Entrata della Selva |
Appena arrivati, la proprietà si mostrò a noi solamente dopo 15 km fatti a piedi dall'unico gruppo abitato. Era stata chiaramente abbandonata dal suo proprietario già da molti anni e la foresta - lentamente - si era ripresa anche il lavoro del mio nuovo compagno, R., che lo visitò alcuni mesi prima del nostro incontro, pulendo il sentiero che portava al fiume che correva per quasi un quarto della sua estensione totale.
Sun Bathing
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Acqua Viva |
Gli alberi da frutto si trovavano in condizioni pietose; nessun frutto su quei rami secchi e spogli.
Solo le palme native (Acai, Pejibaye e Bacaba), le Castanheras (albero della castagna del Parà) e altri alberi ed arbusti nativi si slanciavano fieri verso l'alto (molto in alto..) alla ricerca dei raggi solari da cui trarre tutto il nutrimento necessario per il supporto e sviluppo dei loro cicli vitali.
Inoltre, la cabana - ossia la casa in legno con "pareti"alte poco più di un metro - era danneggiata e cadeva acqua del tetto, e mancavano degli scalini, ed il focolare distrutto..
Inutile dire che non c'era l' elettricita' nè l'acqua corrente.
La Cabana |
Quando poi passò più o meno la prima settimana, cominciammo a dedicarci a lavori di giardinaggio, liberando parte dello spazio intorno alla cabana dalle "erbacce" per creare un piccolo orticello dove R, avrebbe poi tratto parte della sua alimentazione a base vegetale.
Lo aiutai, anche se fin dall'inizio mi mostrai scettica a rispetto delle condizioni povere del suolo e del fatto che non c'era davvero molto sole che filtrava attraverso gli alberi..
Piantammo diverse varietà di zucche, pomodori, peperoncini,cetrioli, curcuma, zenzero, basilico e le sementi di quegli alberi che avevo portato da fuori.
Specialmente R, lavorò duramente, dedicando tanto amore e tempo a quelle piantine i cui semi aveva collezionato in vari luoghi.
Avrei voluto dedicarmi di più agli alberi fruttiferi se avessi potuto..
Ma purtroppo la proprietà era affollata e soffocata dalle palme, che senza un cospicuo investimento, sarebbe stato impossibile aprire di più le chiome o abbattere le palme più vecchie senza l'intervento di macchinari.
Facemmo il possibile. Il mio compagno da solo, con un'ascia, ne abbattè alcune.
Le piante ed alberi selvatici sono più resistenti rispetto a quelli addomesticati dall'uomo.
La Foresta, nel suo stato primevo, mi stava mostrando la fallace credenza dell essere umano che si crede più intelligente e forte con la civilizzazione al suo fianco.
Cipo´ nativi |
Sei mesi di vita per certi versi simile a quella degli uomini raccoglitori fu un'esperienza dura ma soddisfacente che mi mostrò chiaramente la profonda dipendenza dall agricoltura (specie manipolate dall uomo) e la necessità di avere una piccola cerchia di familiari/amici senza la quale, anche la propria sopravvivenza si vede minacciata giorno dopo giorno.
Decisamente l'opposto di ciò che si impara quando si vive in città/villaggi dove tutti sono alienati da tutti.
Adottammo una dieta prevalentemente vegana - di cui non ero assolutamente felice, sia nel corpo che nell' animo - a causa dell'inesperienza nel cacciare e la penuria di pesci nel fiumiciattolo locale.
Mangiammo germogli di Bamboo, Cassava, altri tipi di tuberi (yams), Pejibaye (Bactris gasipaes), specie di funghi a noi sconosciuti, Banane, Jackfruits (Artocarpus heterophyllus; non molti e quando di stagione), Rambutan (Nephelium lappaceum; abbondanti, in stagione), Umarì (Poraqueiba sericea; frutta grassa, deliziosa), Cocco verde e maturo (Cocos nocifera),Biriba (Rollinia Amazonica, scarsa), Papayas (Carica papaya, scarsa), semi della Castanheira do Parà.
Jackfruits |
Decidemmo così di andare a vivere nella Foresta appena fuori il centro cittadino.
Occupammo una baracchetta abbandonata in buono stato con tetto per proteggerci dalle forti piogge e riporre i nostri pochi averi.
Tutti i giorni ci recavamo al mercato municipale fortemente delusi dai prezzi elevati e la scarsa qualità/varietà dei cibi.
Questa ignoranza e disinteresse dei contadini nel promuovere una biodiversità di specie semi-addomesticate ci rese molto tristi.
Con tutta quella terra a disposizione - ci chiedemmo - perche' piantare sempre e solo cassava e manioca?
Capii a pieno le motivazioni di tale scelta solo in un secondo momento, quando ci accorgemmo che il suolo vergine della foresta era inadatto per piante addomesticate, specialmente quando non native..
Purtroppo anche se il clima ed il caldo sole erano appropriati per una crescita veloce e continuativa delle piante, la terra non lo era e richiedeva tanto lavoro ed impiego di quintali di humus.
Anche se filosoficamente l'idea di cibarmi esclusivamente di cibi selvatici mi stimolava tantissimo, imparai ad apprezzare qualsiasi forma vivente mi apportasse nutrimento ed il lavoro di chi, prima di noi, si era dedicato a piantare/selezionare/preparare la terra etc..
Dopo alcune visite al mercato come "clienti", scoprimmo che tutti i giorni decine di kgs tra verdure e frutta venivano gettate in un cassonetto destinato ai soli "rifiuti organici" solo perche' lievemente ammaccate dal trasporto o per l'essere troppo mature.
Smettemmo di comprare praticamente quasi tutto il nostro cibo - ad eccezione fatta per il pesce, anche se spesse volte ne ricevevo gratuitamente mezzo kg dai commercianti stessi che mi davano quello non perfettamente eviscerato...
Avevamo dunque un riparo nella foresta con accesso ad un fiume più grande e varie sorgenti di acqua potabile senza costi d'affitto o altre spese ed inoltre, generose quantità di cibo quotidiamente, gratis.
Rio da Onca |
Cachoeira |
Una cagnetta simpaticissima ci si affezionò a tal punto di finire a vivere con noi e con gli scarti della carne che mi passava il macellaio amico, la saziavo con ossa e carne cruda.