Dopo alcuni mesi di questa vita, decidemmo di navigare il Rio Amazonas e fermarci in qualche villaggio indigeno per apprendere meglio le abitudini e tradizioni delle popolazioni native ma la mia avventura non ebbe esisto positivo..
Trovai sì gli indigeni ma quelli con cui potei entrare in contatto avevano oramai una mente totalmente assimilata, anime abbandonate al vizio dell'alcohol e del tabacco..
Gli altri, meno assimilati che vivevano poco distante dal villaggio in cui ero arrivata con la barca, non si recavano spesso in città e quando parlai nella sede della "FUNAI", con il capo degli indios della tribù dei Satere' Mawe', rifiutò di portarci a visitare la comunità perchè - ci accennò - in passato vi furono tensioni tra turisti "bianchi" ed indigeni, gravi a tal punto che anche la polizia e le ambasciate dovettero intervenire..
Non scese pero' nei dettagli.
Nel frattempo, durante la nostra permanenza in questa cittadella, facemmo amicizia con un venditore del mercato municipale il quale- una volta espressogli il mio desiderio di visitare le tribù - mi rivelò che sarebbe stato molto difficile farmi portare là da qualcuno perchè - pare - ci sia ancora dell'oro in natura e piante da cui potenti droghe potevano essere estratte..
Probabilmente pensavano che eravamo andati la per appropriarci di tutto ciò..
Ma il nostro desiderio era altro; conoscere la cultura ed il cuore di un popolo che ai giorni nostri ancora mantiene le proprie tradizioni e stile di vita di cacciatore/raccoglitore.
Fecemmo ritorno alla cittadina dove avevamo vissuto per mesi liberamente ma solamente per poco; la mia delusione fu talmente forte che cominciai a stancarmi di vivere isolata con il mio partner in mezzo alla superficialità - sebbene pacifica - degli Amazonensi e Nordestini spostatisi per questioni di lavoro nel più ricco stato dell' Amazzonia. Inoltre il caldo soffocante dell'umidità delle piante e le deboli correnti d'aria fresca, il cibo sempre lo stesso e la nostalgia dell'Oceano e dei frutti di mare, mi spinsero a farmi coraggio e decidere di lasciare l'equatore e tornare in Europa.
Del resto, io ed il mio partner (anch'egli in Brasile da due anni e mezzo continuativi) avevamo bisogno di riconnetterci alle nostre famiglie.
Poco prima di partire, decidemmo di tornare a visitare brevemente la proprietà nella Foresta e trovammo che tutti gli ortaggi da noi piantati erano letteralmente "spariti" senza lasciar traccia..
Solo i giovani alberelli e la radice di Shampoo Ginger resistevano e sembravano in buono stato.
All' aeroporto di Fortaleza, incontrammo un agente della Polizia Federale che non prese di buon grado il fatto che avessimo vissuto in Brasile più dei 3 mesi concessi per legge (vi rimanemmo infatti ben 9 mesi oltre) e dunque mi diede una multa di circa 3300 R$, da pagare in caso volessi ritornare un giorno..
Non tornerò, ovviamente. Non tanto per la multa (negli anni precedenti, per ben due volte, all'uscita del Paese, venni multata per essere rimasta più del dovuto in territorio Brasiliano ma vi rientrai senza neanche dover pagare..) quanto perchè considero la mia esperienza con ilBrasile e la sua cultura in merito ai cibi, terminata.