martedì 8 giugno 2010
Melone Cantalupo: il frutto che unisce
In questi ultimi giorni sto mangiando una considerevole quantità di meloni cantalupo e ben presto, appena finirò tutta l’altra frutta in casa, credo proprio gli dedicherò la mia prima monodieta a tempo indeterminato (nel senso che non so con precisione quando inizierà né quando avrà fine).
E’ un frutto che vale la pena davvero conoscere questo del melone perché la sua neutralità mi ha colpito profondamente.
A volte, quando ho particolarmente fame, ne mangio pure la buccia e con mia sorpresa ho constatato che il suo legnoso involucro per il mio organismo è più digeribile delle sottili (ma insidiose) bucce di pomodoro…
Sono consapevole che cresca a terra e per questo fatto alcune persone potrebbero affermare non sia un cibo propriamente adatto alla specie umana, a cui sono riservati invece i frutti che si trovano sugli alberi, però forse è un frutto che va bene particolarmente per l’infanzia, quando magari i bambini vogliono prendere del cibo senza chiedere ai genitori…
Ho constatato personalmente che si può mangiare un melone senza avere eccessivi scarti (buccia, involucro dei semi, semi stessi) perché qualora queste parti vengano ingerite, passano tranquillamente nel corpo senza dare alcun tipo di disturbo. Sbucciare i meloni e ripulirne l’interno è un’usanza acquisita nel tempo non so esattamente per quale motivo, sicuramente però non per qualche motivo pratico, bensì forse per qualche strana “paura” di natura irrazionale che fa sì che l’uomo tema la buccia di un frutto quando invece poi ingerisce cadaveri in decomposizione e prodotti cotti come se fosse “cosa normale”…
Lungi da me paragonare il melone ad una mela; tuttavia gli riconosco la facoltà di avvicinare il fruttariano verso un regime monotrofico assoluto (melariano).
Partendo dal basso (la materialità) infatti l’uomo pian piano si erge ed arriva così a prendere naturalmente del frutto dell’albero che sta più in alto e dunque questo è segnale di vibrazioni diverse.
Non è facile cibarsi di cibi la cui vibrazione è superiore a quella della propria coscienza del corpo senza forzare anche un poco le naturali inclinazioni dell’attuale stato di evoluzione presente.
Ultimamente mi è capitato dunque di trovarmi spesso fuori casa con meloni (e coltello ) a portata di mano. Vi voglio raccontare due aneddoti curiosi ed interessanti sotto vari punti di vista.
Mi trovavo alla stazione dell’autobus ad aspettare una persona ed avevo veramente molta sete perciò presi del melone e cominciai a mangiarne. Nel giro di 10 minuti passarono vicino a me una rom ed un venditore ambulante di rose ed entrambi elemosinavano qualche soldo. Gli risposi che tutto ciò che mi sentivo di offrire in quel momento era parte del mio cibo (del melone) e se ne volevano qualche fetta, sarei stata ben disposta a condividerla. Entrambi ne presero un po’ e si fermarono a mangiare nel piazzale insieme a me mentre nel frattempo anche degli uccelli si erano avvicinati a noi per mangiare dei semi che erano caduti in terra…
E’ stata un’esperienza meravigliosa che mi ha davvero aperto il cuore! Un frutto è stato capace di soddisfare i bisogni di 3 individui diversi per background ed estrazione sociale e riunire un gruppo di piccioni non appena il primo seme cadde in terra!
Il piccolo spazio di una panchina del centro di una grande città si era trasformato grazie ad un frutto in un Eden in miniatura dove la Coscienza della condivisione e della coesistenza pacifica tra specie aveva trovato (ristabilito) finalmente un equilibrio idilliaco.
Il cibo può davvero offrire soluzione alle guerre, ai conflitti sanguinolenti, alle atrocità commesse in nome dei desideri più pervertiti dell’animo umano.
Del resto queste azioni così peccaminose vengono perpetrate perché alla base di tutto c’è un timore di rimanere senza cibo e dunque senza vita, senza futuro.
Si programmano guerre ed altri conflitti armati perché si ha paura che “l’altro” ci privi di un bene prezioso senza il quale non potremmo vivere…
Purtroppo, a causa di questa immotivata paura, i paesi del cosiddetto “Terzo Mondo” stanno pagando caramente il prezzo delle nostre fobie alimentari, della nostra scarsa fiducia nell’affidarsi alle braccia della Madre Natura, aspetto rivelato dell’ordine perfetto stabilito dal Creatore d’ogni cosa. I cereali, tutti i prodotti lavorati, sterilizzati, conservati rappresentano il vano tentativo dell’uomo di sopravvivere al domani incerto, basato sull’illusoria convinzione umana di poter provvedere ai propri bisogni senza l’aiuto della Luce divina, motore e fonte costante di nutrimento per tutte le cose manifeste e non.
Un altro episodio in cui protagonista indiscusso fu di nuovo il melone, ebbe luogo stavolta sulla spiaggia, in un caldo pomeriggio di questi ultimi giorni.
Avevo con me i miei meloni (una bella scorta per dir la verità ) e cominciai a mangiarne quando ad un certo punto, un bambino vicino di ombrellone inizia a guardarmi incuriosito; non è routine veder mangiare tanta frutta in giro di questi tempi! Sembrava voler dire qualcosa ma si limitò per il momento ad osservare la scena un po’ stupito per poi tornare a giocare con i suoi castelli di sabbia un attimo dopo.
Passa qualche ora e di nuovo mi vede mangiare un altro melone allora stavolta non riesce a resistere e timidamente si avvicina un poco ed esclama: “Ciao, che cosa stai mangiando?” Non faccio in tempo quasi a rispondergli che la mamma lo richiama subito con l’attrattiva di un gelato alla panna e così il bambino sento proprio si disconnetta veramente dalla Luce della curiosità “che tutto move e sostiene”.
Di nuovo il melone era stato il pretesto per avvicinare individui umani con vissuti completamente diversi ma accomunati tutti dalla relazione simbiotica verso la frutta.
E’ meraviglioso constatare come i bambini siano ricettivi verso le vibrazioni sottili della frutta nonostante i continui avvelenamenti alimentari di cui sono vittime giorno dopo giorno.
Purtroppo le madri di queste creature sono state raggirate dal sistema capitalistico,dalle lobbies del cibo e della farmacopea che instillano falsi valori ed errate credenze pur di assicurarsi a fine giornata, la ricompensa delle loro malefatte.
La frutta può fare miracoli. L’importante è crederci sul serio.
Per questo non mi tiro mai indietro quando c’è da parlare di fruttarismo e portare la mia testimonianza diretta, anche se ciò significa andare in giro sempre con un sacchettino in spalla con della frutta dentro e condividerla con degli improvvisi compagni di viaggio che quasi certamente non rivedrò mai più.
Baruch H''
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