato ad accettare tali sostanza come naturali .

Melone Cantalupo: il frutto che unisce

Quando il cibo appropriato richiama viandanti, bambini ed uccelli

In questi ultimi giorni sto mangiando una considerevole quantità di meloni cantalupo e ben presto, appena finirò tutta l’altra frutta in casa, credo proprio gli dedicherò la mia prima monodieta a tempo indeterminato (nel senso che non so con precisione quando inizierà né quando avrà fine).
E’ un frutto che vale la pena davvero conoscere questo del melone perché la sua neutralità mi ha colpito profondamente.
A volte, quando ho particolarmente fame, ne mangio pure la buccia e con mia sorpresa ho constatato che il suo legnoso involucro per il mio organismo è più digeribile delle sottili (ma insidiose) bucce di pomodoro…
Sono consapevole che cresca a terra e per questo fatto alcune persone potrebbero affermare non sia un cibo propriamente adatto alla specie umana, a cui sono riservati invece i frutti che si trovano sugli alberi, però forse è un frutto che va bene particolarmente per l’infanzia, quando magari i bambini vogliono prendere del cibo senza chiedere ai genitori…

Ho constatato personalmente che si può mangiare un melone senza avere eccessivi scarti (buccia, involucro dei semi, semi stessi) perché qualora queste parti vengano ingerite, passano tranquillamente nel corpo senza dare alcun tipo di disturbo. Sbucciare i meloni e ripulirne l’interno è un’usanza acquisita nel tempo non so esattamente per quale motivo, sicuramente però non per qualche motivo pratico, bensì forse per qualche strana “paura” di natura irrazionale che fa sì che l’uomo tema la buccia di un frutto quando invece poi ingerisce cadaveri in decomposizione e prodotti cotti come se fosse “cosa normale”…

Lungi da me paragonare il melone ad una mela; tuttavia gli riconosco la facoltà di avvicinare il fruttariano verso un regime monotrofico assoluto (melariano).
Partendo dal basso (la materialità) infatti l’uomo pian piano si erge ed arriva così a prendere naturalmente del frutto dell’albero che sta più in alto e dunque questo è segnale di vibrazioni diverse.
Non è facile cibarsi di cibi la cui vibrazione è superiore a quella della propria coscienza del corpo senza forzare anche un poco le naturali inclinazioni dell’attuale stato di evoluzione presente.

Ultimamente mi è capitato dunque di trovarmi spesso fuori casa con meloni (e coltello ) a portata di mano. Vi voglio raccontare due aneddoti curiosi ed interessanti sotto vari punti di vista.

Mi trovavo alla stazione dell’autobus ad aspettare una persona ed avevo veramente molta sete perciò presi del melone e cominciai a mangiarne. Nel giro di 10 minuti passarono vicino a me una rom ed un venditore ambulante di rose ed entrambi elemosinavano qualche soldo. Gli risposi che tutto ciò che mi sentivo di offrire in quel momento era parte del mio cibo (del melone) e se ne volevano qualche fetta, sarei stata ben disposta a condividerla. Entrambi ne presero un po’ e si fermarono a mangiare nel piazzale insieme a me mentre nel frattempo anche degli uccelli si erano avvicinati a noi per mangiare dei semi che erano caduti in terra…

E’ stata un’esperienza meravigliosa che mi ha davvero aperto il cuore! Un frutto è stato capace di soddisfare i bisogni di 3 individui diversi per background ed estrazione sociale e riunire un gruppo di piccioni non appena il primo seme cadde in terra!

Il piccolo spazio di una panchina del centro di una grande città si era trasformato grazie ad un frutto in un Eden in miniatura dove la Coscienza della condivisione e della coesistenza pacifica tra specie aveva trovato (ristabilito) finalmente un equilibrio idilliaco.

Il cibo può davvero offrire soluzione alle guerre, ai conflitti sanguinolenti, alle atrocità commesse in nome dei desideri più pervertiti dell’animo umano.

Del resto queste azioni così peccaminose vengono perpetrate perché alla base di tutto c’è un timore di rimanere senza cibo e dunque senza vita, senza futuro.
Si programmano guerre ed altri conflitti armati perché si ha paura che “l’altro” ci privi di un bene prezioso senza il quale non potremmo vivere…
Purtroppo, a causa di questa immotivata paura, i paesi del cosiddetto “Terzo Mondo” stanno pagando caramente il prezzo delle nostre fobie alimentari, della nostra scarsa fiducia nell’affidarsi alle braccia della Madre Natura, aspetto rivelato dell’ordine perfetto stabilito dal Creatore d’ogni cosa. I cereali, tutti i prodotti lavorati, sterilizzati, conservati rappresentano il vano tentativo dell’uomo di sopravvivere al domani incerto, basato sull’illusoria convinzione umana di poter provvedere ai propri bisogni senza l’aiuto della Luce divina, motore e fonte costante di nutrimento per tutte le cose manifeste e non.

Un altro episodio in cui protagonista indiscusso fu di nuovo il melone, ebbe luogo stavolta sulla spiaggia, in un caldo pomeriggio di questi ultimi giorni.
Avevo con me i miei meloni (una bella scorta per dir la verità ) e cominciai a mangiarne quando ad un certo punto, un bambino vicino di ombrellone inizia a guardarmi incuriosito; non è routine veder mangiare tanta frutta in giro di questi tempi! Sembrava voler dire qualcosa ma si limitò per il momento ad osservare la scena un po’ stupito per poi tornare a giocare con i suoi castelli di sabbia un attimo dopo.
Passa qualche ora e di nuovo mi vede mangiare un altro melone allora stavolta non riesce a resistere e timidamente si avvicina un poco ed esclama: “Ciao, che cosa stai mangiando?” Non faccio in tempo quasi a rispondergli che la mamma lo richiama subito con l’attrattiva di un gelato alla panna e così il bambino sento proprio si disconnetta veramente dalla Luce della curiosità “che tutto move e sostiene”.
Di nuovo il melone era stato il pretesto per avvicinare individui umani con vissuti completamente diversi ma accomunati tutti dalla relazione simbiotica verso la frutta.
E’ meraviglioso constatare come i bambini siano ricettivi verso le vibrazioni sottili della frutta nonostante i continui avvelenamenti alimentari di cui sono vittime giorno dopo giorno.
Purtroppo le madri di queste creature sono state raggirate dal sistema capitalistico,dalle lobbies del cibo e della farmacopea che instillano falsi valori ed errate credenze pur di assicurarsi a fine giornata, la ricompensa delle loro malefatte.

La frutta può fare miracoli. L’importante è crederci sul serio.
Per questo non mi tiro mai indietro quando c’è da parlare di fruttarismo e portare la mia testimonianza diretta, anche se ciò significa andare in giro sempre con un sacchettino in spalla con della frutta dentro e condividerla con degli improvvisi compagni di viaggio che quasi certamente non rivedrò mai più.

Baruch H''

Fruttortaggio: la fine di un rapporto conflittuale

Sapevo che prima o poi mi sarei lasciata alle spalle il consumo di fruttortaggi ma mai avrei creduto di farlo in maniera così “apparentemente” repentina, da un giorno ad un altro, non provando più tra l’altro, alcuna attrazione/tentazione secondaria tipica di un’intossicazione consolidata negli ultimi 3 mesi a mangiare copiose insalatone di pomodori/peperoni/zucchine e peperoncino piccante ultimo araldo di una malsana abitudine civilizzata che fa del miscuglio di cibi selvaggio, dei condimenti e della manipolazione delle forme il suo piatto di portata principale.
Fu così che allora, dopo aver comprato una cassa di pomodoro piccadilly da 5 kg , qualche zucchina e due peperoni verdi, io smisi di mangiare fruttortaggi fino al momento presente, esattamente dal giorno 27 di Maggio ad oggi, lunedì 7 Giugno.

Ero diventata troppo schiava di tutti questi pomodori, zucchine, peperoni; mi piaceva consumarli a pezzettini e così dovevo usare un tagliere, un coltello ben affilato e per le zucchine, un pelapatate per ricavarne delle sottili striscioline.. Dovevo mettermi lì ogni sera a prepararmi questo pasto deviato mischiando innaturalmente frutti che tra loro in verità hanno poco da spartire e se potessero magari, neanche sceglierebbero di stare l’uno vicino all’altro…ed io invece, non solo non mi sono mai chiesta se volessero stare insieme, ma li ingerivo tutti contemporaneamente pensando fosse normale mischiare più cibi allo stesso momento.
Del resto, unire in uno stesso pasto più ingredienti è il fondamento su cui si basa qualunque dieta (errata) che esista al mondo, da quella onnivora a quella pseudo-fruttariana.
Ed è così che mi sono nutrita per ben 26 anni della mia vita; mescolando cibi.

Proprio come non si trae alcun piacere nel mangiare della pasta (tralasciando il fatto che il grano per diventare pasta deve subire varie lavorazioni industriali) senza alcun condimento sopra, allo stesso modo non si può trarre alcun piacere nel mangiare pomodori/zucchine/peperoni a morsi a meno che non siano davvero l’unica cosa che abbiamo a disposizione…
Possiamo forse mettere a confronto un pomodoro con una mela deliziosa? Una zucchina con una succosa pesca? Una delicata albicocca con un peperone?

Ci fu un periodo della mia vita (appunto, non molto tempo fa) in cui alla sera mi facevo queste insalate di fruttortaggio perché ero ancora intossicata da uno stile di vita malato, ero ancora schiava dalla presunzione umana di ritoccare ed alterare le forme della natura seguendo le direttive golose di uno stomaco pigro e voglioso che fa capo ad un egoismo smodato che non si cura della salute ma solamente di appagare triviali e bassi piaceri di gola.
Mescolavo, tagliuzzavo, decoravo queste insalatone non per santificare la mia salute ma per solleticare il mio palato.

Del resto, mi rendevo sempre più conto che di giorno –grazie agli effetti di un regime melariano diurno – ero completamente in un altro stato di coscienza rispetto alla sera, molto più elevato e prone all’altruismo rispetto a quello della sera che invece era tutto l’opposto, banalmente egoistico.
Di giorno mangiavo per nutrire il mio corpo e grazie alle energie ricevute volevo contribuire a fare qualcosa di buono ed utile per me e per il mio prossimo mentre alla sera tutto quel surplus di energie e di cibo non servivano principalmente a nulla se non ad alimentare il mio piacere egoistico…

Giorno dopo giorno era sempre più palese e tangibile la differenza che c’era nei miei flussi di coscienza; era sempre più forte il divario di energie del giorno e della notte. Percepivo letteralmente un “abbassamento” di “potenza” (non in senso di forza fisica, piuttosto spirituale) quando mi accingevo a mangiare questi mix assurdi.Mi trovavo davvero in due stati di coscienza opposti; quello altruistico (naturale) di giorno e quello egoistico (umano, deviato) alla sera e troppe volte mi chiesi dove volessi veramente stare, se nella dolcezza della Luce di D-o sottoforma di mela oppure nella bieca oscurità dei miei intestini.

Alla fine dei giochi, ho preso posizione. Naturalmente, istintivamente, felicemente.

Disintossicazione da Fruttortaggio
Passerò ora a descrivere le fasi che nell’ultimo mese circa mi hanno portato progressivamente ad allontanarmi dalla fruttortaggio.

1° Fase: Peperoncino
Il primo ingrediente che mi lasciai alle spalle fu il peperoncino fresco piccante. Avevo cominciato ad usarlo come sostituto della cipolla quando ero ancora intossicata dai piaceri violenti di un’alimentazione sadomaso che ricercava disperatamente il suo godimento in sapori forti e “crudi” (in entrambi i sensi interpretativi), retaggio di un rapporto malato con il cibo e conseguentemente anche con il sesso.
Ero arrivata ad intossicarmi a tal punto che quando andavo di corpo, l’ultimo tratto dell’intestino mi bruciava ed osservavo delle quantità medie di muco bianco nelle feci. Inoltre, poco prima che comparissero questi sintomi, accadeva che ogni qualvolta mi accingevo a tagliarlo per aggiungerlo nell’insalatona, mi toglieva letteralmente il respiro e altre volte invece, starnutivo spesso.
Il mio corpo stava facendo di tutto pur di tenermi lontana da lui, da questo “caldo” frutto proveniente dal vicino Egitto.

2°a Fase: Insalatone di Fruttortaggio senza alcun condimento
Da qui poi, continuai per un altro periodo dunque a mangiare pomodori/peperoni e zucchine (rigorosamente scondite) creando sofisticate orge alimentari a cui, all’epoca, non volevo assolutamente rinunciare.
Il muco nelle feci persisteva insieme alle numerose bucce di pomodoro indigeste che il mio organismo gettava via continuamente e che io invece, al contrario, gli propinavo copiose ogni giorno.
Continuai così fino alla sera del 26 Maggio 2010 quando inconsapevolmente mi cibai dell’ultima insalatona di fruttortaggi - credo di poter ben dire - della mia vita.
Continuai ad eliminare bucce di pomodori e muco per altri 3 giorni dopo la mia totale astensione verso questi cibi intossicanti.

Ci furono pure altri fattori che mi fecero render conto dell’inutilità di questi frutti e della dannosità di determinate azioni che compivo pur di continuare imperterrita in questa malsana abitudine di mangiare fruttortaggi – frutti non appropriati per la specie umana - quali per esempio l’impossibilità di fare un pasto frugale, la couperose sulle guance, la chiarezza mentale ottenebrata dall’ingestione di cibi diversi fra loro, l’abbassamento dell’energia spirituale, una certa stabilità emotiva compromessa…

Tutto questo processo avanzò inesorabilmente in parte all’oscuro in parte al chiaro della mia coscienza ma la cosa sorprendente fu appunto, la mia capacità di cavalcare certe energie particolari nell’ambiente intorno a me senza pormi troppe domande, ascoltando semplicemente il corpo.
Dunque mi trovai in questo modo a disconnettermi completamente con questi frutti in maniera così netta da percepire oggi un netto abisso vibrazionale tra i loro corpi, tra le loro forme e le mie.

Titubai a lungo, lasciai stramaturare la scelta finale di liberarmi da questi prodotti della terra soffrendo anche un poco, stressando sensibilmente il mio organismo ma grazie a D-o non mi feci trovare impreparata nel momento di fare il grande salto verso ciò che sarà e ciò che è -già in parte – il mio futuro.


I pomodori e la falsa fame

I sintomi della falsa fame che accusavo specificatamente la mattina sono enormemente migliorati da quando ho cessato di cibarmi di fruttortaggi, specialmente di pomodori.
Sono convinta infatti che i veri responsabili di questi spiacevoli ed ingannatori sintomi siano le bacche di pomodoro. Anche se sei supersazio ed il cibo ti esce letteralmente dagli occhi, uno di questi frutti preso da solo ne chiama subito un altro e poi un altro ancora, convalidando sempre più la teoria dell’intossicazione egoistica per mezzo del cibo terreno, in questo caso il frutto del pomodoro.

Conclusioni

Le mele mi hanno insegnato tanto. Grazie a loro, mangiandole sono riuscita ad estrapolarvi non solo i preziosi nutrienti per il corpo biologico, ma anche per quello spirituale, riuscendo ad assimilare l’essenza intrinseca della loro stessa esistenza, ossia la meravigliosa essenza del dare e darsi incondizionatamente.
Mangiare quindi non per il piacere personale ma per ricavare il giusto nutrimento per portare avanti un progetto di vita che trascende “me” e “te”, il “qui ed ora” ma che allo stesso tempo li comprende in un universo olistico in continuo movimento è dunque ora il mio obiettivo primario a cui spero presto di giungervi serenamente. Aver abbandonato questi frutti e l’usanza di mescolarli tutti insieme per me non significa solamente astensione dal perpetrare abitudini alimentari artificiali bensì liberazione da un certo approccio egoistico alla vita, legato intrinsecamente in questo caso, alla rettificazione della sfera sessuale.


Ricapitolando…
Da quando ho eliminato la fruttortaggio dalla mia dieta ho rettificato i seguenti aspetti della mia vita/salute


Livello fisico:
Couperose enormemente alleviata
Niente più muco nelle feci
Niente più bruciore nell’intestino al momento dell’evacuazione
Nessuno stress inutile per l’organismo nel tentativo di separare le bucce indigeste di pomodoro dalla sua polpa
Niente più insalubri ed artificiali miscugli di vari tipi di cibi

Livello Emotivo/Spirituale:
Maggiore tranquillità interiore
Stabilità emotiva
Nessuna dispersione

Livello Mentale:
Maggiore capacità di sintesi

Livello materiale (frugalità):
Niente più uso di coltelli, forchette, taglieri, pelapatate, mandoline per alterare la forma naturale della fruttortaggio ed ingannare in questo modo i vari sensi dell’essere umano che altrimenti potrebbe non essere in sintonia con l’essenza dell’alimento nella sua forma integra. (dispersione energetica dell’alimento)

Mangiare frutti integri significa smettere di prendere in giro se stessi, guardare in faccia la realtà, la vita, fare scelte giuste.
Mangiare prodotti cotti, raffinati, opera dell’uomo significa deresponsabilizzarsi, superficialità, finzione.

sabato 5 giugno 2010

Un assaggio di Paradiso...


Le Domeniche FruttoVillagiche hanno lo scopo principale di condividere momenti piacevoli all’insegna della natura, della frugalità e della promozione di uno stile di vita fruttariano al fine di poter creare una rete concreta di ecovillaggi nel Lazio e dintorni.






Perché un altro Futuro è possibile
perché il Fruttarismo è la risposta
l’Ecovillaggio è solamente il primo passo verso la libertà.

Se sei interessato e vuoi partecipare a questi incontri, lasciami un tuo recapito in mail oppure sms via cellulare e sarai contattato quanto prima.

venerdì 4 giugno 2010

The Apple Revealed: mystical approach to fruit

Jewish tradition attributes healing qualities to the apple. Although today the apple is low in nutritional value, it is rich in antioxidants helpful in preventing heart disease and cancer. In the End of Days, the apple - along with all other trees - will be restored to the complete strength it enjoyed in the Garden of Eden. See the Appendix at the end of this article for a detailed assessment.

Abraham Ibn Ezra interprets the first two words of Song of Songs 2:5 as meaning "Invigorate me with apples." Rashi comments on this verse that our Sages advised bringing apples to the sick to heal them. Today the apple still symbolizes good health, as reflected in the popular folk saying, "An apple a day keeps the doctor away."

The Zohar (Acharei Mot) says that the apple has healing qualities: Just as the apple heals all, so the Holy One, blessed be He, heals all.

The Zohar continues: Just as the apple has various colors (white, red, green), so the Holy One, blessed be He, has various supernal colors (white, red, green, corresponding to the attributes of chesed [loving-kindness], gevura [might], and tiferet [beauty]), (Zohar, Acharei Mot; Ziv HaZohar, VaEtchanan).

The symbol of the green apple reveals some of the hidden meaning behind this teaching of the Zohar. Tiferet, the kabbalistic attribute of harmony and beauty, is associated with green, the color of healing. The word tav-pei-alef-reish-tav (tiferet) derives from the root pei-alef-reish (pe'er), as reflected in reish-pei- vav-alef- hei (refu'a), healing.

The patriarch Jacob is associated with tiferet and the balance and harmony between kindness and severity, and he has a special connection with health. Talmud Ta'anit 5b says, "Our father Jacob did not die."

Moreover, the Midrash associates Jacob with apples because his father Isaac sensed a fragrance of apples when the disguised Jacob came for his father's blessing. (See Rashi on Gen. 27:24. Rebecca gave Jacob Adam's garments from the Garden of Eden, which had been passed down to Esau via Nimrod. When Esau wore them, the fragrance was hidden; but when Jacob wore them, the fragrance overwhelmed Isaac.)

The Ben Ish Chai writes that the apple tree is the only fruit tree that has its spiritual source in the attribute of tiferet. This is yet another indication of the special connection of the apple with healing (Ben Ish Chai, Halakhot, Nitsavim).

Tiferet and healing are attributes which, for the Jew, operate on a supernatural level. Our request for health is the eighth blessing in the weekday Shemoneh Esrei prayer:

Heal us, O L-rd, and we shall be healed; help us and we shall be saved; for You are our praise. Grant complete cure and healing to all our wounds; for You, A-lmighty King, are a faithful and merciful healer. Blessed are You, L-rd, Who heals the sick of His people Israel.

As G-d created the universe in seven days, the number eight connotes "above nature," beyond the usual natural order. Brit mila (circumcision) is generally performed on the eighth day after the birth of a Jewish male child. The brit itself is a sign that the Jew is connected to G-d on a supra-natural level. Raphael, the angel of tiferet, came disguised as a guest to heal Abraham on the third day after his circumcision (Rashi on Gen. 18:2).
" The Zohar tells us that everything in Creation is inscribed with this special Name of G-d"

The ineffable four-letter Name of G-d, which we respectfully refer to as yud-kay-vav-kay, symbolizes G-d's transcendence and control of nature. This Name is associated with the attribute of tiferet (see Be'er Mayim Chayim on VaEtchanan). The tetragrammaton is the central Name of G-d, and all other Divine Names are secondary to it (Pri Tsaddik, Volume 5, 134). By the strength of this Name the nature of the universe can be broken (Be'er Mayim Chayyim, VaEtchanan).

The Zohar tells us that everything in Creation is inscribed with this special Name of G-d. It is His trademark on everything, showing Who created it (Zohar, Ra'aya Mehemna, VaEtchanan). It is like the hidden signature of an artist on his paintings.

With this in mind, if we cut an apple open along its horizontal axis, we can find markings that suggest G-d's inscription of His holy Four-Letter Name on the apple itself. (I heard this interpretation of the apple from Rabbi Abraham Brandwein of the Old City of Jerusalem, in the name of Rabbi Yitzchak Ginsburgh.) The letter yud (numeric value = 10) is indicated by the ten dots in the pulp surrounding the seeds. The letter hei is indicated by the five seed spaces in the core of the apple. The shape of the letter vav is drawn by the stem. The second hei is indicated by the five seeds.

On Sabbath eves, some kabbalistic rabbis give apples to their students. If we eat an apple with the proper intention, and if we serve G-d with the strength that we gain from eating this apple, we thereby join ourselves to G-d in holiness.

Upon leaving Egypt, the Jewish people were informed that G-d and His Torah are their source of healing:

If you obey G-d your L-rd and do what is right in His eyes, carefully heeding all His Commandments and keeping all His decrees, then I will not strike you with any of the sicknesses that I brought on Egypt. I am G-d Who heals you (Ex. 15:26).
" May we connect ourselves, like apples, to the tree of G-d and unite with His attribute of tiferet"

Spiritual health is the source of our physical health. Torah is the remedy. Spiritual perfection - full Torah observance - is the gateway to physical health. May we connect ourselves, like apples, to the tree of G-d and unite with His attribute of tiferet. When we fully cleave to G-d and Torah, the Tree of Life, we shall be healed.

Appendix

Despite its dismal nutritional appearance, the apple contains various healing agents which are not apparent under the standard procedures of assessing nutritional composition. These healing agents relate to both of today's greatest health problems: heart disease and cancer. The apple contains agents that can lower blood cholesterol levels, a major risk factor in heart disease, as well as cancer-preventing agents.

Antioxidants - phytochemicals present in apples in very small amounts - are powerful cancer and heart-disease preventers. Flavonoids are polyphenic antioxidants that occur naturally in vegetables and fruits, and apples are a major source of flavonoids. Flavonoids help to lower blood cholesterol levels and prevent blood clotting, thus reducing the likelihood of a fatal heart attack. Flavonoid intake has been shown to have an inverse correlation with mortality from coronary heart disease (Lancet, Volume 342 [October 23, 1993], pages 1007-1011).

Apples also contain nutritional fiber, which has a protective influence on our health. Nutritionists generally speak of two types of fiber, soluble and insoluble. Soluble fibers are non-nutrient components that are soluble in water; insoluble fibers are not water soluble. The apple contains both types of fiber, with all of their disease-preventing benefits. The soluble fibers have the potential to lower serum lipid (fat, i.e., cholesterol, triglyceride) levels. Pectin, a major soluble fiber, is present in significant amounts in apples. Apples are the most common food source for cholesterol-lowering pectin. The apple peel, which mainly consists of insoluble or indigestible fiber, has long been noted for its anti-constipation and anti-cancer potential.