Ho sentito dire spesso, a supporto della tesi dell´"uomo vegano per natura", che se ad un bambino piccolo gli venissero offerti allo stesso tempo un frutto ed un animale vivo, egli giocherebbe con l´animale mentre mangerebbe del frutto.
Questa, oltre ad essere una risposta superficiale, e´un´affermazione confinata a vari contesti sociali in cui si trova il bambino e non puó spiegare le istintuali preferenze alimentari.
Qualunque persona abbia avuto contatti con neonati ed infanti sa che il gesto di portare cose alla bocca e´ innato ed automatico.
E´dunque ovvio che un animale vivo si muova e cerchi di divincolarsi quando trattenuto contro la sua volontá (non necessariamente per esser mangiato..) mentre sostanze inanimate (come frutta e verdura) non possono opporre alcuna resistenza..
C´e´da dire inoltre che quest´affermazione proviene dall´osservazione del comportamento di bambini cresciuti in contesti super-civilizzati, dove gli adulti si prendono "cura" di tutto e per tutto, perfino ad imboccarli a tarda etá.
Nelle zone rurali dove ho vissuto, ho visto bambini di due anni d´etá maneggiare coltelli e machete affilati con una destrezza da far invidia anche ad un adulto.
Chi e´che in un contesto urbanizzato come il nostro mette coscientemente nelle mani di un bimbo, una lama lunga piu´di 20 cms senza esser preso per pazzo?
In questo post, voglio portare alla luce alcune storie di bambini abbandonati nelle foreste e cresciuti insieme a varie specie di animali, i cosiddetti "bambini selvaggi".
Un bambino selvaggio e´ colui/colei che abbia vissuto lontano dal contatto umano sin dalla prima infanzia ed abbia avuto poca o nessuna esperienza con le tipiche "attenzioni/cure umane", contatti sociali in generale e nessuna/estremamente limitata introduzione al linguaggio umano.
Questi bambini sono svezzati e presi in custodia da animali oppure vivono nella selva, isolati.
Sono stati riportati moltissimi casi di bambini selvaggi ed in questo post, ne esamineremo solamente (a mio giudizio) i piú salienti.
Shamdeo
Nel Maggio del 1972, un bambino di circa 04 anni venne ritrovato nella foresta di Musafirkhana, 20 miglia da Sultanpur.
Al momento del ritrovamento, il bambino stava giocando con dei cuccioli di lupo. La sua pelle era scura, le sue unghie lunghe ed affilate, dreadlocks nei capelli e calli nelle palme delle mani, gomiti e ginocchia.
I suoi denti erano affilati, prediligeva il gusto del sangue, mangiava argilla, cacciava galline, amava l´oscuritá e la compagnia di cani e sciacalli.
Venne nominato "Shamdeo" e portato al villaggio di Narayampur. Svezzato a carne cruda, non imparó mai a parlare ma apprese il linguaggio dei segni. Nel 1978 venne ammesso in un orfanotrofio dove vi morí nel Febbraio del 1985.
La bambina selvaggia di Champagne
La selvaggi di Champagne imparó a parlare a sufficienza prima di essere abbandonata, perché e´uno dei rari esempi di bambini che hanno imparato a parlare coerentemente dopo esser stati ritrovati nella selva. La sua dieta consisteva di uccelli, rane e pesce, foglie, rami e radici. Quando le veniva offerto un coniglio, immediatamente lo scotennava e divorava.
"Le sue dita ed in particolar modo i pollici, erano straordinariamente grandi", secondo un testimone del tempo, il famoso scienziato Charles Marie de la Condaminee. Si dice che usasse i suoi pollici per estrarre radici dal suolo e per dondolarsi di albero in albero come una scimmia. Era una corridrice fenomenale con una vista acuta. Quando la Regina di Polonia, la madre della Regina francese visitó Champagne nel 1737, decise di portare la bambina ad una battuta di caccia.
Il bambino siriano e le gazzelle
Jean- Claude Auger, antropologo, stava viaggiando attraverso il Sahara ispanico nel 1960 quando incontró alcuni nomadi che gli parlarono di un bambino selvaggio. Il giorno dopo, si mise sulle sue tracce ed avvistó un bambino nudo che galoppava a grandi salti tra un branco di gazelle bianche.
Il bambino camminava a 4 zampe ma a volte assumeva una postura eretta, suggerendo ad Auger che il bambino fosse stato abbandonato a circa 7/8 mesi di etá.
Si comportava come le gazelle e reagiva come loro al minimo rumore.
Mangiava radici e per la maggior parte, si cibava di erba ma a volte anche di lucertole e vermi.
La superficie dei suoi denti era piatta come quella di un animale erbivoro. Nel 1966 tentarono di catturare il ragazzino ma senza alcun esito positivo.
Il bambino leopardo
Questo bambino venne rapito da un leopardo femmmina vicino ad Assam, nel 1912 e tre anni dopo ritrovato ed identificato.
"In quel tempo il bambino correva a quattro zampe, velocemente come un adulto mentre scavalcava gli ostacoli e saltava le siepe piú agilmente. Le sue ginocchia avevano dei calli duri e la posizione eretta dei suoi alluci ricordava la stessa posizione del piede di un animale. Anche le palme delle sue mani e dei suoi piedi erano ricoperti da una pelle veramente spessa. Appena catturato, morse e si dimenó contro tutti, uccidendo le galline del villaggio in maniera rapida e sorprendente".
Kamala ed Amala
Le piú famose bambine-lupo sono queste due ragazzine catturate nell´Ottobre del 1920 abbandonate in un formicaio occupato da lupi nei pressi di Calcutta.
La madre-lupa venne uccisa da alcuni contadini. Vennero cosí chiamate Kamala ed Amala, e si crede abbiano avuto un´etá di 8 e 2 anni, rispettivamente.
Secondo il reverendo Singh che organizzó la cattura, le bambine presentavano mandibole deformi, canini allungati ed occhi che brillavano nell´oscuritá con quel riflesso tanto peculiare che distingue gli occhi di cani e gatti.
Amala morí l´anno seguente ma Kamala sopravvisse fino al 1929, ed imparó in questo tempo ad astenersi dal mangiare cadaveri, a camminare in posizione eretta e a pronunciare 50 parole.
Come avete letto, questi bambini appresero a comportarsi e a vivere come gli animali che li presero in custodia a dimostrazione che l´essere umano puó adattarsi a svariati scenari naturali.
Uno scenario peró al quale non sembra adattarsi bene e´quello civilizzato, governato dall´uomo che in questi e molti altri casi, ha contribuito alla coercizione e conseguente malessere psicofisico di questi bambini allo scopo di curiositá e presunzione di "saper far meglio".