giovedì 1 aprile 2010

Come dovrebbe vestirsi un Fruttariano?

Domanda: Come dovrebbe vestirsi un Fruttariano?

Risposta: Cara A., grazie per la domanda che mi hai fatto, sono davvero felice di poterti rispondere e magari suscitare in te altri nuovi, interessanti quesiti sulle varie sfaccettature in tema fruttarismo.

PREMESSA:
Lo scorso Luglio ho compiuto 26 anni e, se avrai letto il mio percorso, ho intrapreso un certo cammino sul sentiero dell' alimentazione che mi ha portata in 3 anni da onnivora a fruttariana crudista senza essermi fissata alcuna meta all'inizio del mio viaggio nel fantastico mondo del cibo. Tutti gli aspetti di cui oggi sono cosciente hanno maturato pian piano come frutti al sole delle stagioni della mia vita. C'è molta frutta ancora sull'albero, tantissime altre cose per me da scoprire, da indurmi a credere che ciò che ho conosciuto sino ad oggi altro non è che un piccolo spiraglio da cui sbirciare per intravedere la completa realtà di un mondo a cui ora faccio fatica anche solo a pensare. Pertanto, ti invito a considerare ciò che segue, per quanto esauriente possa sembrarti, come ad un "lavori in corso", in costante espansione, dove sicuramente anche tu, occupi un posto importante con tutti i dubbi, le curiosità, i quesiti che il tuo attento cervello ha colto sino ad oggi.

Le Vesti del Fruttariano

Allora si aprirono gli occhi ad entrambi e s'accorsero che erano nudi; unirono delle foglie di fico e se ne fecero delle cinture. Gn 3:7

L’uomo, come del resto tutte le altre creature, viene al mondo provvisto di tutto ciò di cui ha bisogno per poter vivere perché la natura non lascia nulla al caso. Se l’uomo non fosse stato perfetto così com’era (cioè nudo) che senso avrebbe avuto creare in primis un essere fatto in questo modo? Forse che l’uomo è venuto al mondo con lo scopo di autoprodursi i vestiti? Certamente no. La natura è come la Torah: non c’è mai una parola in più dove non ci dovrebbe essere.

Nel Genesi troviamo riferimenti circa la vita s-vestita (naturale – naturista diremmo poi) di Adam e Chava, il che ci lascia intendere, a rigor di logica, che ci fu necessariamente un periodo (seppur breve rispetto ad altri) in cui l’uomo prima di “ingegnarsi” a creare vestiti modificando materie prime vegetali/animali, abbia vissuto tranquillamente senza alcun bisogno di coprirsi. Se le condizioni non fossero state favorevoli, si sarebbe certamente estinto prima.
Dunque, questo dato ci porta a dedurre due fattori fondamentali nel discorso Fruttariano:
  1. che le temperature nelle zone in cui si sviluppò la creatura uomo fossero miti
  2. sufficientemente calde per consentire la crescita e lo sviluppo sia dell’uomo che degli alberi da frutto (da cui vi egli vi traeva nutrimento) in vari periodi dell’anno.

Accadde ad un certo punto qualcosa che modificò drasticamente le abitudini dell’uomo ed il suo habitat – le glaciazioni. Esattamente dopo l’aver mangiato dell’Albero della Conoscenza, gli occhi di Adam e Chava si aprirono e si scopersero nudi. Il “male” (l’aver mangiato con il desiderio dell’Ego, della gola) pro-viene dal Nord, dicono i saggi.
E fu così che arrivo l’Inverno (spirituale) anche in Gan Eden.
Per questo essi si coprirono in un primo momento con “cinture”(perizomi per essere più precisi) ricavate da“foglie di fico”.
Questo era il loro cibo – la frutta. Non presero pelli di animali per fabbricarne vestiti perché non ne mangiavano. Per lo meno, non ancora.
L’aver mangiato ascoltando la voce del Serpente, della gola, portò l’uomo a diventare onnivoro e di conseguenza, uno schiavo:
Poiché (riferito ad Adam) hai dato ascolto alla voce di tua moglie e hai mangiato del frutto dall'albero circa il quale io ti avevo ordinato di non mangiarne, la terra (in Ebraico adamah) sarà maledetto per causa tua; ne mangerai il frutto con affanno, tutti i giorni della tua vita. Esso ti produrrà spine e rovi, e tu mangerai l'erba dei campi; mangerai il pane con il sudore del tuo volto, finché tu ritorni nella terra (adamah) da cui fosti tratto; perché sei polvere (עָפָר) e in polvere ritornerai.

In questa affermazione, che il testo rende come una “maledizione”, una “punizione” di D-o per la disobbedienza dell’uomo, in realtà vediamo chiaramente come l’uomo sia caduta vittima solamente di se stesso!
E’ lampante come questi versetti, da migliaia di anni, ci stanno dicendo ininterrottamente che, non solo l’uomo si è auto-maledetto da solo ascoltando i suoi bassi istinti, ma che la causa della sua sciagura più grande – la schiavitù del lavoro – fu l’onnivorismo!

Vedete la parola per “polvere” in Ebraico è costituita dalle stesse lettere della parola “oreph”
ערף che significa “esofago”, come abbiamo già avuto modo di incontrare in un precedente post.
Un giorno tutto tornerà “all’esofago” ossia nel passaggio stretto dove passa il cibo!
Ed il Sign-re D-o fece ad Adam e a sua moglie dei vestiti di Ohr ( pelle/luce), e li vestì. Gn 3:21


E con questo arriviamo all’introduzione della carne nell’alimentazione umana con conseguente uso di pellame per fabbricarne vestiti.

I saggi ci dicono che questo verso allude sia alla discesa materiale dell’Adam nella dimensione di Assiyah (la fisica) e dunque le vesti di luce – ossia i corpi spirituali di Adam e Chava – si “infittirono” tanto da solidificarsi sottoforma di pelle “terrena”, sia all’impiego – per la prima volta - di pelli di origine animale (cammello, pecora, le opinioni sono varie) nella storia dell’uomo.
Sul nostro pianeta arrivò un momento cruciale in cui le temperature calarono irrimediabilmente tanto da obbligare l’uomo a migrare (uscire dall’Eden) in luoghi più caldi e nel far questo, si vide costretto ad attraversare ambienti come la savana, inadatti per la prolificazione di alberi da frutto e per questo dovette cambiare necessariamente alimentazione introducendo perciò carne e cereali nella sua dieta.
Prima mangiò per necessità le carni degli altri animali e solo dopo dalle carcasse, ne trasse vestiti.

Per tornare a noi, devo dire che i miei cassetti sono pieni di vestiti accumulati nel tempo per cui non credo di averne bisogno almeno per un bel po’.
Qualora un giorno dovessi avere necessità di possedere altri vestiti vedrò di prenderli usati magari da qualche parente oppure recandomi al bazar più famoso di Roma, Porta Portese dove si possono acquistare addirittura capi firmati a solo 50 cents!

Bisogna vivere con i tempi. Non ha alcun senso essere Fruttariani oggi e voler vivere come un Homo Erectus nell’era Paleolitica.
Siamo riusciti a modificare solamente l’ambiente esterno creando metropoli, strade, fabbriche ma dentro di noi, siamo rimasti sempre uguali. Sia animicamente che biologicamente: mangiatori di luce (spirituale), mangiatori di frutta (luce spirituale condensata).
In fondo il frutto non è che la forma condensata della luce del Sole (spirito) dell’acqua e del terreno, trasformati dal lavoro interiore dell’Albero.
Per cui, se ai giorni nostri non ha senso spogliarsi (letteralmente) di tutto e vivere come un Homo Erectus in un contesto urbano, è vero però il contrario: non ha senso - e soprattutto – non è sano che un uomo continui a mangiare spazzatura (prodotti non adatti alla sua specie) ora che possiamo – seppur non senza alcuni compromessi – cibarci di frutta tutto l’anno.

L’uomo moderno ha perduto via via la capacità di prodursi il cibo da solo partendo dall’albero (natura) come primo fornitore appena “caduto” nella dimensione fisica per poi arrivare alle multinazionali della spazzatura (scienza), che con tutti i loro “veleni intelligenti” stanno inquinando i corpi di miliardi di persone – alcuni con troppo cibo, altri con troppo poco.
Disporre di frutta tutto l’anno attraverso l’impiego di serre/importazioni da paesi tropicali è il segnale che si sta cominciando ad invertire/correggere la rotta dell’Errore – l’essersi allontanati dal nostro cibo elettivo.
S-fruttare la tecnologia egoistica - la stessa che ci ha fatto giungere fin qua – per tornare più velocemente alle nostre origini, è proprio l’azione che da senso alla caduta stessa!
Ben venga, allora!
Ovviamente, noi fruttariani, attendiamo tutti impazientemente di trasferirci in paesi tropicali dove non esiste alcun inverno che dimezzi la disponibilità e la varietà di frutti commestibili perché comprare di stagione in Italia, significa trascorrere come minimo 3 mesi prevalentemente di frutta acida, il che –come abbiamo avuto modo di constatare – tanto bene non fa.